La Galleria “Arianna Sartori - Arte & object design” di Mantova, nella sede di via Ippolito Nievo 10, dal 16 al 28 febbraio 2013, ospita la mostra personale dell’artista Giulio Crisanti “Percorsi della creazione”. La mostra, curata da Simona Bartolena, si inaugurerà Sabato 16 febbraio alle ore 17.00, alla presenza dell’artista.
Percorsi della creazione Giulio Crisanti non smette di sorprendere. Una lunga storia artistica alle spalle, ottant’anni di vita e di esperienze, decenni di ricerca non sembrano in alcun modo scalfire la sua infaticabile voglia di sperimentare, la sete di novità, il gusto per l’esplorazione di diverse modalità espressive. Giulio è innanzi tutto un uomo straordinario: colto, intelligente, arguto, lucidissimo nell’elaborazione di concetti, di pensieri che puntualmente – e sempre con grande efficacia – sa trasformare in parola, in segno, in colore. La sua arte riflette, e non potrebbe essere altrimenti, la sua personalità. Per questo nuovo momento espositivo, oltre a esporre una splendida selezione di lavori degli ultimi anni, che ben esprimono la sua coerenza, l’intensità espressiva e la qualità tecnica, Crisanti ha deciso di mettere in mostra una serie di sei opere del medesimo formato, parte di un progetto nato da un’intuizione ma in realtà da sempre presente nel processo creativo dell’artista: mostrare l’evoluzione, le fasi di produzione, di un lavoro, rendendo visibile ciò che ben raramente il fruitore ha la possibilità (e il piacere) di conoscere ed esperire. Crisanti mostra i vari stadi di lavorazione di un dipinto, mettendo a nudo i meccanismi creativi e, con essi, l’artista stesso, generosamente pronto a rendere partecipe lo spettatore del suo modus operandi, di quella sorta di processo maieutico che fa nascere l’opera d’arte. Uno dopo l’altro, gli strati di materia si depositano sulla superficie, giocano con il colore, si intrecciano con le parole, costruiscono una texture materica di incantevole qualità tattile; un processo istintivo eppure lento e riflessivo; una sequenza motivata in ogni gesto, in ogni tocco. La scorza si ispessisce, la pelle si mimetizza, come strati di intonaco su un muro dalla lunga storia, come un racconto che passa di generazione in generazione e arriva a noi nella sua ultima (ma probabilmente non definitiva) versione. Le opere di Crisanti si prestano molto bene a un’operazione di questo genere: esse nascono da una progressione di gesti, sono supporti sui quali l’artista ha depositato, strato dopo strato, materia, colore, segni grafici, lettere. I dipinti di Crisanti sono sempre disposti al dialogo con lo spettatore: anche là dove la forma si smaterializza in superfici quasi monocrome (come nel caso dei lavori più recenti), essi non perdono mai la loro funzione narrativa. Quella di Giulio è, direi, una vera propria urgenza di comunicazione, un’esigenza di trasmettere sensazioni ed emozioni. Con rara coerenza, fin dagli esordi, egli pensa all’arte come mezzo di diffusione di un pensiero, di un’opinione, di una riflessione morale. Come spiega egli stesso, in uno scritto di qualche anno fa, la pittura è un mezzo, “un’espressione valida del pensiero umano, per mantenere aperto un dialogo con il prossimo”. Non è un caso che, pur muovendosi nell’ambito informale, egli non realizzi mai opere totalmente astratte. I suoi dipinti sono percorsi intellettuali espressi con la linea e il colore, si muovono sul filo della memoria collettiva, della citazione letteraria, della tesi filosofica. Chiaro in questo senso è il ruolo della parola nella sua ricerca: le parole che egli inserisce nei dipinti – termini talvolta profondamente evocativi, talaltra di disarmante concretezza – e le parole con cui accompagna i suoi lavori e le sue esposizioni: fiumi di inchiostro che raccontano l’universo dell’artista e dell’uomo Giulio Crisanti, il fluire incessante dei suoi pensieri, la sua sensibilità verso la storia, la società, la memoria. Al centro vi è sempre l’Uomo: l’Uomo tanto capace di grandi opere quanto incauto fautore della propria fine; un’Umanità (con tutte le sue debolezze) che Crisanti osserva con sguardo ora affettuosamente ironico, ora pieno di sdegno, spesso preoccupato ma mai giudicatore, in un’indagine a tutto tondo, che affonda le radici in una profonda e sincera attitudine filantropica. Ma non si tratta solo di parole. Ogni singolo pezzo di materia presente in un dipinto di Giulio porta in sé un racconto: un microchip, un foglio ingiallito dal tempo, il ritaglio di un vecchio giornale, un pezzetto di legno, un avanzo di lavorazione industriale, un piccolo oggetto sfuggito alla discarica… questi reperti archeologici dei nostri giorni racchiudono in sé un ricordo, per ascoltarlo basta saperli interrogare. Sono loro spesso a offrire il punto di partenza, a mettere in moto quel processo, figlio tanto della logica quanto dell’istinto, che conduce all’elaborazione dell’opera e che ora si disvela sotto i nostri occhi, mostrandoci, quasi in vitro, quali strade conducano alla realizzazione di un dipinto. In questa progressiva vestizione (o messa a nudo, che dir si voglia) cogliamo a pieno il ruolo di questi brandelli di realtà, di questi scampoli di materia pazientemente raccolti, conservati nel tempo e poi, quando è il momento, inclusi in composizioni spesso complesse come un raffinatissimo ingranaggio eppure tanto calibrate da parere di una semplicità esemplare, impaginate inseguendo un’urgenza emotiva ma sempre sotto la sorveglianza della ragione. Anche nelle composizioni nelle quali la disgregazione della forma è più evidente (fino a quasi raggiungere l’aspetto di un’esplosione atomica), la struttura architettonica è comunque sempre presente, quasi a garantire, con la sua solidità classica, un appiglio, una possibile via di fuga, una speranza per il futuro. Le tele di Crisanti sono, non c’è dubbio, un racconto potente e ben congegnato, composto con gusto e senso dell’equilibrio dalle mani sapienti di un pittore esperto, che sa sposare il mestiere con un’irrefrenabile quanto spontanea libertà creativa. Simona Bartolena, dicembre 2012
“prova d'artista” Tutti i progetti umani dai più semplici e necessari fino alle gestioni più complesse hanno origine da guizzi embrionali nella mente; il meccanismo è identico per tutte le iniziative. L’artista in momenti di emozioni coinvolgenti, di situazioni per lui sconcertanti, si pone alla ricerca dei perché analizzandone i diversi contenuti ed estrapolando quelli per lui più congeniali alle sue creazioni. A questo punto, convinto della verità di tali scelte, attiva la fase progettuale del suo fare arte ricordando di essere parte di una società alla crescita della quale deve e vuole partecipare. Queste sono, per un artista contemporaneo, le basi della ricerca, i valori fondanti per i quali si è sempre alla scoperta dell’alfabeto più confacente alla comunicazione. Linguaggi di approfondimento che in me suscitano da sempre l’interesse umano e poetico per l’uomo e le sue culture. Al centro dei miei pensieri, dei miei obiettivi sociali e di ricerca artistica c’è sempre l’uomo e ciò che di lui mi interessa e mi impegna la mente sono gli affetti e le problematiche ma anche gli ambienti che frequenta e le strutture industriali e non che lo ingoiano per una infinità di settimane: luoghi disumani ed anonimi che condizionano rapporti, comportamenti, aspettative, sia dei singoli che delle diverse comunità umane. La città come contenitore di dolore e di incomprensione, come alveare di aspettative effimere ed irreali; città come proiezione di allucinazione collettiva in cui l’individuo assume il ruolo di elemento passivo ma comunque necessario per l’attivazione programmata di obiettivi di poteri diversi. La mia ricerca è tutta tesa ad individuare e rappresentare lo spazio dell’esistenza dove ogni piccolo o insignificante evento scatena il coinvolgimento e crea immagini. Tale spazio mentale è ormai inseparabile dai fenomeni ed ha acquisito dimensioni e direzioni infinite. Ecco, ragione e passione, sono il filo conduttore del mio lavoro, una sommatoria di spunti sensoriali, visivi, capaci di scatenare ricordi, risposte inconsce, sentimenti assopiti; è questa necessità interiore che mi spinge ad esporre il mio sentire, a comunicare per essere compreso, a confrontarmi quindi con gli altri esseri umani. Ho deciso, ponendomi il problema, di realizzare un'opera di pittura dagli ampi contenuti con l'intento di sostituire la tela, quindi bloccando quanto compiuto sulla tela stessa, ogni volta * che il pensiero mi porti a considerare una soluzione compositiva diversa o una possibile variante interpretativa del tema, procedendo nel cambio fino alla realizzazione considerata conclusiva. Da un simile percorso ricaverò una serie di step temporali, diciamo virtuali, che porteranno alla lettura del pensiero in itinere quindi ad un approfondimento cognitivo sugli stimoli creativi da me escogitati nello studio del tema stesso. Un filo ipotetico sul quale appendere, mettendoli in evidenza ed alla portata di tutti, gli step temporali, ossia le tante stesure normalmente perse e l'opera portata a termine con l'impostazione ed i contenuti definitivi. Una raccolta di prove più o meno compiute che diano la possibilità di penetrare l’atto creativo; seguirne i ripensamenti e le diverse tecniche utilizzate; trovarsi a validare una nuova immagine sicuramente difforme dalla precedente o scoprirsi ad individuare parole scritte a rovescio da un artista ambidestro; sicuramente è un fatto inconsueto ma intrigante per scoprire da dentro il mio costruire composto da una miscela di colore, segni, scritte, strati sovrapposti e, molto spesso, collage di materiali di scarto. L’opera scelta per questo esperimento " Sogno di fine corsa", nasce dalle solite domande sulla vita, su uomini e società umane, sul perché si muore, quando avverrà, come viviamo questa realtà. Argomenti importanti, con valenze coinvolgenti, che per essere narrati costringono ad escogitare metafore letterarie, elementi grafici, forme e colori, così da analizzarli in profondità e descriverne poi le peculiarità positive e negative che coinvolgono la sfera pubblica e privata nei suoi ambiti più diversi. Il ciclo completo, realizzato in questo ultimo anno, è composto da sette tele in tecnica mista e collage, di stile informale, tutte di misura 74 x 74 cm di cui i primi sei sono gli step temporali; diversi tra loro, interpretano comunque il degradare del tempo leggendolo in una registrazione di stimolo cardiaco o di una gara di velocità piuttosto che nella valutazione di una misera vita in periferia o ancora della speranza di una fine rapida, come vissuta tante volte da spiriti infelici; per estensione, utilizzando mezzi insoliti come la pittura, la scultura e inventando forme e segni adatti può essere rappresentato qualsiasi evento che abbia un percorso temporale; un esempio per tutte, la simbologia sul pentagramma per descrivere una sequenza musicale, entità astratta per eccellenza. Giulio Crisanti, settembre 2012
Giulio Crisanti Si potrebbe dire che nel lavoro di Crisanti l’emozione delle forme procede, quadro per quadro, stagione per stagione, dalle opere giovanili fino all’attuale attivissima maturità, verso una sintesi plastica progressiva, sempre più filtrata, rastremata, distillata dalla sua sensibilità interiore, dall’accumulo di memorie, sentimenti, riflessioni che il tempo costruisce attorno alla coscienza e al pensiero. Fondamentale nell’economia interiore della sua espressività è la tensione morale che da sempre la sostiene, una tensione che è fatta principalmente di una dichiarata solidarietà con gli uomini e con il loro destino, di condivisione avvertita e dolente dei problemi, delle alienazioni inaudite, delle contraddizioni sollevate quotidianamente contro l’umanità della storia in atto. I “soggetti” generali della sua pittura sono di fatto intrecciati da sempre a questi contenuti, a queste preoccupazioni. E pertanto l’informale, l’antinaturalistico, il non figurativo del suo linguaggio non sono mai puramente astratti, né comportano l’assenza d’intenzionalità lirica o la genericità di un gratuito agire estetico. Giorgio Seveso “Sul concetto di arte contemporanea” per la partecipazione su invito di Giulio Crisanti al XXXVIII PREMIO SULMONA, settembre-ottobre 2011
Giulio Crisanti nasce a Frascati (Roma). Studia e si forma artisticamente a Roma. A partire dal 1963 tende ad una sua identità artistica ricercando le sue forme e sviluppandone i contenuti. Ha dedicato tutta la vita al raggiungimento dei suoi obiettivi culturali ed artistici, mutuati tra sentimento e ragione e un’adesione profonda alle sorti degli uomini d’oggi. Per molti anni ha presentato personali in Italia ed in Europa, ha partecipato a concorsi pubblici dello Stato e della CEI con progetti sempre molto impegnativi. Ancora oggi, nonostante abbia superato i cinquanta anni di attività, le sue aspirazioni lo spingono al rapporto costante con la società per accrescere le sue conoscenze ed approfondirne i contenuti più nascosti. Continua, con la curatela di intellettuali, critici e storici dell'arte, ad allestire personali e promuovere progetti culturali per Enti pubblici e Fondazioni. E’ socio onorario della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano da oltre dieci anni. Per alcuni anni e fino al 2009, ha ideato e coordinato con il poeta e critico d’arte Alberto Veca cicli di mostre presso biblioteche rionali del comune di Milano ed importanti rassegne d'arte contemporanea per le Provincie di Como e di Lecco . Nel 2010 propone, progetta e realizza per l’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco, negli spazi del Presidio Ospedaliero San Leopoldo Mandic di Merate, la collezione pubblica “SPAZIOMANDIC curare con arte", una raccolta d'arte moderna e contemporanea; attualmente ne presiede la Commissione Scientifica nata per conservarne ed accrescerne il patrimonio artistico. Dal 2007 al 2012 e’ stato Direttore Artistico della Fondazione Culturale Attilio Granata - Franco Braghieri di Imbersago-Lecco; dal 2007 è membro della giuria del Premio "Morlotti–Imbersago" patrocinato da Fondazione Corrente. Su invito di Giorgio Seveso, partecipa al "XXXVIII Premio Sulmona" del 2011. Contemporaneamente, a settembre 2011 l’Amministrazione comunale di Frascati, con il patrocinio del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio dei Ministri, della Regione Lazio e della Provincia di Roma, gli allestisce la mostra antologica “L’origine e il futuro” curata da Giorgio Seveso e da Simona Bartolena, negli spazi delle Scuderie Aldobrandini di Frascati; il volume/catalogo “Giulio Crisanti Pittore” della Verdone Editore, apre con l'introduzione del Prof. Lucio De Felici Presidente del Centro Studi e Documentazioni Storiche Frascati. Nel 2012 è presente alle mostre itineranti del progetto culturale “COLORI” realizzato da Simona Bartolena per l’Associazione “Heart – pulsazioni culturali”; vince ex aequo il Premio "Nuova Era" patrocinato dalla Provincia di Milano con l'organizzazione de L'Officina dell'Arte di Milano ed ottiene di esporre sia nella Personale a Due, con Daniela Dente alla Galleria Mameli Arte Contemporanea di Milano che nella rassegna "Dialoghi" (sei artisti) allo Spazio Tadini di Milano; a dicembre 2012, festeggia il suo 80° compleanno, presentando "Archeologia della comunicazione a distanza", 16 gigantografie di immagini scattate nel 1965 in Centrali radio per telecomunicazioni, presso lo Show room della Azienda Brivio Progettazione d'interni di Ronco Briantino MB. Nel febbraio 2013 a cura di Simona Bartolena, nella Galleria Arianna Sartori di Mantova, allestisce la personale "Percorsi della creazione" nell'ambito della quale presenta il progetto "Prova d'Artista"; è presente inoltre dal 21 al 24 febbraio 2013 ad Arte Innsbruck con L'Officina dell'Arte di Milano. Le sue opere sono presenti in gallerie, musei privati e pubblici in Italia ed all’estero, tra questi, nella raccolta Telecom Italia-Roma, alla Fondazione Jerry Forestieri di Cleveland-Hoio, nel Museo della Permanente di Milano, presso Pinacoteche di diversi Comuni della Brianza e della Lombardia, del Lazio, della Puglia. Diversi sono gli amici artisti con i quali ha intrattenuto interessi e aspettative: Gino Cilio, Oreste Dorbes, Gino Bogoni, Franco Gentilini, Marcello Mascherini, Lorenzo Guerrini, Mario Borgese, Pino Di Gennaro, Renato Galbusera e molti altri. Numerosi critici e storici dell’arte si sono interessati negli anni del suo lavoro, tra questi,Jean Pierre Girod, Fortunato Bellonzi, Renato Marmiroli, Armando Scalise, Bruno Morini, Vito Riviello, Verzellesi, Antonello Negri, Marina Pizziolo, Luigi Sansone, M. Rosanna Proterra, M. Elvira Ciusa e ultimamente, Anna Caterina Bellati, Luigi Erba, Domenico Montalto, Giorgio Severo, Donato Di Poce, Alberto Veca , Simona Bartolena, Francesca Mariotti, Michele Tavola.
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