Un urlo muto, fatto di silenzi angosciati che si proiettano nell’eternità e nel nulla, promana da queste tele Riccardo Galuppo. Non sono le orecchie, non è il cervello a sentirlo: entra nel cuore senza intermediazioni e si dilata, riecheggia, rimbomba fino a renderci parte del caos primordiale che la tragedia del Vajont ha per pochi attimi, rievocato. L’acqua che precipita mugghiando in un nuovo diluvio, frammista a fango, terra e massi che prendono vita e muovono all’attacco del Creato formano una visione apocalittica: l’uomo nella sua fragilità insieme alla “ Bella d’erbe famiglia e d’animali” perde la sua identità si scompone nei suoi elementi e torna ad essere polvere. “ Memento homo quia pulvis es et in polvere reverteris!”. Tutto si tace, dopo la tragedia, ma le urla, il dolore, lo strazio di tante vite umane, di tanti esseri viventi che camminano, strisciano, nuotano ovolano, aleggiano ancora su quel campo di battaglia e ancora si sentono nei colori di Riccardo Galuppo: tele che sembrano invitarci a non dimenticare mai quanto poco possiamo noi, poveri uomini: Per non dimenticare.
Guido De Zordo
Il tempo è andato avanti e devo dire che mi è stato generoso, i sogni si sono quasi tutti realizzati; certo delusioni e amarezze non sono mancate, ma i giorni che passano ti convincono che niente ti è dovuto, ma siamo noi che lo dobbiamo meritare vincendo contro le difficoltà che di volta in volta si presentano. Questa convinzione, assieme alla fede nel compito che ci è stato assegnato sin dalla nascita, mi ha accompagnato nel corso della mia vita. Ho avuto una meravigliosa famiglia, genitori ricchi di nobili sentimenti che mi hanno sempre accompagnato, una moglie vera che per oltre sessant’anni ha diviso con amore, con forza, ma anche con coraggio i fatti che hanno percorso i nostri giorni peraltro impagabili. Mi sentivo in debito e così ho tentato di restituire con gratitudine tutto quello che ho avuto, cercando di insegnare nel modo migliore e gratuitamente per venticinque anni ciò che sapevo fare meglio (disegno e pittura), a numerosi allievi, avendone buoni risultati, affetti, e qualche volta sentimenti di gratitudine. Non parlo dei miei dipinti: sono appesi a queste pareti e mostrano vari momenti della mia avventura pittorica; il giudizio ai critici e a voi tutti che da sempre seguite il mio lavoro. Dirò due parole, invece, per i dodici dipinti che raccontano della tragedia del Vajont che mi hanno impegnato a lungo, rivangando con grande emozione la storia, avendo quasi vissuto la nascita della diga e la tragedia che ne seguì. A proposito di questo momento pittorico ringrazio i professori De Zordo e Segato che ne hanno scritto con dedizione e conoscenza, presentandoli con profonda stima in tante esposizioni. Sono grato ai Comuni di Feltre, Longarone, Cavarzere e a Longarone Fiera nella persona del dr. De Lorenzi, e infine al Comune di Noventa Padovana per aver ospitato con signorilità questo momento della mia pittura; la presidentessa dei sopravvissuti del Vajont, sig.ra Micaela Coletti cui va la mia gratitudine per la partecipazione, la divulgazione di questo ciclo pittorico che ricorda la loro vicenda umana.
Riccardo Galuppo
RICCARDO GALUPPO È nato a Padova nel 1932. Vive e lavora a Padova in via Grassi 14. Ha partecipato alle maggiori mostre nazionali “ Quadriennale Romana”, premio “ San Fedele”, Biennale Triveneta, Premio Titano (San Marino). Ha conseguito numerosi premi, ha allestito mostre personali:Milano, Venezia, Padova, Verona, Vicenza, Treviso, Trieste, Gorizia, Trento, Bassano, Pieve di Cadore, Refrantolo, Auronzo di Cadore, Este, Cavarzere, Longarone, Noventa Padovana (dedicata al Vajont), Caerano S. Marco e Chioggia al Museo Civico. I suoi quadri sono nei musei di Bassano, Treviso, Pinacoteca Palio di Montagnana, Pinacoteca Palio di Feltre, Raccolta Premio Suzzara, Venezia (galleria Ca’ Pesaro) e Padova.
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