L'Ottocento Elegante. Arte in Italia nel segno di Fortuny 1860-1890
E’ una mostra positiva e serena quella con cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi riprendono il filone classico nella programmazione espositiva del Palazzo: quello della pittura in Italia a cavallo tra gli ultimi due secoli.
E' un Ottocento elegante e folcloristico quello proposto dalla grande mostra di Palazzo Roverella, a Rovigo: tre decenni, dal 1860 al 1890, all'insegna della vitalità, dell'eleganza, dei grandi salotti borghesi, delle corse, ma anche delle feste popolari, dei carnevali, dei balli mascherati, dei travestimenti e dei mercati in piazza.
Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dal Comune di Rovigo e dall'Accademia dei Concordi, la mostra riprende il filone della pittura in Italia a cavallo tra gli ultimi due secoli. L'attenzione di Dario Matteoni e Francesca Cagianelli, che della mostra sono i curatori, si è appuntata su un periodo, la seconda metà del XIX secolo, attivato dall'unificazione del Regno d'Italia.
La mostra, senza dimenticare gli anni "ombrosi" che caratterizzarono questo secolo, sceglie di mettere in evidenza i fasti e l'abbondanza, a voler dar conto di una vitalità e di un dinamismo particolari, forse mai più rivissuti dalla storia successiva dell'arte in Italia.
Colore e sensualità trovano in uno spagnolo, Mariano Fortuny, il profeta in pittura. Dalla sua terra, Mariano Fortuny, porta il calore e cromie accese, gioiosità e giocosità della vita, facendo della pittura lo specchio variopinto di queste sensazioni.
Molteplici sono le "storie" trasportate nelle opere: dalla celebrazione delle vicende patrie, alle cronache sociali e religiose, alla nascita della borghesia, che, proprio in questi anni, stava ridefinendo il suo ruolo nello Stato appena formato e che sarebbe diventata, fino alla fine del secolo, il soggetto più ricorrente nella pittura del tempo.
L'Ottocento Elegante: la mostra del 2011
14/07/2010 -E’ un Ottocento elegante e folcloristico quello che proporrà la grande mostra in programma dal 29 gennaio al 12 giugno 2011a Palazzo Roverella, a Rovigo.
L’Ottocento vitale ed elegante dei grandi salotti à la page, delle corse, dei balli e dei ricevimenti. E, al medesimo tempo, delle feste popolari, dei carnevali, dei balli mascherati e degli incontri tra le fronde, dei travestimenti e degli idilli. Poi l’Ottocento dei sogni popolato da carnose odalische e ammaliato dai conturbanti profumi d’Oriente.
E’ una mostra positiva e serena quella con cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, il Comune di Rovigo, l’Accademia dei Concordi riprendono il filone classico nella programmazione espositiva del Palazzo: quello della pittura in Italia a cavallo tra gli ultimi due secoli.
L’attenzione di Dario Matteoni e Francesca Cagianelli, che della mostra sono i curatori, si è appuntata sul trentennio 1860 – 1890. Tre decenni di grandi speranze, di euforia, di fiducia, avviato, e per certi versi attivato, dall’unificazione del Regno d’Italia.
Certo fu un periodo di luci e ombre e questa mostra sceglie, non per intento celebrativo e tanto meno per scelta di occultare altre realtà, di mettere in evidenza le prime più che le seconde. A voler dar conto di una vitalità e di un vitalismo particolari, forse mai più rivissuti dalla storia successiva dell’arte in Italia.
Colore e sensualità che trovano in uno spagnolo, Mariano Fortuny, il loro profeta in pittura. Fortuny dalla sua terra aveva portato il calore e il colore, il gusto per trasporre su tela la gioiosità e giocosità della vita, facendo della pittura lo specchio variopinto di queste sensazioni. Tavolozze di accesa cromia, tele di virtuosistica elaborazione. Sensazioni che nelle diverse scuole del Paese assumono peculiarità diversissime: dal gusto quasi calligrafico di alcuni, alla luminosità – il cosiddetto “Impero del bianco” – in altri, al colorismo di tradizione settecentesca per altri ancora.
Così come diverse sono le “storie”: dalla celebrazione delle vicende patrie, a cronache sociali, talvolta intrise di religiosità, ma soprattutto racconto partecipe di una borghesia che stava ridefinendo il suo ruolo nel nuovo Stato unitario.
E’ evidente il meccanismo di rispecchiamento che coinvolge questa borghesia e che potrà offrire una solida base di un successo a tale pittura giunta senza flessioni fino agli anni '80: «Le signore e i signori alla moda, i borghesi ricchi» scriveva nel 1877 il pittore e critico pugliese Francesco Netti «ritrovavan se stessi in quelle opere. Vedevan le stesse stoffe che avevano addosso, i tappeti che avevano a casa, il lusso nel quale vivevano, e poi scarpe di raso, mani bianche, braccia nude, piccoli piedi, teste graziose. Quelle figure dipinte stavano in ozio tali e quali come loro. Al più guardavano un oggetto, o si soffiavano con un ventaglio. Le più occupate facevano un po' di musica o leggevano un romanzo. Era il loro ritratto anzi la loro apoteosi. E si faceva a gara per averle».
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