domenica 26 settembre 2010

Pietro Lista - Le fenditure luminose

Cava De' Tirreni (SA) - dal 26 settembre al 23 ottobre 2010
Pietro Lista - Le fenditure luminose

COBBLER GALLERY
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Via Rosario Senatore 26 (84013)
rosacuccurullo@tiscali.it
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Eventi in corso nei dintorni

Pietro Lista cerca nel silenzio delle cose – nel buio delle nuove opere che, da tempo, elabora con grande slancio e raffinatezza – un universo formale legato al recupero di un necessario horror vacui in cui rintracciare segni, spiragli, guizzi di luce, fragili lingue d'esistenza, morbide, anzi morbidissime apparizioni.

vernissage: 26 settembre 2010.
curatori: Rosa Cuccurullo
autori: Pietro Lista
genere: arte contemporanea, inaugurazione, personale

La galleria cobbler è lieta di annunciare l’inaugurazione della mostra personale di pietro lista

Curatrice rosa cuccurullo

Lo spazio, oggi piccola galleria d’arte, è rimasto chiuso per anni ed è stata la bottega di un ciabattino da qui il nome “cobbler” traduzione in inglese.
Si è pensato di proporre un contenitore come riferimento per la cultura nella speranza che la città accolga l’iniziativa con interesse.

Le fenditure luminose

Dalla pittura alla scultura e, viceversa, dalla scultura alla pittura. E poi, ancora, dalla luce a quello che luce non è. Il lavoro proposto da Pietro Lista – dal Lista dell’ultimo periodo, legato, questo, quasi ossessivamente, alla vuotitudine – segue un andamento visivo che fa del buio, della notte, dell’inquieto, del nero, della profondità illimitata in cui perdersi, il primo alito di una forma creativa che dialoga con i paesi dell'apparizione e dell'immaginazione, del sonno della ragione e del sogno aperto in cui le immagini sono presidiate, sorvegliate e disciplinate al fine di contenere entro limiti ben definiti un potere immaginifico pungente e spigoloso.
Azzerando la tavolozza cromatica all’essenziale Pietro Lista recupera dagli albori del proprio discorso artistico legato a quei luoghi che vanno al di là dei recinti della pittura (al gesto primitivo e all’irresistibilità dell’azione performativa) un gusto stilistico teso a celebrare i giardini estetici del necessario facendo del notturno appunto, dell’assenza o della precipitosa (e improvvisa) saliva di luce che squarcia e incendia le tenebre e il silenzio, l’apparecchio visuale attraverso il quale produrre un elogio (irresistibile, per l’autore) del buio e del vuoto, dell'incerto in cui spingersi per ritrovare luoghi ed occasioni dell'arte e della sua storia.
Spazio asettico, ambiente di riflessione e di pausa distensiva, sogno al quale vengono sottratte (o rubate) immagini e parole. Ma anche territorio di visione gioiosa e sommessa, regione di rigenerazione e di allontanamento dal chiasso del mondo, il buio è, per Lista, sfera d'azione in cui non solo il pensier si finge ma naviga anche tra le ombre e le sembianze della realtà.
Scansando (e sabotando) con eleganza l'horror pleni prodotto dalla quotidianità contemporanea, Pietro Lista cerca nel silenzio delle cose – nel buio delle nuove opere che, da tempo, elabora con grande slancio e raffinatezza – un universo formale legato al recupero di un necessario horror vacui in cui rintracciare segni, spiragli, guizzi di luce, fragili lingue d'esistenza, morbide, anzi morbidissime apparizioni.
Composta da grandi tele di eguale grandezza e da tredici pietre nere installate su altrettanti cubi che tendono ad alleggerire il materiale adoperato, Pietro Lista occupa lo spazio fisico per metamorfosare la propria invasione territoriale in spazio mentale, in geografia immaginifica atta a rivalutare non solo il territorio della parete ma anche quello dell'area transitabile (la sua inevitabile caduta nel precipizio della vita) in cui è possibile percepire un tempo adoperato come brano linguistico e come prefisso di sovrastoricità. Perché è proprio nel fare spazio (Heidegger), nel costruire l'ambiente (dal pieno di cui è composto il vuoto, secondo alcune leggi della filosofia Zen), che l'analisi di Lista si fa strada per saltare il fosso della fenditura fontaniana e della matericità burriana con lo scopo di verificare e rintracciare, appunto nella materia e nella fenditura, una matrice di felice, genuina e forse finanche dolorosa abitabilità.
I suoi nuovi scenari – gli scenari nei quali ci trasporta (e forse ci spinge) in questa nuova visione delle cose – sono carichi di corpi e di spazi incantati in cui leggere, in silenzio e a lungo, i brani della storia (delle storie) dell'arte per assaporare, di volta in volta, pastose punte di luce, entità minime di senso che terrorizzano o invitano lo spettatore in un vuoto pallido che brulica di leggerezza, di fragile e leopardiana quiete in cui tutto può accadere. L'accendersi di una candela timida, il graffio germinale di un segnale consumato, l'aprirsi di una soglia lontana, la radice di un corpo o i primordi di un sorriso che non sa più a qual viso – dell'arte o della vita – appartenne.
Così, ribaltando il bianco della tela e la purezza del sudario – luogo al quale Lista ritorna, ciclicamente, per trovare la matrice di un volto o i rimasugli di un nome sbocconcellato dal tempo – in area massicciamente neutra (e neutrale), l'artista utilizza il buio e quello che il buio nasconde dietro cortine fitte e impraticabili come stratagemma preferenziale dal quale suggere l'unità delle cose e ingenerare, via via, una potente pausa riflessiva che coincide con il candore della vita mentre la stessa vita tace.
Antonello Tolve


Pietro Lista | Castiglione del Lago, Perugia 1941 |


Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli formandosi con Emilio Notte, Giovanni Brancaccio, Vincenzo Ciardo, Mario Colucci. Inizia ad esporre dal 1960 in Italia e all’estero. In questi anni frequenta gli ambienti dell’avanguardia napoletana, dominata dalla figura di Luca (Luigi Castellano) e prende parte, insieme al Gruppo NA/6, ad una mostra presso la Galleria Numero di Firenze nel 1962; nel 1965 partecipa ad una collettiva presentata da Giulio Carlo Argan alla Galleria del "Cine Club" di Napoli.
Nel 1968 è presente alla mostra di Amalfi Arte Povera + Azioni povere, a cura di Germano Celant; nello stesso anno costituisce il Gruppo Teatrale Artaud, dove, in sintonia con il teorico del Teatro della crudeltà, sperimenta la fisicità ritualizzata e codificata della danza come espressione fisica; il manifesto Il verbo sorge dal sonno come il fiore, ne è il testo teorico.
Nel 1970 apre la Galleria Taide a Salerno, fonda l’omonima casa editrice e pubblica la rivista "Taide". Lo spazio espositivo è il luogo di incontro e confronto tra i maggiori intellettuali salernitani dell’epoca, quali Alfonso Gatto, Filiberto Menna, Achille Bonito Oliva.
Del 1971 è la personale alla Galerie Bosquet di Parigi. Nel 1973 partecipa a Sei proposte alternative, nell’ambito della VIII Biennale di Parigi e nel 1975 alla X Quadriennale d’Arte di Roma. Nel 1978 è presente al Premio Michetti, mentre nel 1980 prende parte a "Livres d’art et d’artistes" presso la Galleria NRA di Parigi. Nel 1983 con la presentazione di Renato Barilli, Maria Di Domenico e Filiberto Menna, tiene una personale alla Galleria Trans/Form di Parigi, e partecipa alla collettiva Pole Position alla Galerie K di Tokyo. Nel 1993 fonda a Paestum il MMMAC Museo dei Materiali Minimi d’Arte Contemporanea. Del 2000 è la mostra personale Interni, presentata da Gillo Dorfles, alla Galeria d'art 33 di Barcellona.
Nel 2004 la Provincia di Salerno, in collaborazione con l’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Cava de’ Tirreni, gli ha dedicato un’ampia antologica, tenutasi al Convento di Santa Maria del Rifugio.
Nel 2006 è tra i finalisti del Premio Artemisia, e l’anno seguente espone presso l’Archivio di Stato del Palazzo del Senato di Milano.
Della sua intensa attività espositiva hanno scritto Giulio Carlo Argan, Renato Barilli, Raffaele D’Andria, Maria Di Domenico, Giorgio Di Genova, Gillo Dorfles, Rino Mele, Filiberto Menna, Achille Bonito Oliva, Angelo Trimarco.






sabato 25 settembre 2010

Anna Maria Saviano - In precario equilibrio































Ravello (SA) - dal 25 settembre al 30 ottobre 2010
Anna Maria Saviano - In precario equilibrio

PALAZZO SASSO
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Via San Giovanni Del Toro (84010)
www.palazzosasso.com
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Eventi in corso nei dintorni

La pittura di Anna Maria Saviano si nutre della stessa meravigliosa illusione che da secoli alimenta il lavoro di tanti artisti: poter racchiudere in una immagine l’attimo perfetto, quello in cui la realtà, o meglio l’apparenza, trova la sua condizione ideale per poter comunicare un senso, un significato che vada al di là dell’inquietante scorrere di tutte le cose.
orario: tutti i giorni: dalle 11.00 alle 13.00 – dalle 17.00 alle 19.00, ingresso gratuito
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 25 settembre 2010. ore 19
ufficio stampa: wzgiovannadellisola@supereva.it
curatori: Pasquale Ruocco
autori: Anna Maria Saviano
note: Promossa dall’associazione Caravan Serraglio
genere: arte contemporanea, personale


In precario equilibrio è il titolo della mostra d’arte di Anna Maria Saviano, promossa dall’associazione Caravan Serraglio e curata da Pasquale Ruocco, che verrà inaugurata sabato 25 settembre, alle ore 19.00, a Palazzo Sasso a Ravello.
La pittura di Anna Maria Saviano si nutre della stessa meravigliosa illusione che da secoli alimenta il lavoro di tanti artisti: poter racchiudere in una immagine l’attimo perfetto, quello in cui la realtà, o meglio l’apparenza, trova la sua condizione ideale per poter comunicare un senso, un significato che vada al di là dell’inquietante scorrere di tutte le cose. In quasi tutti i dipinti si avverte la presenza di una invisibile soglia che divide l’osservatore da quel particolare teatro che è lo spazio pittorico. Luoghi e situazioni sono volutamente banali - un corridoio, il tapis-roulant di un aeroporto o di una metropolitana, stanze vuote con una finestra o uno specchio, una scala . Quasi sempre ad abitare questi spazi di passaggio c’è una sola persona, spesso ripresa di schiena, quasi a invitarci a ripercorrere con la memoria le infinite volte che ci siamo trovati a vivere situazioni simili e i nostri occhi non sono stati in grado di vedere e tantomeno di capire l’importanza di quel momento. Tra i dipinti della Saviano ce ne sono alcuni che prendono spunto da fotografie che più delle altre rivelano la natura inquietante e misteriosa di questo mezzo: le foto “mosse”, quelle in cui la sostanza certa e inequivocabile di una persona si trasforma in una sagoma evanescente, in un fantasma. Anche questa è una esperienza che abbiamo fatto tutti mille volte. Con la fotografia digitale basta un “clic” e la nostra foto “venuta male” va a finire dritta nel cestino, ma per un pittore non è così: la foto mossa è importantissima, nella sua casualità e imprevedibilità forse può rivelarci qualcosa di noi che non sapevamo, e allora vale la pena di prendere una bella tela grande, i colori e iniziare a dipingere, approfondire e arricchire questa esperienza nell’universo parallelo della pittura. Per la Saviano gli effetti di sfocatura equivalgono ai corridoi o alle scale, sono emblemi di quella condizione di transitorietà che è il nucleo poetico da cui prende il via tutta la sua esperienza. In alcune opere questa idea di partenza si arricchisce di ulteriori sviluppi, ricchi di implicazioni: il lavoro della Saviano su questi soggetti si colloca in parte su questa linea di discendenza, più “umanistica” ed europea della glaciale ottica minimalista. Il gioco di presenza-assenza è rigoroso, così come è sempre morigerata e talvolta austera la scelta dei colori e il registro delle luci, ma rimane salda la coscienza degli spazi, verificati attraverso una lettura prospettica esatta. Si tratta di spazi che presuppongono comunque un osservatore, una presenza invisibile ma determinante, in grado di sostenere la vertigine di una scala curva o di leggere pazientemente il modificarsi delle luci negli angoli di una stanza. Si tratta di spazi che presuppongono comunque un osservatore, una presenza invisibile ma determinante, in grado di sostenere la vertigine di una scala curva o di leggere pazientemente il modificarsi delle luci negli angoli di una stanza. Al di qua dell’invisibile soglia che ci separa dall’universo delle cose viste, si avverte la presenza di un occhio “pittorico”, nel senso che già nell’atto stesso del vedere valuta le potenzialità implicite nel soggetto a raggiungere quell’equilibrio di pieni e vuoti, luci e ombre che può condurre la visione più ovvia ad un grado di autentica emozione visiva.


venerdì 24 settembre 2010

Maurizio Cariati - Onde di luce

Vitulano (BN) - dal 25 settembre al 25 dicembre 2010
Maurizio Cariati - Onde di luce






















GIAMAART STUDIO
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Via Iadonisi 14 (82038)
+39 3398628853 , +39 3389565828
info@giamaartstudio.it
www.giamaartstudio.it
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Eventi in corso nei dintorni

la galleria GiaMaArt studio presenta “onde di luce” la nuova personale di Maurizio Cariati.
orario: dal martedì al sabato ore 17.00 - 20.00 e per appuntamento

(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 25 settembre 2010. ore 19.00
catalogo: in galleria. testo in catalogo di Lorenzo Canova, bi lingue, edizioni GiaMaArt studio
curatori: Lorenzo Canova
autori: maurizio cariati
genere: arte contemporanea, personale

Sabato 25 settembre, la galleria GiaMaArt studio presenta “onde di luce” la nuova personale di Maurizio Cariati che raccoglie un ciclo di opere recentissime dove la pittura di ritratto si sposa in modo innovativo con una visione con le ricerche spaziali e ambientali dell’arte italiana e internazionale del secondo Novecento. Cariati, infatti, lavora da tempo sulla fusione tra una pittura rigorosamente dedicata alla rappresentazione del volto declinata con una forte attenzione alla qualità pittorica e figurativa e l’utilizzo dell’estroflessione che dai Gobbi di Burri in poi è diventato una sorta di codice della presa di possesso dello spazio dello spettatore, della rottura del limite del supporto da parte di un’opera d’arte che sconfina verso i nuovi territori, in quel legame tra vita e arte già teorizzato e portato avanti dal Futurismo. In questo senso anche la scelta di Cariati di usare la juta grezza come supporto dei suoi dipinti rappresenta una scelta in linea con Burri e con le ricerche che lo hanno seguito, un elemento materico che vuole dare maggiore forza plastica a una pittura in dialogo con lo spazio.
In questo modo la nuova pittura iconica mostra la sua consapevolezza di ricerche che l’hanno preceduta e che solo apparentemente sono opposte alle sue finalità e la volontà di un giovane artista, in linea con le parallele espressioni di molti suoi coetanei in tutto il mondo, di servirsi di codici, di risultati e di riferimenti multipli per dare un più articolato e complesso senso alla sua opera.
Le immagini di Cariati ottengono pertanto una valenza doppia: sono uno studio sul volto, la psicologia, l’espressione e allo stesso tempo sono un’indagine sulla luce, sulle rifrazioni e sulle vibrazioni del colore in dialettica con il fondo scuro delle opere e con la luce dell’ambiente che le contiene, in una nuova declinazione del fare pittorico che travalica i suoi precedenti termini per raggiungere una nuova e più intensa dimensione installativa.








Enrico Pinto - BodyVision

Napoli - dal 25 settembre all'otto ottobre 2010
Enrico Pinto - BodyVision























OFFICINA CREATIVA LINEADARTE
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Vico San Domenico Soriano 34 (80135)
+39 0815494271
lineadarte@gmail.com
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Eventi in corso nei dintorni

mostra fotografica di Enrico Pinto, antologica 1999-2009
orario: Da lunedi a venerdì dalle ore 15-19
sabato solo su appuntamento
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 25 settembre 2010. ore 19.00
catalogo: in galleria. a Cura di Enrico Pinto, Gennaro Ippolito, Giovanna Donnarumma,
curatori: Giovanna Donnarumma, Gennaro Ippolito,Enrico Pinto
autori: Enrico Pinto
patrocini: Comune di Napoli
note: Evento promosso da Lineadarte Officina Creativa nell'ambito del progetto
"Le voci di dentro - la Napoli sommersa"*
genere: fotografia, arte contemporanea, personale


" Amo amalgamare, amo contaminare generi e tecniche, amo far vivere e corrompere la pellicola con il digitale il bianco e nero con il colore, corpi con elementi naturali , il tutto alla ricerca continua di una fotografia capace di tradurre l'irreale e raccogliere la surreale realtà dei sensi"
Enrico Pinto*



*Pinto nato a Napoli nel 1953 vive e lavora a Milano. Diplomatosi in maturità classica a orientamento artistico si è poi successivamente impiegato nella Pubblica Amministrazione. Alla fotografia si è accostato solo alla fine degli anni Ottanta come"amatore".
Appassionandosi sempre più a quest'arte ha intrapreso un serio e continuo studio seguendo anche corsi e workshop fotografici organizzati da grandi maestri della fotografia come Franco Fontana e ha partecipato a concorsi fotografici nazionali e internazionali conseguendo premi e riconoscimenti. Accanto alla fotografia tradizionale dove si è cimentato nei generi classici del nudo artistico e del paesaggio si è poi appassionato alla fotografia di ricerca con combinazioni o contaminazioni di colori bianco e nero e colore realizzando attraverso esposizioni multiple o sandwich di diapositive composizioni surreali. Ha esposto in varie parti d'Italia- Pompei,Roma.
Trieste, Carrara- e all'estero, in Germania a Weilburg, a Barcellona e all'ARTEXPO' di New York, partecipando a mostre personali e collettive. Di lui hanno parlato diversi critici tra cui Roberto Mutti, Roberta Rapelli e Amedeo Sessa. E' stato recensito su ARTE della Mondadori, su Immagini Fotopratica e su altre riviste e quotidiani nazionali come la Repubblica di Milano. Alcune sue opere sono conservate al Museo Ken Damy di fotografia contemporanea di Brescia ed è stato presentato nel giugno 2008 sul canale satellitare Sat8Tv Sky durante la trasmissione "Tra Forma e Colore" condotta da Andrea Diprè.



° “Le Voci di dentro - la Napoli sommersa” è una rassegna rivolta ai soli artisti partenopei o ad artisti che operano sul territorio cittadino. Gli artisti verranno di volta in volta selezionati da una commissione interna all'associazione o invitati direttamente dagli ideatori e curatori del progetto, Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma, soci fondatori dell'Associazione Lineadarte Officina Creativa. Sappiamo che l'arte è oggi, più di ieri, un veicolo per il riscatto culturale sociale ed etico di questa città!! E sappiamo che per ascoltarne le voci di dentro occorre lasciar parlare chi questa realtà la respira ogni istante perchè da questa ambiguità tra sogno e realtà è coinvolto. Promuovere arte e cultura in questa difficile, schizofrenica, far emergere la Napoli sommersa, l'enorme numero di artisti che operano in città, dare uno sbocco all'enorme magma creativo che preme dalle viscere della sua realtà metropolitana: è questo il compito che ci siamo assunti e insieme l’obiettivo che vogliamo raggiungere. Dare voce ai sommersi solo perché non visibili, non perché inesistenti o privi di un canto, di un’ode, di una ballata.


Questo è il nostro modo di darci visibilità: fare un percorso inverso, dal basso verso l'alto, dalle viscere alla bocca, per estrarre una città, portare alla luce una metropoli che si concede a pochi, una Napoli rilevata da chi la guarda con gli occhi della purezza e della castità evocativa e si fa coinvolgere dal suo sublime richiamo. La Rassegna si snoderà in cinque eventi di cui saranno protagonisti assoluti gli artisti che di volta in volta si confronteranno nei diversi linguaggi espressivi delle arti visive, dalla pittura alla videoarte. “Non una lode alla città morta ...ma un inno alla città viva!!!!”



Arturo Ianniello - Superficie 04

Napoli - dal 24 settembre al 15 ottobre 2010
Arturo Ianniello - Superficie 04























1OPERA GALLERY
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Via Vincenzo Bellini 26 (80135)
+39 3933641664
1operagallery@gmail.com
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Eventi in corso nei dintorni

Superficie 04, questo il nome della mostra, presenterà al pubblico metalli inquieti e senzienti, sospesi tra natura organica e oblio minerale, veri e preziosi ricettacoli di memoria.
vernissage: 24 settembre 2010. ore 19
autori: Arturo Ianniello
genere: arte contemporanea, personale
web: www.myspace.com/arturoianniello


ITA.
1Opera Gallery cambia nome: dallo scorso luglio la galleria di via bellini è diventata 1Opera. Nome nuovo ma obiettivi di sempre: nel cuore del centro storico di Napoli lo spazio espositivo continua il suo viaggio attraverso l'arte contemporanea proponendo al pubblico singole opere di artisti nazionali e internazionali, inserendosi a pieno titolo tra le tappe obbligatorie di chi vuole avvicinarsi all'arte in questa città.
I lavo...ri non si fermano nella galleria di via bellini 26, prova ne è la prossima mostra dello scultore salernitano Arturo Ianniello, che verrà inaugurata il 24 settembre e che resterà aperta fino al 15 ottobre.
Superficie 04, questo il nome della mostra, presenterà al pubblico metalli inquieti e senzienti, sospesi tra natura organica e oblio minerale, veri e preziosi ricettacoli di memoria. Provengono da antiche botteghe artigiane, da fattorie abbandonate, da giacimenti di archeologia industriale scovati in giro per le terre del Vallo di Diano e dei Monti Alburni.
Il postmoderno cede il passo alla rivisitazione del moderno. L’ornamentale, il frivolo, il corrivo, sono lasciati alle spalle in nome dell’essenziale e del severo, del nucleare, dell’introspettivo.
Un tentativo di lasciarsi alle spalle le dottrine sull'arte degli ultimi trent'anni, dove forma e sostanza riprendono ad essere il connubio che in fondo sono sempre stati.



ENG.
1Opera Gallery changed its name since last July the gallery via Bellini became 1Opera. New name but goals always in the heart of Naples historical exhibition space continues its journey through contemporary art to the public offering individual works of national and international artists, becoming part of the steps required of those who want to get closer 'art in this city.
The work re ... do not stop in the gallery via Bellini 26, the proof is the next show by sculptor Arturo Ianniello Salerno, which opens Sept. 24 and runs until October 15.
Surface 04, the name of the exhibition, will present to the public uneasy and sentient metal, suspended between organic and mineral oblivion, true and valuable repositories of memory. They come from ancient artisan shops, from abandoned farms, from fields of industrial archeology unearthed around the lands of Vallo di Diano and Alburni Mountains.
Postmodernism gives way to the modern reinterpretation. The ornamental, the frivolous, the courier, they left behind in the name of the essential and the severe, nuclear, dell'introspettivo.
An attempt to leave behind the teachings on the art of the last thirty years, where form and substance resume to be the combination that has always been at the bottom.

Ulteriori informazioni: http://events.myspace.com/Event/View/7507104#ixzz0ztZp2AET


mercoledì 22 settembre 2010

Nicola Castaldo - Dispercezioni

Napoli - dal 22 al 30 settembre 2010
Nicola Castaldo - Dispercezioni





















GALLERIA GINO RAMAGLIA
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Via Broggia 9/10 (80135)+39 0815640738info@ginoramaglia.itindividua sulla mappa Exisatindividua sullo stradario MapQuestStampa questa schedaEventi in corso nei dintorni

"Artisti in Vetrina"
orario: Da lunedi al sabato ore 09.00-14.00 e 16.00-19.00
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: free admittancevernissage: 22 settembre 2010. ore 19.30curatori: Enzo Ramagliaautori: Nicola Castaldogenere: fotografia, presentazione, personale



Figure
Non sempre il valore estetico di una immagine
è la chiave di lettura per la sua decodificazione.
Nel caso di Nicola Castaldo la chiave di lettura
è quella espressiva, prima ancora di quella estetica.
La fotografia, punto di partenza dei suoi lavori, viene
ri/elaborata per seguire e rappresentare
non la realtà o una sua interpretazione immaginaria,
fantastica o metaforica, bensì una, o molteplici,
“idee guida”, per realizzare una sorta di “racconto”
di un immaginario individuale, tanto ermetico,
quanto intimo.
Il percorso di Castaldo non ha una sua uniformità
stilistica: le immagini hanno tagli e inquadrature
“inquiete”, diverse le une dalle altre e seguono nella
esposizione un percorso mentale più che estetico.
Ma ciò che interessa la visione, in questo caso,
non è la forma, bensì il contenuto: la trama,
la narrazione all’interno di un percorso
e di un immaginario tutto mentale ed espressivo.
In questo percorso se la fotografia è il punto
di partenza, il punto di arrivo, più che l’immagine
fotografica, è una immagine con “valore figurale”,
ossia non speculum della realtà, ma una sua
interpretazione e/o rappresentazione.
E allora…
…allora raccontarsi sarà come un viaggio immaginario
e non importa se il mezzo (la fotografia) può essere
esaltato o anche negato, non importa se la fotografia
diventa fotomontaggio, se il fotomontaggio sconfina
nella grafica,
se l’immagine a volte è “figura”, altre volte è
“illustrazione”: ciò che conta è indagare su sé stessi
e… raccontarsi !
F. C.
















venerdì 17 settembre 2010

Ezio Farinelli - Antologica






Venosa (PZ) - dal 19 settembre al 6 novembre 2010
Ezio Farinelli - Antologica

GALLERIA 25
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Piazza Orazio Flacco 25 (85029)
+39 097236198
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Eventi in corso nei dintorni


Un’occasione imperdibile per ammirare le donne sensuali e affascinanti da lui ritratte, con tratto elegante e uno stile intenso e personale, su sfondi dai colori vivi e irruenti.
orario: da martedì a domenica ore 17.30-21.00
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: ingresso libero
vernissage: 19 settembre 2010. ore 20.00
autori: Ezio Farinelli
genere: arte contemporanea, personale



La “Galleria 25” di Venosa si appresta ad ospitare un’interessante esposizione di opere del maestro Ezio Farinelli, esponente di rilievo nel panorama artistico contemporaneo, rappresentativo della "nuova figurazione" italiana. Sarà lo stesso artista ad accogliere i visitatori che vorranno ammirare i suoi dipinti presso il salotto culturale venosino, in occasione della serata inaugurale della mostra antologica a lui dedicata, che avverrà domenica 19 settembre a partire dalle ore 20.00.

Nato a Rieti nel 1937, Ezio Farinelli vive ed opera a Roma dal 1960. Sin da giovanissimo ha manifestato una sensibilità pittorica non comune. Artista in continua evoluzione, negli anni Sessanta ha fatto proprie suggestioni impressioniste, spostandosi, poi, nel decennio successivo verso l’utilizzo di tecniche espressioniste, coniugate con le altre grandi lezioni del Novecento. I temi più ricorrenti di questo periodo sono rappresentati dalle periferie romane, da personaggi femminili inseriti in stupefacenti paesaggi astratti, da onirici Don Chisciotte. Alla fine degli anni ‘80 inizia a proporsi con mature e raffinate interpretazioni figurative, mescolando stimoli classici e rinascimentali ad atmosfere cariche dell'esperienza dell'arte contemporanea.

Oggi Farinelli padroneggia uno stile intenso e personale e possiede una straordinaria maestria nel gestire gli impasti cromatici. Colorista irruente e luminoso, è portato ad affrontare difficili esperimenti in bilico tra figura e astrazione, tra naturalismo e metafisica. A contraddistinguerlo un segno estremamente elegante, che materializza sulla tela emozioni derivanti dal profondo di un’anima sensibile.

L’occhio di Farinelli si sofferma in particolare sulla piacevolezza dei volti e dei corpi femminili. I contesti e gli atteggiamenti in cui sa cogliere la donna sono svariati, ma ogni volta egli riesce a trasmettere allo spettatore un’intensa raffinatezza. Di lui il critico d’arte Ugo Moretti ha scritto: “Egli è innamorato della bellezza e pertanto disposto ad ogni compromesso con le sue idee, purché la bellezza esista in ogni suo quadro, in ogni suo colore.”

È il colore il protagonista dominante delle tele di Farinelli, nei vari gradienti dell’azzurro, del verde, dell’arancio, per arrivare al rosso assoluto. Colore che diviene paesaggio, paesaggio che si fonde nel colore. Sfondi inconfondibili, dai colori intensi, vivi, che richiamano forme irreali e visioni suggestive ed esaltano la dolcezza delle figure muliebri. Colori puri, che, abilmente amalgamati tra loro, fanno assumere all'incarnato sublimi ed evanescenti espressioni, soprattutto allorché il maestro modella i tratti somatici con i rossi cadmio, i gialli ocra ed i verdi smeraldi.

La mostra allestita presso la “Galleria 25” è un’occasione imperdibile per ammirare le donne sensuali e affascinanti ritratte da Farinelli e potrà essere visitata fino al prossimo 6 novembre, negli orari di apertura dalle 17.30 alle 21.00, tutti i giorni escluso il lunedì.

Pier Daniele La Rocca - Miti e riti










Tegna () - dal 19 settembre al 24 ottobre 2010
Pier Daniele La Rocca - Miti e riti

GALLERIA CARLO MAZZI
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Via Cantonale (6652)
+41 917961416 , +41 792193938
mina.tegna@sunrise.ch
www.galleriacarlomazzi.ch
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Eventi in corso nei dintorni

L'artista faentino presenta una trentina di lavori recenti di piccole, medie e grandi dimensioni che raccontano la loro storia tracciando il mistero dei miti e guidando all'immaginaria geografia di Atlantide e del regno di Saba, in una sorta di unica installazione.
orario: martedì e domenica 14.00-18.00
venerdì 16.00-19.00
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: ingresso libero
vernissage: 19 settembre 2010. ore 10.30
autori: Pier Daniele La Rocca
patrocini: comune di Tegna
note: finissage 24.ottobre h 16.00
genere: arte contemporanea, personale


L'arte contemporanea ha definito in nuovi termini il rapporto dell'opera con lo spazio che l'accoglie.
Pittura, scultura e nuovi media ricercano il loro dialogo con il luogo e la figura dell'osservatore perfeziona poi l'intero percorso estetico.
Costruire una spazialità " emotiva " è sempre stato per Pier Daniele La Rocca il primo passo nel progetto dell'esposizione ( il secondo è chiaramente il tessuto narrativo e l'equilibrio delle singole opere ).
La mostra “MitiRiti” si inserisce in questa prospettiva ponendosi come un'unica installazione. Le nuove venticinque opere di piccola e media dimensione di Pier Daniele La Rocca
occupano infatti il perimetro di una sola stanza della Galleria Carlo Mazzi a Tegna.
Come testimoni al centro del campo visivo pitture e sculture raccontano la loro storia. Libri di legno con nascoste pagine dipinte tracciano il mistero dei miti, frammenti su tavola guidano all'immaginaria geografia di Atlantide e del regno di Saba, una isolata assemblea primordiale-" Corte nera scegli un re o una regina "- attraverso figure in ferro e schegge di colore parla di antichi riti cerimoniali.
Se il mondo moderno cerca la sua anima antica non c'è limite alla creatività e tutti possiamo camminare lungo l'infinita Via dei segni.
E' questo il titolo del lavoro più grande in mostra quasi a voler segnalare a tutte le altre opere il cammino percorso.
Qui trovano il loro punto d'incontro l'alfabeto di Babele, una piastra in lamiera e tre finestre di colore riunendo così mistero del linguaggio, genesi della materia e passaggio di territorio: il perenne triangolo che delinea la storia degli uomini nell'arte e nella vita.


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