giovedì 31 gennaio 2013

Rosetta Acerbi - Fiori e non solo


Roma - dal 31 gennaio al 23 febbraio 2013
Rosetta Acerbi - Fiori e non solo

PALAZZETTO ART GALLERY
Via Delle Botteghe Oscure 34 (00186)
www.palazzettoartgallery.com
info@palazzettoartgallery.com


Rosetta Acerbi Nasce a Venezia, vive e lavora a Roma.
Moglie del compositore Goffredo Petrassi, ha cominciato a dipingere giovanissima ottenendo il consenso dei più qualificati ambienti artistici.
orario: 10.00-19.00, dal martedì al sabato - Lunedì chiuso
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 31 gennaio 2013. ore 18.30
autori: Rosetta Acerbi
genere: arte contemporanea, personale



comunicato stampa 
Rosetta Acerbi Nasce a Venezia, vive e lavora a Roma.
Moglie del compositore Goffredo Petrassi, ha cominciato a dipingere giovanissima ottenendo il consenso dei più qualificati ambienti artistici.
Dopo un breve periodo di interesse per la pittura astratta, è adesso esponente fra i più apprezzati di una ricerca figurativa, legata ad una sottile
indagine psicologica, che si avvale dellʼesperienza onirica e del recupero di simboli archetipi e di miti antichi. Figlia pittoricamente della grande
tradizione rinascimentale, è da considerarsi legittima erede della maggiore pittura veneta, dallʼiridescenza bizantina alla magia di un Tintoretto e
di un Veronese. I suoi interessi culturali sono soprattutto di natura psicologica, legati allʼinterpretazione della valenza simbolica dellʼelemento
dellʼacqua, allo studio del misticismo orientale, ai valori spirituali dellʼespressione artistica, a cominciare da quello musicale.
Dopo prestigiose rassegne a Venezia, Parma, Parigi, New York, Barcellona, Amburgo, Dubrovnik e Zagabria, partecipa nel 1999 alla XIII
Quadriennale dʼArte di Roma, dopo aver dedicato, nel 1993, un intero ciclo ai fiori, mostrando, sempre alla ricerca della bellezza, di essere in
grado di nutrire i suoi temi di una costante tensione visionaria.
Nel 2004, ha esposto in Giappone, al Museo Vangi, una serie di sue opere dedicate a Venezia. Nel 2006, nella Sala dellʼAntico Refettorio del
Palazzo Venezia a Roma, ha esposto trenta opere rappresentative dei vari cicli della sua produzione artistica. Nel 2007, negli Istituti di Cultura di
Vienna e Varsavia, nel 2008 ad Anticoli Corrado nel Museo di Arte Moderna e Contemporanea e nel 2009 a Bruxelles, presso il centro «Les
XXI» di Wolubilis, ha tenuto unʼimportante e molto festeggiata mostra personale. Nel 2008 riceve il Premio alla carriera Vittorio De Sica, sotto
lʼalto Patronato del Presidente della Repubblica. Nel 2011 è stata invitata al Padiglione Italia della 54 Esposizione Internazionale dʼArte della
Biennale di Venezia. Nel 2012, in occasione del 150° anniversario dellʼUnità dʼItalia, partecipa alla collettiva “Le donne che hanno fatto lʼItalia” nellʼarea espositiva del Complesso del Vittoriano a Roma e successivamente a Catania, presso la prestigiosa sede di Castello Ursino.
“Le dee sono tornate”, ideata e curata da Vincenzo Mazzarella, con presentazione di Vittorio Sgarbi, è altra mostra collettiva che vede la sua partecipazione a Castellabate (SA) nellʼestate del 2012.

Stéphane Blumer - EPI(DEIXIS)

 “;)”, Emoticons, 2012
canvas on wood
21 x 21 cm & 21 x 42 cm & 177 x 48 cm


Milano - dal 31 gennaio 2013 al 15 marzo 2014
Stéphane Blumer - EPI(DEIXIS)

BY GALLERY
Via Garofalo 31 (20131)
+39 0236750934.
info@bygallery.it
www.bygallery.it


Il giorno dell’inaugurazione Blumer eseguirà la performance Ellipsis (Shave #4), attraverso la quale vuole enfatizzare come il “non-detto” possa aprire la nostra mente ad una molteplicità di nuove interpretazioni.
orario: da martedì a venerdì: 11.30 - 18.30
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 31 gennaio 2013. dalle 18.00 alle 20.30
autori: Stéphane Blumer
genere: arte contemporanea, performance - happening, personale



comunicato stampa 
BY gallery è lieta di presentare “EPI(DEIXIS)”, la prima personale in Italia del giovane artista svizzero Stéphane Blumer.

L’obiettivo di Stéphane Blumer è sfidare/contestare le strutture e convenzioni socio-culturali. La sua ricerca artistica è un riflesso dei nostri modi di comunicare attraverso le tradizioni scritte e orali. Molto attento alla funzione comunicativa del linguaggio, Stéphane interroga il nostro rapporto con il mondo della comunicazione in chat via internet, la censura mediatica e la globalizzazione dell’identità culturale.

Blumer sviluppa i suoi temi in modo controverso e senza porsi alcun limite formale. Il suo lavoro multidisciplinare si muove così tra video, performance, pittura e scultura. Le sue opere sono una mediazione tra ciò che si può facilmente pensare ma difficilmente comunicare, e ciò che è impensabile ma di cui si può agevolmente parlare. Stéphane Blumer ci sommerge in un mondo beckettiano per affrontare così, con un singolare umorismo, realtà familiari ma scomode all’interno della società contemporanea.

Come in letteratura, il lavoro di Stéphane si evolve in vari capitoli, ognuno legato fluidamente al precedente e al tempo stesso anticipatore del successivo.

Il giorno dell’inaugurazione Blumer eseguirà la performance Ellipsis (Shave #4), attraverso la quale vuole enfatizzare come il “non-detto” possa aprire la nostra mente ad una molteplicità di nuove interpretazioni. Quella mancanza di significato lasciata dall’omissione attira la nostra attenzione e, stuzzicando la nostra creatività, si arricchisce riempiendo così quel vuoto. L’ellissi (…) non è solo la rappresentazione di una silenziosa omissione ma anche un arricchimento del processo creativo, che nutre il vuoto rendendolo produttivo.


I libri d’arte di Giovanni Pieraccini a confronto con le opere d’arte della sua collezione

Balla Giacomo. Circolpiani, 1920

Lucca - dal 31 gennaio all'otto febbraio 2013
I libri d’arte di Giovanni Pieraccini a confronto con le opere d’arte della sua collezione

FONDAZIONE RAGGHIANTI
Via San Micheletto 3 (55100)
+39 0583467205 , +39 0583490325 (fax)
info@fondazioneragghianti.it
www.fondazioneragghianti.it


Maria Teresa Filieri, introdurrà l’intervento del Senatore Giovanni Pieraccini che ha recentemente donato alla biblioteca della Fondazione Ragghianti un nucleo di circa 1500 volumi sulla storia dell’arte, dalle origini all’oggi, tra cui saggi, enciclopedie e soprattutto monografie di artisti.
orario: Giovedì 31 gennaio ore 17.00
Le opere, esposte presso la sala lettura della biblioteca, potranno essere visitabili negli orari di apertura della Fondazione dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 fino all'8 febbraio
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 31 gennaio 2013. ore 17.00
curatori: FONDAZIONE RAGGHIANTI
autori: Giacomo BallaCarlo CarràGiorgio De ChiricoPiero DorazioRenato GuttusoOttone RosaiToti Scialoja
patrocini: Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
note: Gli incontri aperti a tutti e gratuiti, si terranno presso la sala conferenze del Complesso Monumentale di San Micheletto, via San Micheletto, 3. Per informazioni: 0583/467205 info@fondazioneragghianti.it
genere: arte contemporanea, presentazione, collettiva

comunicato stampa 
PRIMO INCONTRO ALLA FONDAZIONE RAGGHIANTI PER LA RASSEGNA
“La Fondazione si presenta”
CONFERENZA DEDICATA ALLA BIBLIOTECA CON LA PRESENTAZIONE DELLA
COLLEZIONE BIBLIOGRAFICA E PITTORICA DEL SENATORE GIOVANNI PIERACCINI



Giovedì 31 gennaio alle ore 17 si terrà l’incontro I libri d’arte di Giovanni Pieraccini a confronto con le opere d’arte della sua collezione, primo appuntamento del ciclo “La Fondazione si presenta” dedicato ai nuclei del patrimonio della Fondazione Ragghianti, biblioteca, collezione artistica, archivi e fototeca.

Maria Teresa Filieri, introdurrà l’intervento del Senatore Giovanni Pieraccini che ha recentemente donato alla biblioteca della Fondazione Ragghianti un nucleo di circa 1500 volumi sulla storia dell’arte, dalle origini all’oggi, tra cui saggi, enciclopedie e soprattutto monografie di artisti. Per l’occasione è prevista, eccezionalmente, l’esposizione temporanea dal 31 gennaio all’8 febbraio, di alcune opere della collezione privata di Pieraccini tra cui dipinti di Balla, Carrà, De Chirico, Guttuso, Rosai insieme alle monografie degli stessi artisti.
Le opere, esposte presso la sala lettura della biblioteca, potranno essere visitabili negli orari di apertura della Fondazione dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Frutto della passione per ogni forma di espressione artistica e dei rapporti personali che i coniugi Pieraccini hanno intessuto con numerosi artisti alcuni dei quali divenuti vere e proprie amicizie tra cui Guttuso, Capogrossi, Dorazio, Vedova, de Chirico, Afro…la collezione, raccolta da Vera e Giovanni Pieraccini, si compone di oltre 2000 opere tra disegni, dipinti e sculture, reperti archeologici ed etnici in gran parte di autori attivi fra la fine del XIX secolo e la fine del XX soprattutto italiani ed europei oltre ad una significativa rappresentanza dell’arte dei continenti extraeuropei. Importante poi il nucleo viareggino della raccolta con opere di Viani, Santini, Marcucci.

Giovanni Pieraccini, giornalista, politico, promotore di iniziative culturali è nato a Viareggio nel 1918. Conseguì la laurea in giurisprudenza all’Università di Pisa, partecipò alla Resistenza a Firenze, guidata dal presidente del Comitato di Liberazione Carlo Ludovico Ragghianti con il quale restò sempre in stretti rapporti di stima ed amicizia. Fin dal tempo della Resistenza e della Liberazione fece parte del Partito Socialista e fu assessore della prima giunta comunale di Firenze eletta democraticamente, redattore del giornale del CTLN «La Nazione del Popolo», condirettore del «Nuovo Corriere», direttore del settimanale socialista fiorentino «La Difesa». Fu deputato di Firenze dal 1948 al 1968 e poi senatore dal 1968 al 1976: ministro dei Lavori pubblici, del Bilancio, della Ricerca Scientifica, della Marina Mercantile e Presidente del gruppo senatoriale socialista. Fu direttore dell’«Avanti!» dalla fine degli anni 50 fino al 1963. Dopo il 1976 è stato presidente dell’Assitalia – INA, presidente dell’Istituto Studi Legislativi (ISLE), fondatore e presidente di Romaeuropa e del suo Festival. È commendatore della Legion d’Onore, Cavaliere di Gran Croce.




La donazione Pieraccini va ad arricchire il patrimonio bibliografico della Fondazione Ragghianti che consta di oltre 70.000 volumi, oltre le collezioni di circa 800 testate di riviste, specializzati nelle arti visive e provenienti da vari fondi librari (donazioni C.L. e L. Ragghianti, P.C. Santini, A. Geri, S.Coppola, G. Bertolli, D.Sella, R.Carrieri, M.Tobino, A. Salvadori,) più un cospicuo nucleo di Tesi di Laura del Dipartimento di Storia delle Arti di Pisa a cui si sommano le progressive nuove acquisizioni.

Il prossimo incontro, dal titolo Le ceramiche del Novecento. Il museo di Doccia. Il Museo di Faenza si terrà giovedì 21 febbraio alle ore 17 e vedrà come relatori Claudia Casali, direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e Oliva Rucellai, direttore del Museo di Doccia secondo e fa parte della serie di incontri dedicati ad approfondire i temi della mostra sulle arti decorative e arti figurative tra gli anni ’20 e gli anni ‘50 in programma alla Fondazione Ragghianti dal 19 aprile al 6 ottobre 2013.

Gli incontri aperti a tutti e gratuiti, si terranno presso la sala conferenze del Complesso Monumentale di San Micheletto, via San Micheletto, 3. Per informazioni: 0583/467205 info@fondazioneragghianti.it


Alessandra Baldoni - Vite di uomini non illustri

Firenze - dal 31 gennaio al 20 febbraio 2013
Alessandra Baldoni - Vite di uomini non illustri

PALAZZO DI SAN CLEMENTE
Via Pier Antonio Micheli 2 (50121)
+39 055575735 , +39 055570050
www.cultura.toscana.it


Il vento incessante, che rende inquieti, e quello lieve delle sere d’estate. Vite di uomini non illustri di Alessandra Baldoni (Perugia 1976), che prende in prestito il titolo da un libro di Giuseppe Pontiggia, fa pensare al vento. Al suono e al movimento del vento.
orario: lunedì al venerdì ore 9,00 – 18,30
(possono variare, verificare sempre via telefono)

vernissage: 31 gennaio 2013.
ufficio stampa: Biblioteca di Scienze Tecnologiche – Architettura tel. 055.2756400 – 2756401 – Via Micheli 2 - Firenze
e- mail: luca.desilva@unifi.it / eventibibarc@unifi.it 
autori: Alessandra Baldoni
note: ARCHISPAZIO – Biblioteca di Scienze Tecnologiche - Architettura
genere: arte contemporanea, personale


comunicato stampa 
“VITE DI UOMINI NON ILLUSTRI”
Sonata per storie ritrovate

di Cristina Petrelli

c’è una meta
per il vento dell’inverno:
il rumore del mare
(Ikenishi Gonsui)


Il vento incessante, che rende inquieti, e quello lieve delle sere d’estate. Vite di uomini non illustri di Alessandra Baldoni (Perugia 1976), che prende in prestito il titolo da un libro di Giuseppe Pontiggia, fa pensare al vento. Al suono e al movimento del vento.
L’artista utilizza delle vecchie fotografie. Le ha trovate rovistando nelle bancarelle di qualche mercatino. Si tratta di immagini prive di contesto, silenziose, che mantengono il fascino delle cose rare e delicate.
Guardandole sembra di avere davanti degli spartiti musicali. Le note sul pentagramma attendono qualcuno che possa suonarle. Intanto restano mute, proprio come i volti che appaiono nelle fotografie. E la melodia tarda poco ad arrivare.
Accanto alle foto, presentate in cornici diverse, compaiono delle pagine scritte. I testi, che raccontano le immagini, si trovano all’interno di cornici di colore bianco, tutte uguali.




Alessandra Baldoni ha spedito le fotografie, invitando gli amici a comporre delle “biografie creative”. Possiamo indicare così questi brani che riportano in vita i protagonisti delle immagini pur senza conoscerne la reale identità. L’unico dato in possesso delle persone coinvolte nel progetto è la traccia d’esistenza rappresentata dalla foto stessa.
Gli autori dei testi hanno raccontato la loro storia, alimentando le infinite possibilità della creazione narrativa. Ogni opera letteraria si rivela frutto dell’intelletto umano e anche il genere biografico è un attento insieme di arte e menzogne; (Jeanette Winterson).
I volti ormai senza nome delle fotografie non sono altro che schermi di proiezione per l’immaginazione dello scrittore. Consentono alle sue parole di correre libere. Parlano di vita e appartengono propriamente all’aria. Sono nuvole gonfie di pioggia. Note suonate da un’orchestra. Venti che trasportano sementi. Sono fatte di sostanza volatile.
Le storie si posano accanto alle fotografie senza sostituirle. Le animano, ricostruendo il passato delle persone ritratte. Ma forniscono solo una delle versioni possibili. Capiamo che i racconti potrebbero essere altri e tanti.
Attorno alle immagini si forma un insieme di mondi che esemplifica l’essenza dell’esistenza. La sua natura mutevole, fatta di costanti cambiamenti. In questo modo, se le parole fanno suonare le note delle fotografie, i racconti gli danno movimento. Così la stanza si satura di correnti al punto che potrebbe chiudersi d’improvviso la porta e spalancarsi la finestra. E allora basterebbe poco per sollevarsi da terra e venire trasportati dal vento.



Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
sentire gli odori delle cose,
catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.
(Alda Merini)


Il suono e il movimento si generano da un gesto molto semplice: l’invio della fotografia. Questa è la scintilla iniziale, ma l’operazione concettuale attivata dall’artista è più sottile.
Alessandra Baldoni non si limita ad utilizzare antiche fotografie, ma decide di realizzare dei veri e propri falsi storici. Cura i dettagli fino in fondo, sceglie il soggetto, l’abito, l’ambientazione. Torna alla foto da cavalletto, alla messa in posa del modello. Seleziona con attenzione la carta e lavora sull’invecchiamento del supporto.
Desidera riscoprire lo strumento fotografico e ancora più relazionarsi con il ruolo che alla fotografia veniva assegnato prima dell’avvento della tecnologia digitale. Riflette sull’uso dell’album di famiglia, ormai scomparso, e sull’importanza della fotografia. Ne ripercorre l’uso: dall’aspetto rituale che scandisce i momenti di passaggio (battesimi, matrimoni, compleanni) a farsi sostanza tangibile della memoria individuale.
Dopo essersi immersa completamente in questa fase di riscoperta, l’artista prende le sue nuove fotografie dalla foggia antica e le spedisce agli amici. Invia senza distinzione le foto autentiche, realizzate nel Novecento, e le sue, fresche di stampa. Non le interessa svelare il meccanismo.
Un’ambiguità tra vero e falso che rimane anche nello spettatore che legge le storie e osserva le foto esposte. Uno scarto rispetto all’idea di verità che ancora una volta ribadisce come Alessandra Baldoni voglia affidarsi alla capacità creativa, alla fantasia e all’immaginazione. Non a caso sceglie la scrittura come mezzo ottimale dell’invenzione.
E questo vento, che continua a soffiare, trasporta volti, parole, emozioni. Travolge con l’energia dell’esistenza e ne rivela la nascosta poesia.


CHRISTIAN Fogarolli, BIANCO (PROSSIMO)


Dopo l’importante riconoscimento di dOCUMENTA(13) Christian Fogarolli presenta white alla Galleria Arte Boccanera di Trento, proponendo installazioni in stretto dialogo con gli spazi espositivi.

 inaugurazione venerdì 1 febbraio 2013 | h 19.00 | opening on friday february 1st, 2013 | 7:00 pm | a cura di - curated by chiara ianeselli | galleria arte boccanera | trento 


WHITE

In mostra la sezione di ricerca lost identities che ha meritato il panorama internazionale di Kassel. Christian Fogarolli, interessato sin dall’inizio della sua carriera a quesiti relativi all’essenza della dimensione identitaria, sviluppa questa sua esplorazione nell’archivio dell’istituto psichiatrico di Pergine Valsugana, Trento. La tessitura di un claustrale e sottile dialogo con la documentazione presente, in particolar modo con fonti iconografiche, sfida, sotto una delicatissima orchestrazione dell’artista, le soglie percettive del terribile, sue e dello spettatore. La serialità degli scatti fotografici selezionati in manicomio è stata riprodotta ed immediatamente messa in scacco dall’artista tramite una continua metamorfosi degli internati. Tuttavia si tratta di una rivitalizzazione di assenze, che vede Eros e Thanatos scontrarsi nel destare ed addormentare la coscienza del visitatore, in forza ad una sua progressiva assuefazione alla crudeltà dell’immagine.La melodia di fondo si inserisce nel secondo progetto esposto. In blackout, Fogarolli, attraverso una mise en scène d’altri tempi ed il video Hôtel-Dieu, tocca con mano l’accumulo di una vita della signorina Swann, la cui alienazione inquieta in profondità il suo alter ego.Correda l’esposizione una pubblicazione bilingue (ita/eng), con i testi del curatore e le immagini dei lavori esposti.
Christian Fogarolli (Trento, 1983) consegue nel 2010 il titolo di Master Dentro l’immagine: studio, diagnostica e restauro su dipinti antichi, moderni e contemporanei ed ottiene l’anno successivo la laurea specialistica in Gestione e Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Trento. Tra i recenti riconoscimenti The Worldly House, dOCUMENTA(13) a Kassel, e La Magnifica Ossessione al Mart, Rovereto, si segnala inoltre la partecipazione alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Torino.
Following the worldwide recognition of dOCUMENTA (13) Christian Fogarolli presents white at Arte Boccanera Gallery in Trento, exhibiting installations in close dialogue with the gallery spaces. On show the project lost identities that has deserved the international scene in Kassel. Christian Fogarolli, interested from the beginning of his career into questions challenging the essence of the identity dimension, for this occasion continues his exploration in the archive of the Asylum in Pergine Valsugana – Trento. He starts an involved dialogue with the documentation and the clinical records, especially with iconographic sources, and dares, while conducting a delicate orchestration, his thresholds of perception of the terrible, and the viewer’s one. The seriality of the patients’ pictures selected in the hospital is reproduced and immediately checkmated thanks to a labyrinthine metamorphosis. However it is a revitalization of absences, which makes Eros and Thanatos clash in putting asleep and then awaken the visitor’s consciousness, according to the progressive addiction to the cruelty of the image.

The underlying melody is played also in the second project is exposed. In Blackout, Fogarolli through a yesteryear mise en scène and the video Hôtel-Dieu, touches the lifelong accumulation of Miss Swann, whose restless alienation disturbs her alter ego.Released for the opening the exhibition catalogue, in Italian and English, with the curator’s essay, the works’ on show images.
Christian Fogarolli (Trento, 1983) obtains in 2010 the Master Inside the image: study, diagnosis and restoration of antique, modern, contemporary paintings, and the following year he graduates in the Master’s Degree of Management and Conservation of Cultural Heritage at the University of Trento. Among recent acknowledgments The Worldly House, dOCUMENTA(13) – Kassel, and The magnificent obsession, Mart – Rovereto; there is also to report his participation at the 54th Venice Biennale, Italian Pavilion, Turin.

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whiteChristian Fogarolli
A cura di | Curated by Chiara Ianeselli dal 2 febbraio 2013 al 30 marzo 2013 | February 2st, 2013 – March 30st, 2013
Per ulteriori informazioni For further information ARTE BOCCANERA T/F +39 0461 984206
C +39 340 5747013
info@arteboccanera.com

Immagine: Lost Identities, 2012, Video still, Video 1.48 min
Mugshot III_mad, 2012, stampa giclée su carta baritata, 60 x 40 cm, ed 1-3
Held, 2012,stampa giclée su carta baritata, 60 x 40 cm, ed 1-3Vent Blanc, 2012, installation view at Arte Boccanera, mixed media, variable dimension




mercoledì 30 gennaio 2013

Opinione Latina |1


Milano - dal 30 gennaio al 30 marzo 2013
Opinione Latina |1

GALLERIA FRANCESCA MININI
Via Massimiano 25 (20134)
+39 0226924671 , +39 0221596402 (fax)
info@francescaminini.it
www.francescaminini.it


Prima tappa di uno sguardo verso l'America Latina, OPINIONE LATINA dà voce ad una dimensione estetica vivace, energica, esplosiva a tal punto da risultare non classificabile in un'unica corrente, ma capace di raccogliere e reinterpretare la realtà della ricerca visiva contemporanea.
orario: da martedì a sabato dalle 11 alle 19:30
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 30 gennaio 2013. ore 19
autori: Jose DávilaGabriel De La MoraJorge Pedro Nuñez,Amalia PicaWilfredo PrietoThiago Rocha PittaMartin Soto ClimentAntonio Vega Macotela
genere: arte contemporanea, collettiva

comunicato stampa 
Prima tappa di uno sguardo verso l'America Latina, OPINIONE LATINA dà voce ad una dimensione estetica vivace, energica, esplosiva a tal punto da risultare non classificabile in un'unica corrente, ma capace di raccogliere e reinterpretare la realtà della ricerca visiva contemporanea.
La convivenza di espressioni eterogenee dà vita ad un panorama culturale vario, ricco di contraddizioni e stimoli in grado di restituire la complessità economica e politica di questi paesi. Urgenza sociale, senso di disorientamento e nostalgia, rivisitazione del passato, legame con la natura sono alcune delle tematiche affrontate dagli artisti presenti in mostra.

Josè Dávila, 1974 Messico. La ricerca di Dávila si inserisce nella dichiarata reinterpretazione dei modelli del Modernismo e Minimalismo. Homage to the Square è un omaggio critico ai lavori di Josef Albers che vengono potenziati e amplificati dall'intervento dell'artista messicano. Attraverso un'appropriazione consapevole ed analitica Dávila dilata l'intento del suo referente sovrapponendo alla pittura monocroma una serie di vetri quadrati che creano un'eco di colori di diverse tonalità date dalla luce che filtra in essi.
Gabriel De La Mora, 1968 Messico. Forte la dimensione temporale intrisa nei lavori di De La Mora, minuzioso e appassionato collezionista di plafond e garze di soffitti di edifici messicani di fine '800, scrupolosamente riassemblati su alluminio che danno vita ad una sperimentazione artistica che oscilla tra pittura, disegno e scultura, regalando una nuova eternità a questi resti densi di memoria di storie passate.
Jorge Pedro Núñez, 1976 Venezuela. Un gioco di parole e di riferimenti artistici, un tuffo nel Neoconcretismo attraverso una rivisitazione spaziale: Lygia Clark e Lucio Fontana sono i due referenti del lavoro Fontana et le chien che Núñez adotta per reinventare attraverso nuove forme la concezione dello spazio nell'arte.
Amalia Pica, 1978 Argentina. Nostalgia e umorismo nella sequenza di 35 mm slideshow Islands dell'artista argentina che vive a Londra. Un gioco sui simboli che gli europei spesso associano all'idea di America Latina, intriso di malinconia per un mondo lontano. Un ragazzo disegna un'isola con una palma su una distesa di neve. Il secchiello diventerà la sua noce di cocco. Pica lavora con sculture, disegni, proiezioni che spesso suggeriscono la carenza di sistemi standardizzati di comunicazione.
Wilfredo Prieto, 1978 Cuba. Tre piccoli lavori così densi da evocare mondi di soprusi e violazioni (Apartheid), di egemonie politiche e repressioni (Pinochet), di società moderne globalizzate (Coca-Cola). I jigsaw piece di Prieto implodono nella loro forza espressiva ed evocativa. L'artista cubano capace di grandi opere monumentali conserva ed amplifica la sua energia creativa in una piccola e preziosa tessera di un puzzle che assurge così ad icona di critica sociale, politica ed economica.
Thiago Rocha Pitta, 1980 Brasile. Movimento, trasformazione, armonia con la natura sono le sensazioni evocate dall'artista brasiliano. Due istanti di una goccia di miele che fluisce su un terreno roccioso, il colore ambrato, il scintillante riflesso del sole, trasmettono l'ingenuo stupore che ci fa percepire l'appartenenza ad un processo naturale in fieri. Il lavoro di Rocha Pitta evoca il senso di impermanenza che il potere infallibile della natura, per noi ancora denso di incertezze, esercita ininterrottamente diventando così coautrice insieme all'artista.
Martin Soto Climent, 1977 Messico. Con un semplice gesto creativo Soto Climent restituisce un nuovo vocabolario dei segni: nel suo lavoro oggetti domestici quotidiani sono investiti da un’inaspettata potenza estetica. Tensione tra movimento e spazio, forza di separazione e attrazione, elemento maschile e femminile sono energie contrapposte che dialogano nei suoi lavori, viste non come elementi in contrasto, ma come due parti complementari che si autodefiniscono a vicenda.
Antonio Vega Macotela, 1980 Messico. L'impenetrabile codice comunicativo usato dai trafficanti messicani si trasforma in un'installazione di sapore quasi sacro, un inno di reverenza e timore. Murmurs, sussurri, mormorii che trapelano dalle pagine de El Sol de Mexico. L'artista apprende da un narcos prigioniero il codice anamorfico utilizzato per comunicare con l'esterno. Solo inginocchiandosi ed avvicinandosi al muro i messaggi si svelano, costringendoci ad una posizione che evoca una preghiera o un presagio di una crudele esecuzione


Fred Charap - Il sacro fuoco


Milano - dal 30 gennaio al 6 febbraio 2013
Fred Charap - Il sacro fuoco

MAMO LABORATORIO PER LE ARTI VISIVE
Via Plinio 46 (20129)


Personale dell'artista americano Fred Charap, neyorkese di nascita, ma russo ed ebreo di origine, queste tre realtà interne, queste tre storie e culture personali, emergono prepotentemente nelle sue opere di ampio respiro internazionale
orario: da lunedì a venerdì dalle 15.30 alle 19.30, chiusura: sabato e domenica
(possono variare, verificare sempre via telefono)

vernissage: 30 gennaio 2013. h 19.30
curatori: Valeria Modica
autori: Fred Charap
telefono evento: +39 3284740301
genere: arte contemporanea, personale
email: lambicaravita@yahoo.it




comunicato stampa 
Fred Charap nasce a New York nel quartiere di Booklyn nel 1940; neyorkese di nascita, ma
russo ed ebreo di origine, queste tre realtà interne, queste tre storie e culture personali, emergono
prepotentemente nelle sue opere. Le radici artistiche di Charap affondano proprio in questo
entroterra culturale e morale “misto” e l’artista, sensibile, colto e consapevole, non può far a meno
di captare le vicende del mondo restituendo nelle sue tele tutte le contraddizioni e i dolori del
vivere.
Nelle sue opere sono rappresentati muri, non sempre di forma regolare, costruiti con pezzi di tela
a forma di mattoni. Veri e propri labirinti di fili, colori, colla, nodi, a volte tagliati da rasoi. Quasi
un richiamo al simbolo ebraico del Muro del Pianto. I suoi quadri si possono definire di ampio
respiro internazionale, forti e inebriati ci travolgono per raccontare la storia di una vita vissuta
intensamente,dove traspare esperienza, saggenza e spititualità, espressioni prenianti della sua arte.
La sua attività si svolge tra America e Italia, dove da molti anni vive in un paese della campagna
Toscana. Ha esposto in Svizzera, in Francia e, naturalmente, in Italia (Alessandria, Firenze, Arezzo,
Milano).

Sayaka Ganz - Danze della natura


Cecina (LI) - dal 30 gennaio al 26 maggio 2013
Sayaka Ganz - Danze della natura

FONDAZIONE HERMANN GEIGER
Corso Giacomo Matteotti 47 (57023)
+39 0586631227 , +39 0586631227 (fax)
info@fondazionegeiger.it
www.fondazionegeiger.it


Sayaka recupera e classifica un universo di plastica ritrovando agli oggetti una nuova funzione, eminentemente estetica, come parte costitutiva di meravigliose opere figurative
orario: tutti i giorni dalle 16:00 alle 20:00
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 30 gennaio 2013. h 17
catalogo: in galleria.
ufficio stampaILOGO
curatori: Alessandro Schiavetti
autori: Sayaka Ganz
genere: arte contemporanea, personale



comunicato stampa 
Gli animali di plastica di Sayaka Ganz in mostra alla Fondazione Geiger. Per la prima volta l’artista giapponese espone in Italia

Con il titolo “Danze della Natura” è organizzata dalla Fondazione Culturale Hermann Geiger di
Cecina e curata da Alessandro Schiavetti, direttore artistico della Fondazione.

Dal 30 marzo al 26 maggio 2013 la sala espositiva della Fondazione Hermann Geiger di Cecina( LI),
ospita la mostra “Danze della natura” dell’artista giapponese Sayaka Ganz. È la prima personale in Italia di questa artista di origini giapponesi e di fama internazionale, nata a Yokohama, ma
residente da diversi anni negli Stati Uniti. Sayaka recupera e classifica un universo di plastica ritrovando agli oggetti una nuova funzione, eminentemente estetica, come parte costitutiva di meravigliose opere figurative. La sua arte “si fa” con oggetti in plastica di uso quotidiano, reperti anonimi e banali del nostro presente che sono stati gettati via. Il percorso espositivo comprende sei grandi gruppi di sculture di animali e “Luminariales”, realizzati dall’artista in collaborazione con Jim Merz, sempre recuperando e assemblando coloratissimi contenitori in plastica.
Questo processo creativo è influenzato sia dalla cultura giapponese che dalla vita vissuta: secondo
le antiche credenze shintoiste anche gli oggetti hanno un’anima e ai bambini giapponesi viene insegnato che gli oggetti buttati via prima del tempo nella notte piangono nel cestino dei rifiuti. Sayaka ha trascorso la sua infanzia in Giappone, poi all’età di 9 anni si è trasferita in Brasile con i genitori. Tornata di nuovo in patria a 13 anni, si è spostata in seguito a Hong Kong per poi decidere di studiare arte all’Università dell’Indiana, negli Stati Uniti, dove tuttora vive. Questi trasferimenti continui hanno spinto l’artista a ricercare intorno a lei un senso di appartenenza e un ambiente armonico: dare nuova vita ad elementi di scarto, trasformandoli in una forma organica che sembra in movimento, dona a Sayaka un senso di pace e serenità poiché questo processo le dimostra che ogni pezzo, apparentemente ormai inutile e senza legami con ciò che lo circonda, può trovare un proprio equilibrio, una propria collocazione. Ogni oggetto trascende la sua originaria funzione, dando origine ad una figura animale che sembra viva. Per le sue sculture l’artista si lascia ispirare dalla forma degli oggetti stessi e dal mondo naturale, realizzando alla fine un’unione tra l’universo artificiale dei prodotti umani e quello della natura. L’artista studia inizialmente l’aspetto dell’animale da realizzare, poi crea per prima cosa un’armatura in fili di acciaio saldati sulla quale successivamente fissa i vari utensili di plastica, fino a quando l’insieme degli oggetti non assume la forma di un animale in movimento, dalle gamme cromatiche incredibili e dalle forme filamentose.

“Quella di Sayaka Ganz – spiega il curatore Alessandro Schiavetti - è arte dell’accumulo, arte
del riciclo e scultura squisitamente figurativa a un tempo; per lei l’oggetto è, al tempo stesso, rappresentativo di un vissuto esistenziale non concluso ed elemento discreto che si combina, cristallizzandosi in forme suggestive e naturalistiche”. La mostra, allestita nella Sala Espositiva della Fondazione Geiger in Piazza Guerrazzi 32 a Cecina (Li), resterà aperta al pubblico da sabato 30 marzo fino a domenica 26 maggio 2013, tutti i giorni dalle 16:00 alle 20:00, con ingresso libero. Info: Fondazione Culturale Hermann Geiger, tel. 0586.635011, www.fondazionegeiger.org

martedì 29 gennaio 2013

Rita Mele - Urgenza di parole


Roma - dal 29 gennaio al 15 febbraio 2013
Rita Mele - Urgenza di parole

STUDIO ARTE FUORI CENTRO
Via Ercole Bombelli 22 (00149)
+39 065578101
info@artefuoricentro.it
www.artefuoricentro.it


a dominare è l’intrigante equilibrio tra il senso del colore, sapientemente tenuto sotto registro da una gestualità contenuta ma suadente e l’urgenza di un racconto costruito su immagini elementari eppure evocative,
orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 29 gennaio 2013. ore 18,00
catalogo: in galleria. a cura di Loredana Rea.
curatori: Loredana Rea
autori: Rita Mele
genere: arte moderna e contemporanea, personale


comunicato stampa 
La mostra, è il primo appuntamento di Itinerari per viaggiatori distratti, ciclo di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul ruolo dell’arte, sul suo valore e sul suo campo d’azione.
Nell’arco di tempo compreso tra febbraio e giugno sette artisti – Rita Mele, Margherita Levo Rosenberg, Maurizio Cesarini, Enzo Cursaro, Riccardina Montenero, Grazia Sernia e Immacolata Datti – differenti per formazione e scelte operative, si confrontano per evidenziare l’importanza di una pratica di continuo e ricercato sconfinamento, strettamente connessa alle metodologie di lavoro e agli strumenti di espressione, suggerendo un itinerario complesso nella sua multiforme articolazione.

Per questa esposizione Rita Mele propone al pubblico una selezione di lavori recenti in cui a dominare è l’intrigante equilibrio tra il senso del colore, sapientemente tenuto sotto registro da una gestualità contenuta ma suadente e l’urgenza di un racconto costruito su immagini elementari eppure evocative, in una mescolanza sapiente tra persistenze figurative e istanze di matrice post-informale. Infatti, la sua prassi operativa pur collocandosi in quella linea di recupero della pittura, che a partire dai primi anni ’80, attraverso uno stringente ragionamento sulla sua densità di senso e sulla sua capacità di trascendimento, ha offerto e continua ad offrire un terreno sempre fertile per nuove occasioni di sperimentazione, si presenta come multiforme e sempre pronta ad accogliere stimoli diversi, che la rendono complessa e ricca di produttivi ripensamenti.
Nelle tele di formato quadrato, di grandi e piccole dimensioni (cm 100x100 e cm 20x20) dalla stratificazione della materia cromatica, che si addensa e poi si dirada come a seguire le esigenze di un suo fisiologico sviluppo in un infittirsi di pennellate di ritmo e lunghezza differenti, accanto a figure minimali prendono corpo le parole, a cadenzare la necessità di trattenere i pensieri rubati allo scorrere della quotidianità. Il quadro allora si offre allo sguardo come il risultato di un percorso di ricerca che Mele ha costruito seguendo un cammino, in cui il suono delle parole si pone come sottile linea di separazione tra la solitudine dell’essere e la necessità comunicativa dell’esistere.


Auguste Rodin - L’inferno di Dante


Roma - dal 29 gennaio al 4 marzo 2013
Auguste Rodin - L’inferno di Dante

REAL ACADEMIA DE ESPANA - REALE ACCADEMIA DI SPAGNA
Via Di San Pietro In Montorio 3 (00153)
+39 065812806
info@raer.it
www.raer.it


L’esposizione presenta l’importante opera grafica, quasi sconosciuta, dello scultore Auguste Rodin (1840- 1917), che fu stampata nel 1897 dalla Maison Goupil, pioniere delle nuove tecniche di riproduzione dell’ immagine e della diffusione delle opere artistiche.

vernissage: 29 gennaio 2013. ore 19
autori: Auguste Rodin
genere: arte moderna e contemporanea, disegno e grafica


Ana Mendieta - She Got Love


Rivoli (TO) - dal 29 gennaio al 5 maggio 2013
Ana Mendieta - She Got Love

CASTELLO DI RIVOLI - MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA
Piazza Mafalda Di Savoia (10098)
+39 0119565222 , +39 0119565230 (fax)
info@castellodirivoli.org
www.castellodirivoli.org



Oltre un centinaio di opere trasformeranno il grande spazio della Manica Lunga insieme a documenti in parte inediti, video, schizzi e fotografie.

vernissage: 29 gennaio 2013.
curatori: Olga GambariBeatrice Merz
autori: Ana Mendieta
genere: arte contemporanea, personale


Autor: Ana Mendieta
Año: 1972.
Duración: 6 min.
Video sacado desde Centre Pompidou,Paris. Octubre
2010, como parte de la iniciativa VIDEOS PARA TODOS.




comunicato stampa 

Ana Mendieta. She Got Love è una grande retrospettiva europea dedicata all’artista cubano-americana Ana Mendieta (1948-1985). La mostra sarà aperta al pubblico dal 30 gennaio prossimo nei suggestivi spazi della Manica Lunga. Il progetto, a cura di Beatrice Merz e Olga Gambari, si propone di rileggere la figura dell’artista come pioniera della performance e video, body art, fotografia, land art e scultura nel ventesimo secolo. Uno dei contributi unici di Mendieta è la sintesi di queste forme in un linguaggio visivo fresco che ha influenzato una generazione di giovani artisti. Con oltre un centinaio di lavori realizzati dall’artista tra il 1972 e il 1985, la mostra presenta il suo personalissimo alfabeto visionario e materico, magico e poetico, politico e progressista. Proprio l’identità femminile di Mendieta ha influenzato il suo lavoro d’artista già a partire dalle radici culturali dell’infanzia a Cuba per estendersi all’artista icona femminile negli Stati Uniti. Nel suo lavoro, Mendieta esplora temi come l’esistenza individuale, vita e morte, violenza, amore, sesso, rinascita e sradicamento, in un modo coerente che trascende l’universale e lo spirituale. Spesso mimetizzando il suo corpo nella Natura, nel vissuto di Mendieta compaiono diversi luoghi, da Cuba agli Stati Uniti all’Italia, in una ricerca delle origini personali e collettive. Segno inconfondibile delle sue opere è, infatti, una caratteristica silhouette femminile, un autoritratto essenziale realizzato in terra, fango, piume, fiori, foglie, cenere, polvere da sparo, rami, alberi, conchiglie, erba, ghiaccio, roccia, cera, corteccia, muschio, sabbia, sangue, acqua, fuoco. Queste forme ibride di performance, sculture site-specific e documentazione esprimono la sua volontà di ricongiungimento a un’eterna e universale energia cosmica dove l’elemento umano, quello naturale e quello divino convivono.

Ogni performance dell’artista sarà presentata come un ambiente profondo e avvolgente raccontato con video, schizzi, fotografie e documenti che creano l’ingresso mentale e fisico all’originale ambientazione del lavoro. Il titolo della rassegna, She Got Love, deriva da una delle opere filmiche di Mendieta in cui l’artista scarabocchia le parole in rosso sangue attraverso una porta bianca. Il film rientra nella selezione di opere che saranno proiettate nell’ambito della mostra.
In occasione della retrospettiva sarà pubblicato per i tipi di Skira un esaustivo catalogo con testi dei curatori, apparati bio-bibliografici e una ricca selezione di immagini, parte delle quali inedite.
La mostra corrisponde all’evento dell’anteprima mondiale di Itali-Ana, Mendieta in Rome, un documentario sulla ricerca artistica di Mendieta durante gli anni di residenza presso l’American Academy in Rome. Il film, prodotto da Corazon Pictures e diretto da Raquel Cecilia Mendieta, verrà proiettato per tutta la durata della rassegna.
La mostra è realizzata in stretta collaborazione con l’Estate of Ana Mendieta e la Galerie Lelong.

La mostra è realizzata grazie al contributo della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e con il supporto tecnico di Kuhn & Bülow Insurance Broker, Berlino




Biografia

Ana Mendieta (L’Avana, 1948 – New York, 1985) rivolge la sua ricerca alla performance, alla scultura, alla pittura e alla videoarte, e deve la sua notorietà ai suoi lavori “terra-corpo”.
All’età di dodici anni, per sfuggire al regime castrista e poco prima dello scoppio della Rivoluzione Cubana, l’artista e la sorella Raquelin vengono mandate negli Stati Uniti con l’operazione “Operation Peter Pan”, un programma sostenuto dal Governo statunitense. Le due sorelle vengono trasferite in diverse istituzioni cattoliche e famiglie adottive dello Iowa. Mendieta frequenta l’Università dello Iowa dove, nel 1972, consegue il Bachelor of Arts, un Master of Arts in Pittura e un Master of Fine Arts in Intermedia. Nel corso della sua carriera, l’artista lavora a Cuba, Messico, Italia e Stati Uniti.
Nel 1972 l’artista inizia a realizzare performance rituali, disegni, fotografie e sculture in cui immerge o inserisce il suo corpo nella natura partendo da un legame spirituale e fisico con la Terra. La sua serie più famosa è quella della Silueta Series, 1973–1980, in cui crea forme femminili in fango, sabbia, erba e materiali naturali vari. Al centro il suo stesso corpo o la sua impronta, un simulacro ripetuto ossessivamente, che vive anche animato da acqua, fuoco, sangue, incisioni rupestri.
Le opere di Mendieta sono pervase da un’enorme energia poetica, in cui anche la morte, il tema funerario e la violenza si smaterializzano in un ciclo naturale dentro al quale anche l’umanità è contenuta. Per sua essenza autobiografico, il lavoro di Mendieta indaga l’identità, la dimensione soggettiva che si fa icona collettiva, l’esistenza singola che ci collega a un’energia universale. Sue tematiche sono la vita e la morte, i generi, la rigenerazione, le radici, lo sradicamento, la transculturalità, la religione e la magia, il sesso. Tutto declinato con elementi naturali che diventano essenziali nel suo personalissimo, mistico e magico vocabolario. Sia le sculture effimere “terra-corpo” sia le performance sono documentate attraverso fotografie e oltre settanta film e video realizzati nell’arco di quattordici anni.
Nel 1983 l’American Academy di Roma le assegna il Premio Roma. Durante il soggiorno romano, Mendieta inizia a creare le sue prime sculture in interni, continuando a usare, però, elementi naturali.
Ana Mendieta muore a New York l’8 settembre 1985 cadendo dal 34° piano dove si trova il suo appartamento nel Greenwich Village. Lo scultore minimalista Carl Andre, suo marito da otto mesi, presente in casa al momento della sua morte, viene processato e assolto. Ma la sentenza non ha risolto molti dubbi nell’opinione pubblica.

Tra le principali mostre personali dedicate all’artista cubano-americana ricordiamo nel 2004 la mostra itinerante Ana Mendieta: Earth Body, Sculpture and Performance 1972-1985, Whitney Museum of American Art, New York; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Smithsonian Institution, Washington D.C.; Des Moines Art Center, Des Moines e Miami Art Museum, Miami; nel 2002 Ana Mendieta (1948-1985) – Body Tracks, Neues Museum Luzern, Lucerna e Fries Museum, Leeuwarden; Ana Mendieta Selected Works, Kunst-Werke Berlin KW Institute of Contemporary Art, Berlino; nel 1996 Ana Mendieta (1948–1985), Helsinki City Art Museum, Helsinki; Uppsala Konstmuseum, Uppsala; The Living Art Museum, Reykjavik e Museum of Contemporary Art, Roskilde; Ana Mendieta, Centro Galego de Arte Contemporanea, Santiago de Compostela; Kusthalle Düsseldorf, Düsseldorf; Fundació Antoni Tápies, Barcellona; Museo de Arte Contemporaneo de Monterrey, Monterrey e Museo Tamayo, Città del Messico; nel 1994 Ana Mendieta: The Late Works, Cleveland Center for Contemporary Art, Cleveland e Artothèque de Caen, Caen.


Tra le principali collettive alle quali Mendieta è stata invitata a partecipare segnaliamo nel 2012 Caribbean: Crossroads of the World, Queens Museum of Art, Queens, New York; El Museo del Barrio, New York; Studio Museum Harlem, New York; Ends of the Earth: Land Art to 1974, Museum of Contemporary Art, Los Angeles; Das Atelier. Orte Der Produktion, Kunstmuseum Luzern, Lucerna; nel 2011 History Lessons, Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig, Vienna; The Personal is Political: Women Artists from the Collection, Museum of Contemporary Art, Los Angeles; Staging Action: Performance in Photography since 1960, Museum of Modern Art, New York; nel 2010 Electric Nights, MNAM Centre Georges Pompidou, Parigi; Case Studies from the Bureau of Contemporary Art, New Mexico Museum of Art, Santa Fé; Fresh Hell, Palais de Tokyo, Parigi; Signs of Life: Ancient Knowledge in Contemporary Art, Kunstmuseum Luzern, Lucerna; The Original Copy: Photography of Sculpture 1939 to Today, Museum of Modern Art, New York e Kusthaus Zurich, Zurigo; Energy and Process, Tate Modern, Londra; Haunted: Contemporary Photography/Video/Performance, Solomon R. Guggenheim Museum, New York e Guggenheim Bilbao, Bilbao; Donna: Feminist Avant-Garde of the 1970s, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; nel 2009 Action <>Reaction: Video Installations, Detroit Institute of Arts, Detroit; Mexico: Expected/Unespected, The Isabel and Augustin Coppel Collection, Tenerife Espacio de las Arts, Tenerife; Stedelijk Museum, Schiedam e Museum of Contemporary Arts, San Diego; A Mancha Humana/The Human Stain, Centro Galego de Arte Contemporanea, Santiago de Compostela; Hundred Stories About Love, 21st Century Museum, Kanazawa; Cuba! Art and History from 1868 to Today, Groninger Museum of Contemporary Arts, Groningen; Rebelle: Art and Feminism 1969-2009, Museum voor Moderne Kunst, Arnhem; nel 2008 re.act.feminism: performance art of the 1960’s and 70’s today, Akademie der Kunste, Berlino; Modern Art. Modern Lives. Then + Now, Austin Museum of Art, Austin; NeoHoDoo: Art for a Forgotten Faith, Menil Collection, Houston; P.S.1 Contemporary Art Center, Long Island City e Miami Art Museum, Miami; Comme des bêtes: Ours, chat, cochon & cie, Le Musée Cantonal des Beaux-Arts, Losanna; Arte No Es Vida: Actions by Artists of the Americas, 1960-2000, El Museo del Barrio, New York; nel 2007 Currents: Recent Acquisitions, Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington D.C.; New Perspectives in Latin American Art, 1930-2006: Prints, Photographs and Media Works, Museum of Modern Art, New York; Six Feet Under: Autopsy of Our Relation to the Dead, Kunstmuseum Bern, Berna e Deutsches Hygiene-Museum, Dresda; The Naked Portrait, Portrait Gallery, National Gallery of Scotland, Edimburgo; A Batalla dos Xéneros (Gender Battle), Centro Galego de Arte Contemporanea, Santiago de Compostela; WACK! Art and the Feminist Revolution, The Geffen Contemporary, Museum of Contemporary Art, Los Angeles; National Museum of Women in the Arts, Washington D.C.; Vancouver Art Gallery, Vancouver; P.S.1 Contemporary Art Center, Long Island City; nel 2006 A Curator’s Eye: the Visual Legacy of Robery A. Sobieszek, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles; Into Me/Out of Me, P.S.1 Contemporary Art Center, Long Island City; KW Institute for Contemporary Art, Berlino e MACRO, Roma; Masquerade: Representation and the Self in Contemporary Art, Museum of Contemporary Art, Sydney; Notations: Energy Yes!, Philadelphia Museum of Art, Filadelfia; Primera generación: Arte e imagen en movimiento [1963-1986], Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; nel 2005 SlideShow, Baltimore Museum of Art, Baltimora e Contemporary Arts Center, Cincinnati; nel 2004 Il Bello e le bestie, Museo d’Arte Moderna di Trento e Rovereto, Trento; Traces: Body and Idea in Contemporary Art, The National Museum of Modern Art, Kyoto e The National Museum of Modern, Tokyo; nel 2003 Last Picture Show: Artist Using Photography, 1960 – 1982, Walker Art Center, Minneapolis; UCLA Hammer Museum, Los Angeles e Fotomuseum Winterthur, Winterthur; M_ARS, Neue Galerie Graz, Graz; nel 2002 The Gift: Generous Offerings, Threatening Hospitality, The Bronx Museum of the Arts, New York; Visions from America: Photographs from the Whitney Museum of American Art, Whitney Museum of
American Art, New York; nel 2000 Hypermental: Rampant Reality 1950-2000, Kunsthaus Zürich, Zurigo e Hamburger Kunsthalle, Amburgo; Performing Bodies, Tate Modern, Londra; Postmedia: Conceptual Photography in the Guggenheim Collection, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; nel 1999 Regarding BEAUTY in Performance and the Media Arts, 1960-1999, Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington D.C.; Skin-Deep, Surface and Appearance in Contemporary Art, The Israel Museum, Gerusalemme; nel 1998 Etre Nature, Fondation Cartier pour l’Art Contemporain, Parigi; Out of Actions: Between Performance and the Object 1949-1979, The Museum of Contemporary Arts, Los Angeles; MACBA Museu d’Art Contemporani de Barcelona, Barcellona; MAK Museum of Applied Arts, Vienna; Museum of Contemporary Art, Tokyo e National Museum of Modern Art, Osaka; nel 1997 Amours, Fondation Cartier pourt l’Art Contemporain, Parigi; Body, The Art Gallery at New South Wales, Sydney; nel 1996 Inside the Visible: an Elliptical Traverse of Twentieth Century. Art In, Of, and From the Feminine, ICA Institute of Contemporary Art, Boston; The National Museum of Women in Arts, Washington D.C.; Whitechapel Art Gallery, Londra e The Art Gallery of Western Australia, Perth; nel 1995 Faith Hope Love Death, Kunsthalle Wien, Vienna; Féminin-Masculin: le sexe de l’art, MNAM Centre Georges Pompidou, Parigi; nel 1994 The Label Show: Contemporary Art and the Museum, Museum of Fine Arts, Boston; nel 1993 Latin American Artists of the 20th Century, The Museum of Modern Art, New York; Kunsthalle Köln, Colonia, Estació Plaza de Armas, Siviglia; Musée National d’Art Moderne, Parigi e Fondation Nationale des Arts, Parigi; nel 1992 Ver America, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, Anversa.

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