Carpi (MO) - dal 27 gennaio al 28 febbraio 2013
Tobia Ravà - Memoria d’infinito
PALAZZO DEI PIO
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Piazza Dei Martiri 68 (41012) |
+39 059649955 , +39 059649976 (fax) |
musei@carpidiem.it |
www.palazzodeipio.it |
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La mostra crea attraverso le opere, realizzate con un lettere ebraiche e numeri, un dialogo intenso e serrato in relazione alle testimonianze storiche del Museo del Deportato, lungo un percorso che si snoda nelle sale per raggiungere il momento culminante nella Sala dei Nomi, sulle cui pareti sono graffiti oltre 14.000 nomi di deportati dall'Italia
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orario: venerdì, sabato e festivi, ore 10-13 e 15-19 (possono variare, verificare sempre via telefono) |
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vernissage: 27 gennaio 2013. ore 11 |
autori: Tobia Ravà |
genere: arte contemporanea, personale |
web: www.tobiarava.com |
comunicato stampa
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Il 27 gennaio è il Giorno della memoria. Alle ore 11 nella sede del Museo Monumento al Deportato politico e razziale di Carpi (Palazzo dei Pio) è prevista l’inaugurazione della mostra Memoria d’infinito che proporrà fino al 28 febbraio opere di Tobia Ravà. L’iniziativa, realizzata nell’ambito del progetto Non più nome ma numero, vedrà la presenza dello stesso Ravà, di Lorenzo Bertucelli, Presidente della Fondazione Fossoli, e di Enrico Campedelli, Sindaco di Carpi. La mostra sarà visitabile venerdì, sabato e festivi, ore 10-13 e 15-19.
Il progetto Non più nome ma numero è una proposta didattica promossa dai Musei di Palazzo dei Pio, dalla Fondazione Fossoli (Museo Monumento al Deportato) e dal Liceo Scientifico statale ‘Manfredo Fanti’ di Carpi, in collaborazione con il Castello dei ragazzi e l'Università degli Studi di Modena-Piano lauree scientifiche. Il progetto, che si protrarrà fino a fine marzo, prevede di analizzare l'arte attraverso la matematica, portando alla realizzazione concreta di eventi espositivi con opere originali affiancate da pannelli di studio e approfondimento incentrati sulla geometria, l'aritmetica e la matematica. Le mostre saranno supportate da una serie di attività didattiche rivolte alle scuole di ogni ordine e grado del territorio gestite direttamente dagli studenti del Liceo. Alle ore 15 del 27 gennaio alcuni ragazzi del ‘Fanti’ condurranno una visita guidata alla mostra e lo stesso Ravà il 25 febbraio prossimo terrà una conferenza per gli studenti. Nuove visite guidate curate dagli studenti sono previste il 23 febbraio per i visitatori della mostra e il mese prossimo per i coetanei che partiranno a marzo con il Treno per Auschwitz. Alcuni dei 29 ragazzi iscritti al progetto Non più nome ma numero fanno infine parte del Gruppo di documentazione, con il compito di documentare appunto tutti gli incontri al fine di realizzare un prodotto multimediale che presenterà e commenterà l’esperienza nelle sue fasi progettuali e operative.
La mostra Memoria d’infinito di Tobia Ravà crea attraverso le opere, realizzate con un lettere ebraiche e numeri, un dialogo intenso e serrato in relazione alle testimonianze storiche del Museo del Deportato, lungo un percorso che si snoda nelle sale per raggiungere il momento culminante nella Sala dei Nomi, sulle cui pareti sono graffiti oltre 14.000 nomi di deportati dall'Italia. Tobia Ravà, dopo aver sperimentato molti percorsi creativi inerenti al rapporto arte e scienza, dal 1998 ha avviato una ricerca legata alle correnti mistiche dell’ebraismo: dalla kabbalah al chassidismo, proponendo un nuovo approccio simbolico attraverso le infinite possibilità combinatorie dei numeri. La logica letterale e matematica che sottende le opere di Ravà è intesa come codice genetico e raccoglie elementi sia filosofici sia linguistici che vanno a costituire una sorta di magma pittorico fatto di lettere e numeri, che si cristallizzano sulla superficie “grandangolata” di vedute di paesaggi naturalistici ed architettonici. Alla base di tutto c’è la ghematria, lo studio delle corrispondenze tra le lettere dell’alfabeto ebraico e numeri, di cui l’autore quotidianamente si nutre. In particolare, grazie all’equivalenza tra parola e numero, la ghematria innesca un meccanismo interpretativo per cui i concetti possono trovare forma numerica, e, allo stesso tempo, una serie numerica può essere espressione di più parole. Le opere riportano elementi archetipi della cultura ebraica e si sviluppano attraverso sequenze numeriche riferite ad un linguaggio cosmologico universale, poiché attraverso i concetti base della kabbalah (“tradizione” e anche “ricezione”, indica la tradizione mistica del pensiero ebraico), si arriva ad un percorso etico - filosofico, derivato dal pensiero di Itzachq Luria, per una nuova lettura in chiave etica dell’agire nel mondo contemporaneo.
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