mercoledì 19 gennaio 2011

Nazareno Rocchetti e l'energia creatrice. Il fuoco, la dissoluzione del mondo, la sacralità dei sensi.



PAESAGGIO - 2006 - Tecnica mista su tavola 140x85 cm.



"People who follow Rocchetti's paintings want everithing. They want the beauty, the action, tha drama, the excitment, the sadness; just everything." (Victor De Circasia)
"Nazareno è energia pura. La sprigiona dalla testa, prima che dalle mani, e per dipingere non a caso ha scelto un alleato che gli assomiglia: il fuoco. Che può essere docile, benevolo, capriccioso, lento, improvviso, in ogni caso imprevedibile, come lui e insieme a lui dà forma a opere univche, irripetibili.
E' impossibile per quanto mi riguarda, restare indifferente davanti ai suoi dipinti: evocano scenari ancestrali, ineffabili costringono a farsi domande, a scavare nell'inconscio, ad abbandonarsi alla curiosità di decodificare sensazioni, impressioni. Che poi le riposte si trovino, che siano giuste o sbagliate - secondo chi poi? - non importa: l'arte ha svolto il suo compito, e cosìRocchetti egregiamnete per il suo piacere e per il nostro." (Neri Marcorè)
Colori impressi a fuoco sulla tavola, come reminiscenze di un passato onirco universale, figure inquiete e tormentate, dilaniate dal dolore della nascita ma che al tempo stesso sprigionano l' incontenibile energia posi tiva della materia primordiale.
Tutto questo è nelle opere di Nazareno Rocchetti, pittore e scultore marchigiano comemporaneo che trae la propria ispirazione dai grandi artisti dell 'esperienza informale gestuale (Pollock, Kline), segnica (Mathieu, Hartung, Tobey), ma soprattutto materica (Fautrier, Tapies, Burri). I suoi fiori, le sue donne, i suoi paesaggi rappresentano le tre anime dell'artista: romantica, curiosa e inquieta, passionale e travolgente.

Rocchetti nasce a Filottrano, in provincia di Ancona, il 6 Gennaio 1947. Fisioterapista della Nazionale Italiana di Atletica Leggera, tra i suoi atleti più noti si ricordano Pietro Mennea, Sara Simeoni, Gabriella Dorio, Giovanna Trillini, Gelindo Bordin, Valentina Vezzali. Fondamentale nel suo percorso artistico è l'incontro con l'artista spagnolo Josè Guevara, dal quale apprende la tecnica del fuoco, facendola propria fino al punto di renderla parte essenziale di sé e della propria vita. Guevara nasce in Spagna, a Pueblo de Guzman nel 1926. Nel 1953, a Montevideo, scopre una tecnica che segnerà definitivamente la sua personalità di artista, rendendo lo uno dei più originali sponenti dell 'informalismo materico mondiale: "oleo por combustion del pigmento" che consiste nella bruciatura della materia pittorica preventivamente trattata.

Il fuoco diventa così genio creatore, plasma colore e materia, generando distese esotiche, porti notturni, in una incessante metamorfosi di identità e forme.
Suo allievo prediletto, l'unico accettato e riconosciuto come tale, è proprio Nazareno Rocchetti, che, come il maestro, comincia ben presto a servirsi del fuoco per materializzare sulla tela la propria visione del mondo. Il fuoco, la pietra, il legno.
Per lui, pittore e scultore, il contatto con gli elementi naturali è assolutamente vitale. Artista, pioniere, sperimentato re, le sfide non lo spaventano, anzi. Semmai lo spingono a raggiungere traguardi sempre più arditi e ambiziosi. Le tappe del suo rapporto tattile e passionale con la materia lo vedono scegliere prima l'argilla, poi la pietra e il marmo.
Corpi tendenti all'infinito in un gemito di tacita consapevolezza del dolore, volti birichini, astrazioni, ricordi onirici. Rocchetti è surrealista, visionario, materico, divora concetti e tecniche in un'insaziabile brama di conoscenza e sperimentazione.

Paesaggi indefiniti, lontani, quasi evanescenti nel ricordo e nella consistenza si allernano con dirompenli emanazioni di energia allo stato puro, scaturita dalla deflagrazione della materia quasi in un novello Big Bang e a fiori, i fiori di Rocchetti, meravigliosi, inquietanti, romantici, provocatori: quello che all'apparenza sembra un fiore può celare altro, serbare pericoli, porci di fronte a enigmi come una sfinge che si materializza al bivio, lasciandoci liberi di scegli ere in quale direzionc andare.
Una delle opere più emblematiche di Rocchetti scultore: l'uomo-mela (l'uomo che diventa mela o la mela, frutto proibito, che divora l'uomo?). L'uomo-mela di Rocchetti lotta senza usare violenza per liberarsi del simbolo del peccato originale, per riponare il lutto allo stato iniziale, al giardino dell'Eden. Ma la sofferenza è palpabile, il peso del male è in procinto di schiacciarlo, in ogni istante la trasmutazione potrebbe arrivare a compimento; l'uomo resiste alla tentazione di cadere, di subire la metamorfosi, di lasciare che la sua natura divina venga annientata del tutto.
Un duello senza vincitori né vinti, che si cristallizza nella figura eterna e duplice, solo per metà umana. Rocchetti non dà mai soluzioni, non svela il finale, non indica una strada ma molteplici strade. I suoi mille volti non finiscono mai di stupire. E come lui, le sue opere.

Dolce, irruento, provocatore e sempre pronto alla burla, Rocchelli è eclettico, onnivoro, vulcanico, ma anche incline alla riflessione e a indagare, indugiando, su se stesso e sull'umanità che lo circonda. Lungi dall' emettere giudizi, si limita a porre l'osservatore di fronte a mille possibili soluzioni interpretative, a mille mondi possibili che derivano dalla negazione del mondo e dalla sua continua dissoluzione.
Dalle sue mani affiorano opere spettacolari e sculture imponenti come "La mano" Installata nel "Parco delle Pietre vive" di Cingoli: 13 tonnellate raffiguranti la mano sinistra con la palma rivolta verso l'alto, mentre dal basso dita di altre mani cercano di trascinarla nella bocca del vulcano. Ed ecco di nuovo l'allegoria: il bene che si scontra con le forze negative del male. Ma se in scultura per Rocchetti le regole hanno ancora un valore, in pittura contano solo intuizione, sensibilità, immaginazione. Lo svanire, la dissoluzione, è l'essenza dell'opera di Rocchetti: un veicolo d' irrazionalità, un mezzo affinché il materiale stesso susciti l'opera, il simbolo dell'intervento del caso e delle qualità della materia nella stessa configurazione dcllo spazio plastico.

La poderosa presenza del mondo naturale, in un sistema di flussi e riflussi di vasi comunicanti, presiede la regione più inquietante dell'opera di Rocchetti.
E' il paese dei boschi notturni, dei mondi sommersi, delle eruzioni vulcaniche, delle città sacre. Casualità e automatismo rappresentano per Rocchetti la possibilità di sovvertire gli assiomi universalmente accettati.

Denunciare che il mondo e la nostra identità sono illusori o suscettibili di svanire, denunciare che non sappiamo che cosa siamo nè chi siamo, presuppone aprire le porte della paura innanzi allo sconosciuto mentale, che fìnisce con l'essere anche lo sconosciuto fisico, la negazione della realtà normalmente percepita.
La liturgia dell'universo del fuoco e al tempo stesso del mondo sottomarino è così necessaria: è insieme un esorcismo liberatore e una ricerca della propria identità in un ambito dove non esistono identità riconoscibili.

Le opere di Rocchetti diventano così uno scenario visionario e surreale, un'esperienza in cui si rivivono la creazione, il dolore, la meraviglia.

Nazareno Rocchetti è positivo, dinamico, infonde fiducia. La sua stretta di mano ed il suo sguardo, che vanno diritti al cuore, inducono naturalmente ad approcciarsi in maniera confidenziale con l'uomo e l'artista, aprendogli cuore ed anima; cuore e anima rimandano al fuoco.
"Il mio è un percorso strano - ha detto più volte Rocchetti - ma non casuale. Sono un chiropratico che ha girato il mondo raddrizzando le schiene degli atleti e cercando con la sapienza della manualità di portare benessere e salute all'uomo.
Ho sempre avuto in questa manualità una fase creativa, per esempio dilettandomi di scultura, mio primo amore artistico. Poi, folgorato dalla tecnica di Guevara ho scoperto la potenza espressiva del fuoco".
Rocchetti rifiuta qualsiasi idea, qualsiasi immagine offra spazio ad interpretazioni razionali, psicologiche o culturali: con le sue opere apre ogni porta all'irrazionale, attraverso scene e scenari che sconvolgono senza che l'osservatore ne conosca la vera ragione. Il suo Iinguaggio va i nteso come strumento di transizione nomadica, teso a travalicare i confini della rappresentazione: le sue forme, immagini prive di punti di riferimento, affogate come sono nelle grandi campiture del fuoco, che annullano ogni possibile rapporto col tempo, sono apparizioni che affiorano lentamente alla superficie per oltrepassarla, rimanere sospese al di là dello spazio, essere catturate da uno sguardo, un'emozione, un pensiero, per poi dissolversi nell'eterno divenire dell'universo e nuovamente plasmate dall'elemento che le ha generate.
Le opere di Nazareno sono esposte ovunque: nel museo dell'Etichetta Cupramontana (AN), nel museo della Modernità di Filottrano (AN), nel museo Beato Sante Mombararoccio (PU), nella Pinacoteca d'Arte dei Frati Minori Falconara (AN), nella Pinacoteca Pieve Torina (MC), nel museo di Arte Sacra di Serrapretona (MC), nel Parco pubblico Fontescodella di Macerata, in Piazza Cerasa a Mondolfo (PU), Parco delle Pietre Vive Cingoli (MC), la sede del Centro Sportivo Universitario di Torino.
Lavori che colpiscono per la capacità di evocare, trascinando l'osservatore in una dimensione fatta di oblio e di incantato stupore, ogni volta come fosse la prima, le atmosfere telluriche e primordiali delle origini del tutto.

Critico d 'Arte
Dott.ssa Lucia Mosca
"Se in scultura Rocchetti rispetta le regole, in pittura le stravolge, affidandosi all'automatismo linguistico che appare guidato da una sorta di sesto senso, fatto di intuizione, sensibilità, immaginazione." (Alvaro Valentini)
"Nazareno Rocchetti pensa, agisce, scolpisce e dipinge con una vitalità che assomiglia a quella di un ciclone". (Armando Ginesi)

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