Testa con chioma
Mombercelli (AT) - dal 20 ottobre al 16 dicembre 2012
Paolo Spinoglio - Dieci anni dopo
MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA
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Via Brofferio 18 (14047) |
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antologica
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orario: Sabato e Domenica 15:30 - 17:30 Gli altri giorni su prenotazione: Tel. 0141 959610 - Cell. 348 2615497 (possono variare, verificare sempre via telefono) |
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vernissage: 20 ottobre 2012. h 17 |
catalogo: in galleria. presentazione di Gianfranco Schialvino |
autori: Paolo Spinoglio |
genere: arte contemporanea, personale
comunicato stampa
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PAOLO SPINOGLIO nasce a Torino nel 1956. Muore ad Asti nel 2002. Apprende i primi rudimenti dell’arte in famiglia, attratto fin da ragazzo dalla bravura del padre Tullio, appassionato pittore ed acquerellista. Dopo gli studi classici si iscrive ad Architettura e successivamente ad Archeologia, ma non sono queste le sue strade; impara le tecniche del disegno dal Prof. Carlo Giuliano ed in seguito sotto la guida del Prof. Riccardo Cordero trova quello che veramente cerca: la Scultura. Fin dagli esordi le riflessioni plastiche, di natura figurativa, trovano nella terracotta il materiale ideale. Nel 1989 si trasferisce nell’astigiano: compra un grande forno e nel suo studio laboratorio tra disegni, attrezzi, scritte su muri, bozzetti e musica nascono le sue opere, o meglio le sue “creature” come amava chiamarle. Negli anni il suo stile si evolve verso l’astrazione con l’eliminazione progressiva dei particolari descrittivi sino a giungere a quei visi che sorridono ad occhi chiusi. La sua prima mostra nel 1974 è la Collettiva per Giovani Artisti alla Promotrice delle Belle Arti di Torino. La sua attività espositiva prosegue conpersonali in gallerie private e spazi pubblici fino al 2001.
** Estratto dalla presentazione in catalogo : “….Un lavoro breve il suo, troppo. Ma intenso, concluso per mala ventura sull’orlo dell’abbrivo alla forma assoluta, nel fascino seducente dell’incognita brancusiana. Alla soglia dell’astrazione nella conquistata semplicità delle linee, tese con naturalezza sconcertante nel concorrere a dar forma con mani forti e generose alla folla di idee che si ammassavano sotto una massa irta di capelli stopposi. In un viaggio deciso alla ricerca della leggerezza, quella che Calvino indicava nella “sottrazione di peso”. Dove le sculture, non meno dei suoi disegni e i dipinti testimoniano l’evolversi progressivo di una ricerca che, faticosa nella sperimentazione dell’indagine linguistica, si pervade e accresce di alone poetico, di passione, di sicurezze trovate nell’aspirazione alla classicità. Dalla lepidezza bizantina confluita lentamente in un neoprimitivismo novecentesco, da leggersi in un Carrà distillato nell’ermetismo montaliano, fino all’appiglio sicuro del solco arcaico in cui si rifugia nell’ambizione a una purezza quasi magica.Dovecerca di togliere gravità alle figure: ogni volta il superfluo della polvere, un’increspatura, il sibilo della vibrazione acuta, uno spigolo, il bordone della piega, la zavorra della citazione, il dialogo con la tradizione, l’ossequio ai maestri. Per ambire alla dissoluzione della realtà, l’annullamento della materia, la conquista della poesia che sola, invisibile, imbibisce il corpo, spogliandolo della pesantezza di vivere. Per inscrivere il sentimento in una figura che perde la fisicità impietrendosi nella sua stessa essenza immemoriale, nella ieraticità del simbolo cui è infallibilmente votata. ….. “
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