Sahara.
Peter W. Häberlin - Fotografie 1949-1952
La vita schiva e misteriosa di un grande fotografo svizzero, morto troppo giovane, raccontata attraverso la sua opera e le tracce dei suoi viaggi nel Sahara, deserto, mito e topos dell’anima. A cento anni dalla nascita, la Svizzera riscopre Peter W. Häberlin.
26 ottobre 2012 - 10 marzo 2013 Inaugurazione: 25 ottobre ore 18
SAHARA, la mostra dedicata al fotografo svizzero PETER WERNER HÄBERLIN (1912 - 1953) è la settima del percorso «Esovisioni», progetto del Museo delle Culture di Lugano nato con l’obiettivo di delineare una sorta di vera e propria «mappa» dei modi in cui l’Occidente ha guardato (e giudicato) l’Altro. La ricerca svolta dal museo per riportare alla luce le tracce e la vita di Häberlin, attraverso la testimonianza degli amici, dei compagni di viaggio dei parenti ancora vivi o dei loro diari e racconti, è stato appassionante e avventuroso, e consente ora di vedere e scoprire l’opera di quello che si può considerare uno dei più grandi fotografi svizzeri del secolo scorso. L’esposizione, allestita nelle sale di Villa Ciani (Parco Civico) di Lugano, inaugura giovedì 25 ottobre alle ore 18 e sarà aperta al pubblico fino al 10 marzo 2013. (Conferenza e preview per la Stampa: giovedì 25 ottobre ore 11)
PETER WERNER HÄBERLIN
Häberlin realizzò il suo reportage Trans-Sahariano tra il 1949 e il 1952, una immensa serie di scatti fotografici che scaturì da quattro viaggi (di uno dei quali sono state trovate ben poche informazioni), che egli compì seguendo le antiche vie carovaniere che da Algeri attraversavano il Sahara per terminare nel Camerun settentrionale. Poco dopo le sue peregrinazioni nel continente africano trovò la morte, nel 1953, in un tragico incidente occorsogli proprio alla vigilia di un’altra importante partenza, questa volta per il Messico.
La biografia di Häberlin è a tutt’oggi in parte misteriosa. Non è stato semplice, seppur assai stimolante, ripercorrerne le tappe esistenziali e professionali, né tratteggiare i suoi numerosi viaggi, le frequentazioni e le letture. Nato nel 1912 nel villaggio rurale di Oberaach, in Svizzera (Cantone Turgovia), appare innegabile la sua forte tensione verso il viaggio, compiuto con qualsiasi mezzo a disposizione. Häberlin sembra usare la fotografia per accompagnare il suo lento muoversi nel mondo, rispettando i propri tempi più che quelli dei giornali e del mercato.
Nella sua passione per il continente africano si può scorgere una risposta agli anni drammatici della guerra, una tensione verso un luogo ancora incontaminato e non sconvolto profondamente dal conflitto. Un continente in cui, sottotraccia, si intravede la possibilità di un’altra società, ideale e senza tempo, dove l’uomo vive ancora in un rapporto autentico con la natura. Le sue immagini ritraggono le
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popolazioni africane in una sorta di dimensione atemporale in cui l’intento documentario e narrativo lascia quasi del tutto il posto a una forma di contemplazione. Il soggetto etnografico è proiettato direttamente in un ambito filosofico e simbolico, nonché in una ricerca del bello in evidente dialogo interiore con la ricerca spirituale del fotografo.
Le sue fotografie vennero raccolte nel volume Yallah, uscito con una prefazione dello scrittore americano Paul Bowles, e pubblicate postume nel 1956, ma molte di esse rimasero inedite. Ecco quindi, a 100 anni dalla nascita il desiderio di riscoprire le tracce del suo lavoro.
L’ESPOSIZIONE
Le 128 fotografie presentate in questa occasione dal Museo delle Culture di Lugano, ordinate secondo un percorso narrativo che permette di precisare le diverse tematiche e i caratteri salienti della fotografia e della visione del mondo di Häberlin, sono per lo più inedite, esposte per la prima volta in pubblico e provengono dalle stampe dei negativi conservati dalla Fondazione Svizzera per la Fotografia di Winterthur, realizzate appositamente per l’esposizione temporanea.
Ad arricchire la narrazione fotografica saranno poste lungo il percorso espositivo una selezione di oggetti della cultura materiale Tuareg provenienti dalle Collezioni del Museo nazionale di antropologia ed etnologia dell'Università degli studi di Firenze Il catalogo della mostra, pubblicato come settimo numero della collana «Esovisioni» edita da Giunti, raccoglie oltre alle prefazioni della Capo Dicastero Attività Culturali della Città di Lugano, Giovanna Masoni Brenni e del Direttore della Fondazione Svizzera per la Fotografia, Peter Pfrunder, una serie di contributi di: Alessia Borellini, Thomas Dubs, Marzia Fabiano, Gian Carlo Castelli Gattinara, Gian Franco Ragno e Sara Steinert Borella. La biobibliografia è a cura di Adriana Mazza.
L’esposizione temporanea curata dal Museo delle Culture sarà allestita nelle sale di Villa Ciani a Lugano e sarà successivamente itinerante in Svizzera, Italia e in altri Paesi.
PARTNER e SOSTENITORI
Il progetto espositivo SAHARA, ideato e prodotto dal Museo delle Culture di Lugano, realizzato con la già menzionata collaborazione della Fondazione Svizzera per la Fotografia di Winterthur e il Museo nazionale di antropologia ed etnologia dell'Università
degli studi di Firenze, si avvale del sostegno di Cantone Ticino – DECS Swisslos, ProHelvetia – Fondazione Svizzera per la Cultura e
Fondazione Ada Ceschin Pilone di Zurigo.
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