senza titolo 2012
Torino - dall'undici ottobre al 9 novembre 2012
Roberto Gandus - Fili
PAOLO TONIN ARTE CONTEMPORANEA
|
Via San Tommaso 6 (10122) |
+39 01119710514 , +39 01119701494 (fax) |
info@toningallery.com |
www.toningallery.com |
|
Dove la vista sfiora la cecità, subentra la verifica tattile, che prende atto dei materiali e della loro delicata elaborazione: lo stucco che finge il muro, l’imprimitura che trasforma il senza-tempo del supporto in pelle sensibile, le provocazioni tecnologiche e manuali che formano palinsesto.
|
orario: apertura 10,30 - 13 /14,30 - 19 da lunedì a venerdì, sabato su appuntamento
(possono variare, verificare sempre via telefono) |
|
biglietti: free admittance |
vernissage: 11 ottobre 2012. h 19-22 |
autori: Roberto Gandus |
genere: arte contemporanea, personale
comunicato stampa
|
|
Il lavoro sviluppato in questi ultimi due anni è la prosecuzione di un mio assillo: l’ambiente, i percorsi degli interni dove viviamo, con particolare attenzione al e ai perimetri, agli oggetti. In sostanza tutto quanto sottolinea il vuoto. Più che guardare inconsciamente seziono, taglio, estrapolo. L’occhio è dunque una sorta di forbice che taglia immagini per poi rimontarle come si fa nel cinema. Il racconto che ne esce è ancora l’ambiente. Catturo o vengo catturato da una sedia, nel passarle accanto sfuma, diventa ombra, non rimane che rappresentarla, disegnare su stucco la sua traccia, fotografarla, imprimerla sulla tela, tornare ad accennarne con la grafite i contorni e con la tempera proporre il ricordo del colore. Così per un vecchio sgabello da pianoforte, carico di ricordi, anche lui traccia di un passato che va svanendo. O per l’ombra di una foglia sul muro o il brandello di un filo scoperto, il groviglio di fili elettrici o il filo che scompare o appare dal muro. Tutti elementi che disegnano lo spazio, lo contornano anzi lo scontornano, ne segnalano il vuoto. Le immagini sono a volte singoli frammenti, a volte brevi sequenze a raccontare istante per istante il vissuto. “La galleria è luogo d’elezione in quanto luogo in cui si acuisce la percezione, in cui si vede con più acutezza. Un processo di adattamento del guardare, cioè del configurare il realizzabile come si viene realizzando, alla condizione nostra, già realizzata, di riguardanti, di passeggiatori che osservano”. Parole di Paolo Fossati per la presentazione di una mia mostra di tanti anni or sono. Là si trattava di una passeggiata (in galleria), tesa a sezionare il luogo tramite la fotografia, qui, forse, il discorso è per certi versi analogo: “i quadri” riportano tracce, brandelli, rimasugli di oggetti, luoghi e ambienti dove si è vissuti, segni pronti anche loro a cancellarsi, ad annullarsi. Per lasciare cosa? Memoria? Vuoto? Fili, fili scoperti, groviglio, sgabello, sedia, ombre. Passeggiata o Traccia che sia, è l’espressione dell’esasperazione di una paura: “quella di non riuscire a vedersi vedente, non sentirsi in sintonia e restare disaggregato, allo stadio di catalogo... Catalogo in cui la somma non da né lo zero né l’io.” RG
|
|
|
Nessun commento:
Posta un commento