Monopoli (BA) - dal 9 ottobre al 13 novembre 2010
Benito Gallo Maresca - 80 voglia di vivere con la pittura
Benito Gallo Maresca - 80 voglia di vivere con la pittura
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Per Gallo Maresca la figura umana è la Stella polare. Immagini di donne concrete, carnali e al medesimo tempo virtuali e lontane, ma sempre presenti, si distendono languide al centro della scena dell’arte. | |
orario: da martedì a sabato, dalle ore 17.30 alle 20.30 (possono variare, verificare sempre via telefono) | |
biglietti: free admittance | |
vernissage: 9 ottobre 2010. ore 19.00 | |
catalogo: in galleria. a cura di Santa Fizzarotti Selvaggi | |
curatori: Mina Tarantino | |
autori: Benito Gallo Maresca | |
patrocini: Regione Puglia Città di Monopoli | |
genere: arte contemporanea, personale La galleria SPAZIOSEI di Monopoli promuove dal 9 ottobre al 13 novembre 2010 la mostra personale del maestro Benito GALLO MARESCA, un evento culturale che conferma l’impegno e la sensibilità dell’Associazione per la cultura e l’arte: 80 voglia di vivere con la pittura Benito GALLO MARESCA, nato nel 1930 a Boscotrecase (Na), dal 1956 vive a Bari. È stato titolare di cattedra di discipline pittoriche presso l’Istituto d’Arte e, fino al 1989, presso il Liceo Artistico di Bari. Con Bibbò, De Robertis, Spizzico e Stifano, ha dato vita alla galleria d’arte “La Vernice”, contribuendo in modo determinante, con una attività più che quarantennale, alla vita artistica e culturale della città di Bari. Vincitore di numerosi concorsi pubblici, ha realizzato opere artistiche per scuole, ospedali e palazzi comunali; ha ricevuto molti premi e le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Nel periodo 1982-86 ha ricoperto l’incarico di consulente per la valutazione di opere d’arte presso il Ministero dei Beni Culturali. La mostra, a cura di Mina TARANTINO, realizzata in occasione degli ottant’anni del maestro Gallo Maresca, è presentata dal critico d’arte Santa FIZZAROTTI SELVAGGI, che di lui scrive: « Benito Gallo Maresca ha vissuto con e nella Pittura, sua compagna fedele, suo ineludibile Oggetto d’amore. L’artista, nelle cui vene scorre il colore, e dunque l’emozione, ben rappresenta la tradizione pittorica di Puglia, sua terra d’adozione, del Mezzogiorno, del Mediterraneo: ma insieme alla passione ha sempre lasciato emergere una ragione altra dal labirinto dei pensieri, dal quel luogo erotico che nelle arti svela il sogno dei sogni. Cantore di cose e paesaggi, coltiva dentro di sé la giovinezza eterna tipica dei Maestri nel cui sangue scorre il sentimento oceanico dell’amore. Le sue opere evocano sensazioni perdute, trovano nella matericità della pittura effetti elegiaci che ci riconducono ad una poetica dalle potenzialità incommensurabili. Non a caso Raffaele Nigro così del Maestro ha scritto: “Soltanto il colore rende le cose esistenti, depositate come sono in una cesta, su un tavolo, nel riquadro di un fazzoletto, proprio come i nomi danno asilo nel mondo degli uomini, un mondo fatto di dialogo e di parole”. Benito Gallo Maresca, attraverso il colore, incontra il suo vero Sé, aperto all’incontro con l’Altro. Nella mostra aleggia impalpabile il Fato, che risulta essere superiore agli Dèi, una chiarezza quasi illuministica che consente di percepire un insieme di voci, quelle della nostra gente e della nostra quotidianità dolente, che si fanno anelito di speranza. Il taglio compositivo è austero, privo di ogni superfluo orpello, mentre appare carico di un silenzio colmo di drammaticità. La magia della pittura disvela un verso di Goethe "Tutto ciò che passa non è che immagine". È questa la minima parte di una verità a noi sempre irraggiungibile che nasconde in sé l’idea di una catastrofe. A tal proposito non mancano le esperienze informali, quali testimoni che solo il saper “fare” pittura può condurre alle più ardite sintesi. Una gestualità che induce Benito Gallo Maresca a concedersi alla terra, al cielo, alle acque, alle nuvole, agli arbusti fioriti dei nostri boschi, che egli sente partecipi della vicenda umana. Di qui gli accenti fauves che permeano le Sue opere. Il gruppo dei Fauves comprese pittori quali Matisse i cui cromatismi hanno aperto nuove intuizioni sul dipingere, sulla luce generata dall’accostamento di colori puri. E in Gallo Maresca il significato dell’opera coesiste e scaturisce dalla forma, dal colore, dall’immediatezza della gestualità. La narrazione di Benito Gallo Maresca si snoda lungo i versanti di una profonda ferita che paradossalmente unifica le parti, luoghi impossibili, epoche diverse. Ma in realtà lo sguardo coglie l'essenza più segreta delle rappresentazioni pittoriche dominate da figure allegoriche e paesaggi densi di plasticità. Questo è il motivo che rende la mostra un percorso misterioso di sapienza, di respiri ineffabili, di commozioni che, tese al massimo di un lirico realismo, sollecitano il nostro cuore, la nostra mente e i nostri sensi. Le immagini si accendono di tensioni: il segno è una meravigliosa linea di caduta che tradisce la malinconia dell’artista. Le contraddizioni dei cieli smaltati generano la voglia di svanire nel mondo delle visioni, tra le plaghe sconosciute dell'universo. L'obliquità dei tagli riconduce alla riflessione intorno al trascorrere del tempo, a quella nostalgia che tesse la tela dell’arte. Ricordi, memorie, avvenimenti lontani costruiscono le trame narrative di opere che si rivolgono ad una metaforica Stella polare, intima guida silenziosa e sfuggente ma al medesimo tempo sicura per i naviganti nel mare dell’essere. Per Gallo Maresca la figura umana è questa Stella polare. Immagini di donne concrete, carnali e al medesimo tempo virtuali e lontane, ma sempre presenti, si distendono languide al centro della scena dell’arte. La Donna, la Madre, la Madre –Terra, le radici mai dimenticate… La luminosità dei colori rende suggestive le opere che si aprono sulle pareti della galleria, mentre al limite di tempestosi orizzonti si liberano angosce e reminiscenze. L'assillante rapporto di essere e non essere, del giorno che volge al tramonto, in attesa dell’alba, trova un adempimento, quasi in termini heideggeriani nell’impensabile luogo dove anche la morte può vivere: la pittura diviene il frutto di complesse elaborazioni del profondo. La memoria trattiene gli istanti; il corpo si fa immagine, vibrazione infinita, evocatrice di atmosfere irreali. È la cifra del nostro “essere al mondo” che riempie di poesia l'elemento pittorico mentre costruisce la leggenda dell'arte, lo specchio magico del tempo. La drammaticità delle scene genera effetti tridimensionali e l’artista viaggia fra i desideri della "speranza" rimasta sul fondo del vaso di Pandora, richiuso forse troppo in fretta… Mario Sansone così scrive dell’opera di Gallo Maresca: “La realtà non è mai vista con lo stupore delle cose imprevedute, mai possedute nei suoi limpidi contorni o nelle sue tragiche dissonanze, ma è colta – e accettata – nel suo farsi, collocata in un ritmo che ritiene sempre qualcosa di incompiuto e quasi provvisorio”. Questo è il senso del linguaggio delle arti. Nulla è casuale e la progettazione si affida al dominio del visuale che nella materia incontra l’anima nella sua corporeità. La voglia di volare sempre più in alto trova la sua realtà nell’incontro quotidiano con l’“amante” che lo ha sempre accompagnato nella vita: “un’amante carnale” fatta di antiche opalescenti memorie che si spiritualizzano tra le scene dell’arte. "Impassibile, l'anima riposava, guardandosi lottare" scrive Arjuna, e i lavori di Gallo Maresca rappresentano la Natura che dolorosamente diviene, si trasforma mentre trascende se stessa. La tecnica, non a caso, oscilla fra equilibri e squilibri, fra i due punti estremi che si inscrivono in un sospiro che è respiro: vivre…je respire et je vois. L’Artista celebra il suo amore segreto, questo Amore ha un nome: la Pittura.» |
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