Ilaria Margutti - Tr-amando.Il filo dell’imperfetto
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Il confine è la pelle. Quella cerniera labile e sottile fra interno ed esterno. Tra dolore e guarigione. L’artista stimola con il ricamo pratiche di contatto, di attraversamento di confini, di scambio; riporta alla memoria le sue ferite, una ad una, ritraendo l’atto del risanamento come momento di purificazione dal dolore. | |
orario: mar-ven 18-20, sab-dom 19-21 (possono variare, verificare sempre via telefono) | |
vernissage: 30 ottobre 2010. | |
autori: Ilaria Margutti | |
patrocini: dal Ministero della Gioventù e dal Comune di Bitonto, Assessorato alla Cultura e alle Politiche giovanili | |
note: In occasione della Terza edizione del Bitonto Art Festival, festival delle arti giovanili | |
genere: arte contemporanea, personale | |
email: info@artsob.it | |
web: www.artsob.it |
In occasione della Terza edizione del Bitonto Art Festival, festival delle arti
giovanili patrocinato dal Ministero della Gioventù e dal Comune di Bitonto,
Assessorato alla Cultura e alle Politiche giovanili, il collettivo curatoriale
ArtSOB, Lara Carbonara e Lucrezia Naglieri, presentano la personale
dell’artista Ilaria Margutti, Tr-amando. Il filo dell’imperfetto.
Orari: mar-ven 18-20, sab-dom 19-21
Biglietti: Ingresso libero
Vernissage: 30 ottobre ore 20.00
Curatori: Lara Carbonara e Lucrezia Naglieri
Info 3336135447, 3382346161
Autori: Ilaria Margutti
In occasione della Terza edizione del Bitonto Art Festival, festival delle arti
giovanili patrocinato dal Ministero della Gioventù e dal Comune di Bitonto,
Assessorato alla Cultura e alle Politiche giovanili, il collettivo curatoriale
ArtSOB, Lara Carbonara e Lucrezia Naglieri, presentano la personale
dell’artista Ilaria Margutti, Tr-amando. Il filo dell’imperfetto.
Una mano salda. Un ago ostinato, deciso. Un filo che pende giù dalle tele. E le
dita ad indicargli i confini da ridisegnare. Tele ricamate, ferite ricucite,
frammenti di vita, tessitura di un dolore impenetrabile, Ilaria Margutti
sottrae alla storia il tempo, facendo diventare assolute le ferite delle donne
da lei ritratte. Un gesto antico, ripetuto, una litania sommessa e silenziosa,
tenace e spietata nel suo intento, sensuale ed evocativa nella sua
inquietudine.
Tessere, ricamare, rammendare, cucire sono tutte ‘azioni’ simbolicamente legate
alla ‘creazione’, al generare della vita dall’attesa.
L'ago diviene strumento della ‘creazione’. "L'ago è un medium, un mistero, una
realtà, un ermafrodita, un barometro, un momento, e uno zen: non lascia tracce
e alla fine scompare. L’unica traccia è la connessione che ha realizzato” (Kim
Sooja). È pungente, serve a ferire, come pure a ricucire, rammendare,
ricostruire le linee della propria esistenza.
I corpi si contorcono, cieche e ostinate le mani tastano la pelle, ne
riconoscono gli orli, ne imprimono i solchi, ne rammendano le pieghe. Donne
instancabili compongono e definiscono le loro forme, percorrono cavità e
sporgenze, attraversano bocca e ciglia, ginocchia e ombelichi, seni e unghie.
L’artista non rimargina del tutto, ma attraversa le fratture della carne per
trasfigurare le sue tele in uno ‘stare presso di sé’, una cicatrice in cui
rinchiudersi e avere pace.
Il confine è la pelle. Quella cerniera labile e sottile fra interno ed esterno.
Tra dolore e guarigione. L’artista stimola con il ricamo pratiche di contatto,
di attraversamento di confini, di scambio; riporta alla memoria le sue ferite,
una ad una, ritraendo l’atto del risanamento come momento di purificazione dal
dolore. Mettersi a nudo in un rituale di guarigione, una intimità rivista in
una nuova presa di coscienza, una appartenenza alla memoria resa tattile e
tangibile in un nuovo contesto di intersezione tra sensibilità individuale e
sensibilità collettiva. La pelle. Un indumento scarnificato senza fretta da una
solitudine troppo rumorosa. Il mondo della donna, musa e schiava insieme,
immolato nella profanazione del corpo.
E il corpo stesso, abusato dal dolore, diventa stoffa, mostrando trama e ordito
della sua identità; la tessitura diventa il momento della conservazione dopo la
trasformazione.
Ric-amare diviene un atto d’amore, verso se stessi.
Prendi, srotola, segui la linea che il cotone fa sulla mia pelle, china il capo
come fa l’ago, tienimi la mano, stretti i lembi, trattieni l’assenza, distendi
le pieghe, ricuci le crepe. Abbi cura di me, cerca la mia pelle lacerata,
dimentica le ossessioni, possiedi i ricordi, strappali dalle ginocchia,
infilali in questa pancia abitata, smaglia questi fianchi stanchi, penetra le
carni aperte, infilza questi seni vuoti, pungi queste mani avide... è il corpo
o l’anima?
(Lara Carbonara, Lucrezia Naglieri)
L’artista condurrà, il 30 Ottobre, un workshop sulla memoria tattile, per la
realizzazione del ‘Catalogo inutile dell’esistenza’, che raccoglie ricordi,
segni, storie della gente in forma del tutto anonima.
Ilaria Margutti
Nata a Modena, si diploma dapprima all’istituto d’arte di Sansepolcro tessitura
e stampa su stoffa e Urbino, in disegno animato, successivamente all’accademia
di belle arti di Firenze.
Senza mai abbandonare l’interesse per la pittura, nel 2004 intraprende la
carriera di insegnante di disegno e storia dell’arte al liceo scientifico. Ora
insegna Disegno e Storia dell’Arte al Liceo scientifico di Sansepolcro dove
vive e lavora.
Ha collaborato con Wannabee Gallery, Milano, Janinebeangallery, Berlino, MLB
home gallery, Ferrara, Zerouno, Barletta, Galleria911, La Spezia, Kairos,
Catanzaro, Bontadosi Art Gallery Montefalco (PG).
giovanili patrocinato dal Ministero della Gioventù e dal Comune di Bitonto,
Assessorato alla Cultura e alle Politiche giovanili, il collettivo curatoriale
ArtSOB, Lara Carbonara e Lucrezia Naglieri, presentano la personale
dell’artista Ilaria Margutti, Tr-amando. Il filo dell’imperfetto.
Orari: mar-ven 18-20, sab-dom 19-21
Biglietti: Ingresso libero
Vernissage: 30 ottobre ore 20.00
Curatori: Lara Carbonara e Lucrezia Naglieri
Info 3336135447, 3382346161
Autori: Ilaria Margutti
In occasione della Terza edizione del Bitonto Art Festival, festival delle arti
giovanili patrocinato dal Ministero della Gioventù e dal Comune di Bitonto,
Assessorato alla Cultura e alle Politiche giovanili, il collettivo curatoriale
ArtSOB, Lara Carbonara e Lucrezia Naglieri, presentano la personale
dell’artista Ilaria Margutti, Tr-amando. Il filo dell’imperfetto.
Una mano salda. Un ago ostinato, deciso. Un filo che pende giù dalle tele. E le
dita ad indicargli i confini da ridisegnare. Tele ricamate, ferite ricucite,
frammenti di vita, tessitura di un dolore impenetrabile, Ilaria Margutti
sottrae alla storia il tempo, facendo diventare assolute le ferite delle donne
da lei ritratte. Un gesto antico, ripetuto, una litania sommessa e silenziosa,
tenace e spietata nel suo intento, sensuale ed evocativa nella sua
inquietudine.
Tessere, ricamare, rammendare, cucire sono tutte ‘azioni’ simbolicamente legate
alla ‘creazione’, al generare della vita dall’attesa.
L'ago diviene strumento della ‘creazione’. "L'ago è un medium, un mistero, una
realtà, un ermafrodita, un barometro, un momento, e uno zen: non lascia tracce
e alla fine scompare. L’unica traccia è la connessione che ha realizzato” (Kim
Sooja). È pungente, serve a ferire, come pure a ricucire, rammendare,
ricostruire le linee della propria esistenza.
I corpi si contorcono, cieche e ostinate le mani tastano la pelle, ne
riconoscono gli orli, ne imprimono i solchi, ne rammendano le pieghe. Donne
instancabili compongono e definiscono le loro forme, percorrono cavità e
sporgenze, attraversano bocca e ciglia, ginocchia e ombelichi, seni e unghie.
L’artista non rimargina del tutto, ma attraversa le fratture della carne per
trasfigurare le sue tele in uno ‘stare presso di sé’, una cicatrice in cui
rinchiudersi e avere pace.
Il confine è la pelle. Quella cerniera labile e sottile fra interno ed esterno.
Tra dolore e guarigione. L’artista stimola con il ricamo pratiche di contatto,
di attraversamento di confini, di scambio; riporta alla memoria le sue ferite,
una ad una, ritraendo l’atto del risanamento come momento di purificazione dal
dolore. Mettersi a nudo in un rituale di guarigione, una intimità rivista in
una nuova presa di coscienza, una appartenenza alla memoria resa tattile e
tangibile in un nuovo contesto di intersezione tra sensibilità individuale e
sensibilità collettiva. La pelle. Un indumento scarnificato senza fretta da una
solitudine troppo rumorosa. Il mondo della donna, musa e schiava insieme,
immolato nella profanazione del corpo.
E il corpo stesso, abusato dal dolore, diventa stoffa, mostrando trama e ordito
della sua identità; la tessitura diventa il momento della conservazione dopo la
trasformazione.
Ric-amare diviene un atto d’amore, verso se stessi.
Prendi, srotola, segui la linea che il cotone fa sulla mia pelle, china il capo
come fa l’ago, tienimi la mano, stretti i lembi, trattieni l’assenza, distendi
le pieghe, ricuci le crepe. Abbi cura di me, cerca la mia pelle lacerata,
dimentica le ossessioni, possiedi i ricordi, strappali dalle ginocchia,
infilali in questa pancia abitata, smaglia questi fianchi stanchi, penetra le
carni aperte, infilza questi seni vuoti, pungi queste mani avide... è il corpo
o l’anima?
(Lara Carbonara, Lucrezia Naglieri)
L’artista condurrà, il 30 Ottobre, un workshop sulla memoria tattile, per la
realizzazione del ‘Catalogo inutile dell’esistenza’, che raccoglie ricordi,
segni, storie della gente in forma del tutto anonima.
Ilaria Margutti
Nata a Modena, si diploma dapprima all’istituto d’arte di Sansepolcro tessitura
e stampa su stoffa e Urbino, in disegno animato, successivamente all’accademia
di belle arti di Firenze.
Senza mai abbandonare l’interesse per la pittura, nel 2004 intraprende la
carriera di insegnante di disegno e storia dell’arte al liceo scientifico. Ora
insegna Disegno e Storia dell’Arte al Liceo scientifico di Sansepolcro dove
vive e lavora.
Ha collaborato con Wannabee Gallery, Milano, Janinebeangallery, Berlino, MLB
home gallery, Ferrara, Zerouno, Barletta, Galleria911, La Spezia, Kairos,
Catanzaro, Bontadosi Art Gallery Montefalco (PG).
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