martedì 17 aprile 2012

Ruth Bernhard

Arte fotografica
Ruth Bernhard

Nata a Berlino il 14 ottobre 1905, Ruth Bernhard iniziò la carriera di fotografa alla fine degli anni ’20, a New York, città dove era emigrata con il padre Lucian, di mestiere grafico pubblicitario. All’inizio del decennio successivo cominciò una collaborazione con un quotidiano di New York che le consentì, con i primi guadagni, di acquistare una macchina fotografica e tentare la strada delle libera professione, scelta piuttosto difficile per una donna dell’epoca. Difficile era anche la scelta, di carattere personale, di manifestare senza reticenze la propria omosessualità, tema che traspose anche nell’immagine intitolata “Two Forms” (1962), che aveva per soggetto due modelle, amanti anche nella vita.

Trasferitasi in California con la propria compagna di allora, la designer Evelyn Phimister, si stabilì a Carmel, a Hollywood e infine a San Francisco, dove ha vissuto ininterrottamente fin dal 1953. Nel 1967 incontrò quello che sarebbe diventato l’amore della sua vita: Price Rice, un ufficiale di colore dell’esercito americano, con il quale il rapporto perdurò fino alla morte di lui, nel 1999.
Si può dire che sia stata la collaborazione con Edward Weston a segnare una svolta nella sua carriera di fotografa. Il collega la spinse a essere più ambiziosa ed a credere nella fotografia come forma d’arte. E il riconoscimento degli ambienti più “di tendenza” dell’arte contemporanea non tardò ad arrivare, grazie anche ad estimatori e amici di una certa fama come Alfred Stieglitz, fotografo e anche conosciuto gallerista, il quale organizzò per lei numerose mostre fotografiche nelle principali capitali dell’arte mondiale.

Tra i numerosi scatti di Ruth Bernhard considerati dei capolavori, oltre al già citato Two Forms, si ricordano in particolare Box, Horizontal (1962), che nel 2008 è stato battuto all’asta a New York per ben 31.000 dollari, ed Embryo (1934), uno dei primi nudi della fotografa originaria di Berlino, oggi conservato al MoMA di New York. Box è considerato il suo capolavoro: l'immagine di una donna nuda dentro una scatola, premonitrice metafora del consumismo conformista che avrebbe negli anni successivi 'commercializzato' tutto, anche il corpo femminile.

Perché ricordare oggi, una grandissima fotografa come la Bernhard? Innanzitutto perché è considerata, sul piano estetico, una maestra del nudo fotografico in bianco e nero, alla quale si sono rifatti, più o meno esplicitamente, tutti i grandi fotografi d'arte del Novecento; ma, soprattutto, perché oggi, nel momento in cui la figura femminile nuda è stata volgarmente sfruttata, banalizzata e vilipesa dal consumismo pubblicitario, l’esempio dei ritratti della fotografa tedesca vale a ricordarci che il corpo femminile nudo, che rappresenta una delle manifestazioni più alte della bellezza esistenti in natura, va rappresentato accostandosi ad esso con rispetto, cercando di rappresentare anche quell’alone di mistero che da sempre lo accompagna e che lo rende così suggestivo: la bellezza non è fatta solo di luce, ma anche di ombra, quell’ombra che suggerisce senza rivelare. E solo una raffinata sensibilità femminile come la sua poteva esprimere nella fotografia, questo concetto, oggi troppo frettolosamente dimenticato.

Ci piace chiudere questo ricordo con le parole della stessa artista: “Se ho scelto la forma femminile, è perché nel ventesimo secolo la donna è stata l’obiettivo di molto di quanto c’è di sordido e di cattivo gusto, specialmente nella fotografia. Rialzare, elevare, promuovere con rispetto senza tempo l’immagine della donna è stata la mia missione, la ragione del mio lavoro”.
Parole nobili, che si commentano da sole.

Ferdinando G. Rotolo (maggio 2011)




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