venerdì 27 aprile 2012

De Pisis e Montale. Le occasioni tra poesia e pittura

DE PISIS - Il beccaccino, 1932 - olio su tela 73 x 92 collezione privata

Mendrisio - dal 28 aprile al 26 agosto 2012
De Pisis e Montale. Le occasioni tra poesia e pittura

MUSEO D'ARTE

Piazza San Giovanni (6850)
+41 0916403350 , +41 0916403359 (fax)
museo@mendrisio.ch
www.mendrisio.ch/Museo


La mostra, a cura di Paolo Campiglio, in collaborazione con l’Associazione Filippo de Pisis e il Museo d’arte Mendrisio, presenta circa 50 opere di de Pisis, tra olii su tela e chine acquerellate, e circa 40 carte dipinte e incise di Montale, in un percorso che si sviluppa per alcune principali aree tematiche: il paesaggio mediterraneo e il rapporto con gli elementi naturali, la poetica dell’oggetto e la reificazione dell’io, il motivo degli uccelli impagliati o degli animali tragici, il ritratto come presenza evanescente, la città.
orario: ma-ve: 10.00 – 12.00/14.00 – 17.00
sa-do: 10.00 – 18.00
lunedì chiuso, tranne festivi
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: Fr 10.- ridotto Fr 8.-
vernissage: 28 aprile 2012. ore 17.00
catalogo: edito dal Museo d’arte Mendrisio, 150 pp
curatori: Paolo Campiglio
autori: Filippo De Pisis
note: Conferenza stampa: venerdì 27 aprile, ore 11.00
genere: arte moderna e contemporanea, personale



comunicato stampa
a cura di Paolo Campiglio in collaborazione con l’Associazione Filippo de Pisis
e con il Museo d’arte Mendrisio

catalogo edito dal Museo d’arte Mendrisio, 150 pp, testi di Paolo Campiglio, Simone Soldini, Luciano Caramel, Franco Contorbia e Gianni Venturi, apparati e riproduzione delle opere in mostra.

«In linea di principio non siamo tra coloro che diffidano dei pittori che scrivono o dei letterati che dipingono». Le parole di Eugenio Montale in una recensione sul “Corriere della Sera” nel 1954 per la ristampa del volume di Poesie di Filippo de Pisis (Vallecchi, 1954), rappresentano il punto di partenza per una riflessione sui rapporti tra la pittura di Filippo de Pisis e la poesia di Eugenio Montale o tra la poesia del pittore e la pittura del poeta. I due, coetanei del 1896, si conobbero nel 1920, a Genova, e da allora in poi mantennero rapporti d’amicizia, scandita negli anni da attestazioni di reciproca stima.

La mostra, a cura di Paolo Campiglio, in collaborazione con l’Associazione Filippo de Pisis e il Museo d’arte Mendrisio, presenta circa 50 opere di de Pisis, tra olii su tela e chine acquerellate, e circa 40 carte dipinte e incise di Montale, in un percorso che si sviluppa per alcune principali aree tematiche: il paesaggio mediterraneo e il rapporto con gli elementi naturali, la poetica dell’oggetto e la reificazione dell’io, il motivo degli uccelli impagliati o degli animali tragici, il ritratto come presenza evanescente, la città.

Gli anni e il clima sono quelli degli Ossi di seppia e delle Occasioni di Montale. Spunto iniziale e perno dell’esposizione è l’opera Il beccaccino (1932) di De Pisis, il quadro regalato a Montale nel 1940 per ringraziare il poeta dell’epigramma a lui dedicato nella prima edizione delle Occasioni (1939) «Alla maniera di Filippo de Pisis nell’inviargli questo libro», dono che testimonia l’affetto e la stima tra il pittore, che aveva esordito come letterato, e il poeta, che coltivava segretamente e poi pubblicamente una passione per la pittura.

Emblema di un rapporto giovanile con gli elementi naturali ferraresi sono i fogli dell’Erbario di de Pisis, provenienti dal Museo Botanico dell’Università di Padova, raccolti nel 1917 dal giovane: una selezione che illustra i precoci interessi naturalistici, poi sfociati nella pittura.

La mostra presenta anche una serie delle note nature morte marine di de Pisis, composizioni in cui conchiglie e oggetti in primo piano dialogano con ampi orizzonti, ove l’elemento aereo e rarefatto, spesso dominante, pone in rilievo il silenzio che circonda le cose, come pause del verso poetico.


Tra le nature morte in interni con gli oggetti più vari (la boccetta di inchiostro, il ventaglio, la scatola di fiammiferi) spiccano opere come Natura morta (1930), Uccelli impagliati (1947) o Il ventaglio cinese (1947), in cui oggetti, elementi grammaticali della composizione, sono proiezioni del’io.

Emblematiche dell’ultimo periodo dell’artista sono inoltre alcune opere provenienti dalla Collezione della Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, come La rosa nella bottiglia (1950) ove i soggetti ricorrenti nelle nature morte appaiono quasi “sbiancati” da una luce abbacinante.

In dialogo con le opere pittoriche di de Pisis la selezione di opere pittoriche e grafiche di Montale: dai primi paesaggi “dell’anima”, alla serie dedicata all’Upupa, fra documenti e autografi provenienti dal Fondo Montale del Centro Manoscritti dell’Università di Pavia oltre che da cari amici del poeta, ai quali regalava le sue piccole carte dipinte con – tra l’altro – resti di caffè, rossetto, dentifricio, mozziconi di sigarette….

Il grande poeta italiano cominciò a dipingere con continuità a partire dal 1945 dopo aver appreso i rudimenti dai pittori Raffaele De Grada e Guido Peyron. Dagli olii passò presto alle opere su carte di piccole dimensioni (eseguite con pastelli e “materiali di fortuna”). Definì giocosamente la sua opera pittorica, cui era molto affezionato, «una sintesi tra de Pisis e Morandi», attestato di stima per due artisti di cui possedeva, nel caso di de Pisis, più di un’opera in collezione.

Completa la mostra un esaustivo apparato documentario, arricchito da rare edizioni delle prime raccolte liriche del poeta a fianco dei libri di poesie o con illustrazioni di de Pisis.



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