Sabato 28 aprile alle ore 18,30 sarà inaugurata presso la Sala delle Conferenze del Museo d’Arte Contemporanea “Terra di lavoro” presso il chiostro dei Carmelitani a Capua la mostra dell’artista FRANCO MARROCCO. L’esposizione promossa e sostenuta dal Comune di Capua è stata realizzata in collaborazione con la galleria ArteVinciguerra e sostenuta dalla Fondazione Sartirana Arte e dal Museo-Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi. In mostra venti opere tratte dal ciclo Tracce e realizzate tra il 2009 e il 2001 che documentano le esperienze di quest’ultimo decennio, testimoniando un momento di grande attenzione dell’artista ai temi della spiritualità. In occasione della serata inaugurale la prof.ssa Iolanda Capriglione (Università di Napoli I) e la prof.ssa Gaia Salvatori (Seconda Università di Napoli) presenteranno il volume monografico, Franco Marrocco. Il corpo della pittura, di Massimo Bignardi pubblicato dalle Edizioni Nomos di Busto Arsizio: è un ampio volume monografico introdotto da un denso e documentato saggio del curatore, con un’antologia della critica con testi, tra gli altri, di Giovanni Maria Accame, Berenice, Paolo Biscottini, Roberto Borghi, Luciano Caramel, Marcello Carlino, Claudio Cerritelli, Enrico Crispolti, Andrea B. Del Guercio, Marina De Stasio, Elena Di Raddo, Ada Patrizia Fiorillo, Lorella Giudici, Flaminio Gualdoni, Giovanni Iovane, Gérard-Georges Lemaire, Pierluigi Lia, Marco Meneguzzo, Antonello Negri, Gabriele Perretta, Loredana Rea, Francesco Tedeschi, apparati biografici e bibliografici curati da Veronica Zanardi. Al centro della poetica che accende i registri della pittura di Franco Marrocco vi è una «sensazione percettiva che, di recente, ha chiamato in causa direttamente la dimensione intima e spirituale. Sensazione – è quanto evidenzia Massimo Bignardi nel saggio – che accompagna e connota la quotidiana pratica della pittura, mettendo in essere una varietà luminosa del colore che s’impone ai nostri occhi in modo puramente istintivo. Questo è quanto si può riscontrare, oramai da un decennio, nelle grandi tele che l’artista realizza nello studio di Saronno, dalle quali appare evidente il tendere verso una maggiore definizione degli elementi del colore e del segno, proposti come processi in atto, ovvero quali ‘sensazioni immaginarie’ capaci di far transitare nel corpo terreno della superficie pittorica, il pensiero, tale da far si che esso si sveli ai nostri occhi nella sua entità, nella sua vita. È uno spostamento che se per gli aspetti dell’esercizio figurativo può apparire chiaro, diversamente sarà per le esperienze astratte e in particolare per quelle che si richiamano ad una astrazione lirica entro il cui ambito si pone la vicenda di Marrocco. Inclinazione che, se affidata alla induzione persuasiva dell’immagine, potrebbe farci scivolare verso i territori dello ‘spirituale’, con il rischio di disconoscere l’esistenza della pittura nella sua dimensione terrena di liberazione, cioè, rinuncia delle convenzioni e apertura dello sguardo interiore al proprio
tempo».
Marrocco nelle opere recenti, come testimoniano le grandi tele proposte in mostra, «condensa nell’impasto della sua pittura – rileva ancora Bignardi – un’esperienza che lo accosta per sfiorare, appena, la realtà delle cose, degli oggetti e si fa, per prima sotto gli occhi dello stesso artista, eccellenza del pensiero». Concludendo che sono lavori che traducono «nuove sollecitazioni emotive, incontri casuali originati da segni, da colori o, semplicemente, da luminosità cosmiche, com’è per Dialogo, appena avvertibili sulla nostra retina. Di contro […]v’è lo scivolare nel corpo di un magma terreno incandescente, infuocato da continue lingue di rosso e di nero che l’artista controlla attraverso una tecnica, di memoria rothkiana che insiste sulla trasparenza di un colore diluito nell’infinita scala dei toni, tale da acquisire la forza di una vibrante spazialità. Sono due traiettorie immaginative che animano il presente della pittura di Franco Marrocco suggerendone l’unità del tempo, come diceva Borges, dell’È, del Fu, del Sarà, traducendo il timore e la speranza che sono, aggiunge lo scrittore argentino, “due volti del dubbio futuro”».
FRANCO MARROCCO è nato a Rocca D’Evandro (CE), il 7 dicembre 1956 è Docente di prima fascia di Pittura all’ Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove è Preside del Dipartimento di Arti Visive. Negli anni della formazione, presso l’Accademia di Belle Arti, rivolge la propria ricerca espressiva allo studio della pittura ponendo attenzione alla tradizione realistica, riprendendo temi che poi documenterà nella prima mostra personale tenuta a Cassino, nel 1978. Nel 1986 è invitato alla XI Quadriennale di Roma, ove espone il trittico Sul mio cielo volano anche gli angeli (1986), che testimonia un uso espressivo unito ad una gestualità che dialoga con la strutturazione schematica dell’immagine. Della seconda metà del decennio è la personale allestita alla Chambre de Commerce Italienne pour la France di Parigi nel 1989 e la partecipazione a rassegne, tra queste, nel 1986, al XXXV Premio San Fedele organizzato presso il Centro Culturale San Fedele, Milano. La tendenza verso l’astrazione introduce una pittura dai toni lirici in cui il colore diluisce la rappresentazione e la costrizione del racconto, per accogliere gli inquieti registri dell’emozione. Gli anni Novanta vengono inaugurati dalla personale allo OCDE, Parigi alla quale segue quella tenuta a Palazzo dei Priori, Perugia, nel 1991 e la presenza alla mostra “The Modernity of Lyrism”, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura presso la Gummensons Kontgallery di Stoccolma nel 1991 e poi al Joensouu’s Art Museum in Finlandia. Nelle opere esposte in quest’ultima occasione la pittura di Franco Marrocco, dalla narrazione figurativa muove verso evocazioni emotive, ove il colore si dispone in un dialogo frontale con la memoria e i sensi. La seconda metà degli anni Novanta vede l’artista rapportarsi in modo nuovo al supporto che viene ora velato attraverso la sovrapposizione di trasparenze cromatiche: a questa traccia operativa si rapportano le opere esposte nelle personale tenuta presso il Palais d’Europe, Strasburgo (1994); Sala Polivalente del Parlamento Europeo, Bruxelles, (1998); Museo Butti, Viggiù, (1998); Palazzetto dell’arte, Foggia, (1998); Chiostro di Voltorre, Varese, (1999), nonché in occasione della XIII Quadriennale di Roma. Del 1997 sono gli inviti alla mostra “Artinceramica”, Palazzo Reale di Napoli trasferita poi, nel 1998, al Medelhavsmuseet di Stoccolma e al “49° Premio Michetti”, Francavilla al Mare, Pescara. Tra le principali esposizioni personali di questi anni si segnalano quella ospitata a Villa Rufolo a Ravello e poi alla Reggia di Caserta, (2000); Contemporanea Como 5, (2000); Galleria Romberg, Latina, (2003); Galleria Il Chiostro, Saronno, (2004); Museo Archeologico, Biblioteca Comunale, Palazzo Comunale di Cassino FR, (2005); Villa Comunale Frosinone, (2005); Museo Civico, Sora, (2006); Galleria Memoli Artecontemporanea di Matera, Potenza e Busto Arsizio, (2008); Istituto italiano di Cultura, Vienna, (2009); Castello di Vigoleno (2009); Abbazia di Fossanova, (2009); Oratorio di Santa Cita, Palermo, (2009); Complesso Abbaziale di san Sisto e Palazzo Vescovile, Piacenza, (2009); Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Milano, (2010); Chiesa di san Cristoforo, Milano, (2010); Museo della Scrittura Manuzio, Bassiano LT, (2010). Museo Diocesano, Milano (2011). In questi stessi anni è invitato a diverse mostre collettive e rassegne, tra queste “La pittura come metafora dell’essere” ospitata dall’Istituto Italiano di Cultura, Stoccarda 2005; al 56° e 60° Premio Michetti, Francavilla a Mare; “Il Gioco del Tessile”, Royal Museum, Pechino e Ve Pat Nedim Tor Muzesi, Istanbul (2007); “In contrattempo - la pittura malgrado tutto”, Galleria d’Arte Moderna, Cento; “Un mare d’arte – mediterraneo specchio del cielo”, Palazzo Sant’Elia, Palermo 2007; “Segni del Novecento. Disegni italiani dal secondo futurismo agli anni novanta”, Museo dell’Alto Tavoliere, San Severo di Foggia (2010); 54ª Biennale di Venezia (2011); “Carte contemporanee. Esperienze del disegno italiano dal 1943 agli anni novanta”, Museo-Frac, Baronissi (2011). Nello stesso anno ha tenuto una personale al Museo Diocesano di Milano, al castello di Sartirana Lomellina, mentre del 2012 è quella al Museo-Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi.
ORARIO DI APERTURA:
MAC MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA “TERRA DI LAVORO” Chiostro dei carmelitani, via Asilo Infantile, 1 – Capua (CE)
martedì - sabato ore 9.00/12.00 e 16.00/19.00
(Infoline: 0823 961030 cell. 333 7161004 / 339 4104644)
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