Fondi (LT) - dal 10 al 30 giugno 2012
Andrea Tudini - Transiti
BASEMENT PROJECT ROOM
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Via Tommaso D'Aquino 26 (04022) |
+393292753063 |
basementprojectroom@gmail.com |
basementprojectroom.blogspot.com |
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Sulla scia di una fantasia proustiana perduta e ritrovata, si dispongono i transiti, i non luoghi, le attese e la pittura di Andrea Tudini. Veloce, dinamica, vibrante.
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orario: da martedì a sabato ore 11-13 e 17-20 anche su ppuntamento (possono variare, verificare sempre via telefono) |
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biglietti: free admittance |
vernissage: 10 giugno 2012. ore 18.30 |
autori: Andrea Tudini |
genere: arte moderna e contemporanea, giovane arte, personale
comunicato stampa |
| TRANSITI mostra personale di Andrea Tudini a cura di Alessandro Di Gregorio
inaugurazione domenica 10 giugno 2012 h 18.30 dal 10.6 al 30.06.2012
BASEMENT PROJECT ROOM via Tommaso d’Aquino, 26 04022 Fondi (LT) T +39 3292753063 /// basementprojectroom@gmail.com www.basementprojectroom.blogspot.com /// www.andreatudini.it
Orari: dal martedì al sabato 11.00-13.00 / 17.00-20.00 anche su appuntamento
Nei non luoghi non si abita, si transita. Marc Augé Il mondo rimpicciolisce. “Schnell” in tedesco vuol dire veloce, ma la velocità si concentra nelle stazioni: nella fretta con cui si sale e si scende, nel risucchio delle masse a ritmi da film muto. La stazione è un non luogo: nessun marciapiede per dirsi addio, nessuna banchina su cui ti senti arrivato, nessun cartello con la scritta “Benvenuti”. Il mondo che gravita attorno a quella stazione è diventato un cronometro implacabile: lì il tabellone delle partenze non finisce mai, immaginando un campo sterminato di ferraglia ed elettricità e tutt’intorno un meccanismo ad orologeria dove i ritardi non sono contemplati. I treni ingoiano fiumi viaggiatori, attraverso le vetrate della sala d’attesa tuonano l’imam degli afghani e si vedono agitarsi nelle cabine telefoniche i fez marocchini e i fazzoletti grigi di donne mediorientali. Fuori c’è la coda ed il costo delle telefonate aumenta con la miseria dei paesi. Il luogo diventa il non-luogo perché area di transito, di massima mobilità, luogo di non-appartenenza, di non residenza e, per così dire, di pura funzionalità. Il presente diventa l’unico tempo possibile e la presenza diventa l’unico luogo: la storia, intesa come decorso o progressione cronologica, diventa la dislocazione da un momento all’altro del presente, da un luogo all’altro della presenza, come transito. Sulla scia di una fantasia proustiana perduta e ritrovata, quel cronometro implacabile diventa il tempo dell’attesa e della speranza, ma anche il tempo della malinconia, della nostalgia e della pittura stessa, mutando in puro interrogativo nell’orizzonte di alcune emozioni, senza le quali non sarebbe nemmeno possibile intravedere il cammino frastagliato della vita. Lo scorrere del tempo che si dà come storia e non come cronologia fa sì che muti la sua natura in attesa come matrice delle attese in cui siamo profondamente immersi nel corso della vita e che riemerge dagli occhi e dagli sguardi poiché attendere è aspettare e aspettare è guardare. Non possiamo non attendere. Non possiamo non sperare.
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