venerdì 6 aprile 2012

Ilaria Forlini - Transfert

Daverio (VA) - dal 6 aprile al 6 maggio 2012
Ilaria Forlini - Transfert

UNDERGALLERY

Piazza Monte Grappa 6 (21020)
+39 3482202587
undergallery@libero.it


La ricerca di Ilaria Forlini si è concentrata da diversi anni sul supporto metallico e la ruggine, elemento dal carattere imprevedibile,che è diventata una compagnia di 'viaggio' che si contrappone e si unisce al colore, si ribella e si fa addomesticare sul supporto.
orario: sabato e domenica 17-19
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 6 aprile 2012. 18.00-19.00
curatori: Mario Manduzio
autori: Ilaria Forlini
genere: arte contemporanea, giovane arte, personale


comunicato stampa
Visitando la mostra “ Transfert”, di Ilaria Forlini, avremo l’opportunità di vedere i lavori di una giovane artista che si cimenta con una dimensione fattiva, manuale, materiale, tratto distintivo a mio avviso fondamentale per chi voglia creare arte, e, nello stesso tempo potremo addentrarci in un vasto “corpus” contenutistico, da un punto di vista concettuale , che sottende le opere presenti nella esposizione.
Come una paziente alchimista la Forlini nel suo operare artistico, sperimenta diversi materiali sui quali lavorare. Nelle sue sperimentazioni, utilizzando come base il ferro, ne rimane affascinata, per le caratteristiche di mutevolezza ed instabilità che esso presenta.
Proprio il ferro, un tipo di materiale al quale noi associamo durezza, freddezza , staticità, anelasticità e rigore, diviene nelle creazioni di Ilaria, vivo, mutevole, cangiante, dal momento che ella ne gestisce le trasformazioni “rugginose” che esso assume, operando una sorta di previsione/ predizione sulle possibilità di trasformazione che sulla lastra di ,metallo si verificheranno.
A tutto ciò l’artista aggiunge un dosaggio sapiente dei colori per poter ottenere effetti diversi nella stratificazione…abbiamo così una serie di dipinti che si possono prestare a diverse opzioni di lettura all’occhio del visitatore. Qualcuno vedrà, negli strati azzurro- verde mare, il ritirarsi dell’acqua marina sul bagnasciuga, che lascia spazio alla ruggine-sabbia…qualcuno vedrà il ghiaccio, che , a temperature polari, aggredisce e modifica , arrugginendola, la lastra metallica, qualcuno potrà scorgere analogie con mappe geografiche, riprese di porzioni del globo terrestre da un satellite…tanti , nella tripartizione, potranno osservare mare - orizzonte - profondità, che travalicano l’appiattimento e la banalità.
L’artista è, in queste opere, il paradigma dell’uomo che, può scegliere di dare una traccia alla sua vita, ma non può sapere esattamente le “variabili” che in essa interverranno, pur cercando di essere previdente.
Per Ilaria, il titolo della mostra “Transfert” è molto sentito in quanto per lei , l’operare con la materia ha una valenza “terapeutica”, in quanto i conflitti e le dicotomie interiori, possono essere “sanati” in questo modo, permettendo alla dimensione materiale ed a quella spirituale di fondersi e compenetrarsi armonicamente.
Nei paragrafi precedenti ho paragonato la Forlini ad una alchimista ed inserendola nel contesto del transfert di junghiana memoria, ho detto e non a caso, che ella opera CON la materia e NON sulla materia.
Secondo Heidegger infatti la tradizione del pensiero occidentale, da Platone a Nietzsche, rimane intrappolata nel dualismo corpo-anima, materia-spirito.
In questo dualismo, tipico della civiltà occidentale, molto spesso la materia viene inoltre “declassata” come “inerte”. La materia viene sempre vista come qualcosa che l’uomo ha a disposizione , da sfruttare e da manipolare.
Al contrario, la tradizione alchemica, offriva una gamma di diverse modalità relazionali col mondo sensibile. Da Newton in poi l’alchimia viene messa in secondo ordine rispetto alla chimica ..
Ma per i chimici la oggettività della materia è inerzia incosciente, per gli alchimisti è invece sostanzialità intrinseca.
L’alchimia ricongiunge la dicotomia tra soggetto e oggetto, osservatore e fenomeno; in essa si può ritrovare la “coincidentia oppositorum”.
Ilaria, con i suoi lavori, seguendo un percorso che da Zosimo di Panopoli e il suo testo di trasformazione dei metalli, ci porta sino a Jung, cerca di realizzare una “coniunctio alchemica”
L’artista vede la trasformazione del metallo nello stesso modo in cui l’alchimia la vede ; compenetrazione tra diversi opposti e passaggio da uno stato all’ altro in un continuo e incessante eracliteo “panta rei”, in cui nulla si crea , nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Come Jung, Ilaria si riallaccia inoltre al principio Taoista di circolazione di energia vitale e dalle sue opere si evince appieno la sua capacità sinergica di operare con una materia che ella avverte come viva e che tale vitalità riesce a far emergere pienamente nel suo creare artistico.


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