venerdì 15 marzo 2013

Piergiorgio Zangara - Dialogo con lo spazio

Piergiorgio Zangara, Opera Madi 216, 2012, plexiglas e legno, cm 70x43x13

Bergamo - dal 16 marzo all'otto maggio 2013
Piergiorgio Zangara - Dialogo con lo spazio

GALLERIA MARELIA
Via Guglielmo D'Alzano 2b (24122)
+39 3478206829
info@galleriamarelia.it
www.galleriamarelia.it



Piergiorgio Zangara (Palermo, 1943) è tra i membri del Movimento Madi Italia, raggruppamento nazionale italiano dell’omonimo movimento internazionale fondato da Carmelo Arden Quin nel lontano 1946 a Buenos Aires.
orario: da lunedì a venerdì 14.00 - 20.00 e sabato 15.30 - 20.00. Altri orari su appuntamento.
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 16 marzo 2013. h 18.30
catalogo: in galleria. a cura di Paola Silvia Ubiali e Matteo Galbiati
curatori: Matteo Galbiati
autori: Piergiorgio Zangara
note: Sponsor tecnico: Azienda Agricola Savoldi, Scanzorosciate, Bergamo
genere: arte contemporanea, personale
comunicato stampa 
Dopo le prime esperienze figurative la sua pittura si orienta sempre più verso forme geometriche ed essenziali che, con l’avvenuto trasferimento a Milano e la frequentazione della galleria Arte Struktura, nel nuovo contesto culturale, si lega a regole logiche e costruttive. L’apertura delle figure con tagli diagonali e con linee curve gli dà modo di trovare nuove dimensioni nel triangolo, nel rombo e nel cerchio. Con l’ormai impellente bisogno di liberare le immagini nello spazio, le figure geometriche tridimensionali trovano un’ulteriore possibilità di spingersi in alto e in basso, in linea retta e in diagonale, di coniugarsi in avanti e indietro su piani paralleli ed inclinati: un’opera dunque che si appropria dello spazio e ne diviene parte integrante, con l’evidente aspirazione alla realizzazione dell’opera ”totale”. I nuovi materiali utilizzati, come il plexiglas, l’alluminio e la plastica, gli consentono di approfondire esperienze luministiche e cinetiche con trasparenze, rifrazioni e con proiezioni di immagini virtuali.

DAL TESTO DI MATTEO GALBIATI IN CATALOGO

Il luogo dell’accadere dell’opera di Zangara entra nella scelta che lo sguardo fa sul taglio delle sue forme. La luce ne rivela ortogonalità inedite e verificabili solo con quei parametri e con quelle condizioni del suo esserci. Il dialogo tra opera e luogo si fa serrato, come detto, con l’intervento della luce, che genera una vivificante proiezione di ombre e allarga l’opera stessa ad un doppio sulla parete. L’opera è agente moltiplicatore di sé nello spazio attraverso il rapporto con le sollecitazioni esterne. Il riverbero effimero di alcune componenti dell’opera, costringono quindi lo sguardo proprio ad accordare la percezione non solo sul dato reale e tangibile, ma a comprendere anche una circostanzialità che regge il momento. La creazione di un altro effimero fa disciogliere ogni lavoro di Zangara nell'ambiente, del quale cattura e coinvolge le dinamiche occulte, caricandosi di nuovo senso.
L’opera vivifica uno spazio e pure un tempo determinato: l’idea che avanza è che questa circostanza possa essere modifica ed estesa ad altre possibilità. Infatti, una componente prioritaria per la loro ultima definizione è intuire che Zangara lascia spazi di apertura che svincolano l’opera da un’identità precisa e predeterminata. Chi possiede l’opera, capito questo passaggio nodale, può liberamente interpretarla nel suo vivere lo spazio. L’artista infatti contempla che le sue creazioni possano essere disposte sulla parete in posizioni e con orientamenti diversi, liberamente scelti da chi la possiede. In taluni opere arriva anche a conseguire una separazione degli elementi che, fratturando l’unitarietà del singolo, generano frammenti indipendenti.
L’autonomia del pensiero di chi poi la possiede entra anche come scelta fisica di intervento sull’opera, oltre che come percezione intuitiva di chi l’osserva, evidente estensione delle emozioni che hanno libero accesso in un’astrazione che prevede sempre inedite aperture e conquiste. […]

La ricerca di Zangara sviluppa con coerenza un percorso che lascia sviluppare l’opera nella direzione di un’indipendenza che le è propria e di cui l’artista è solo il garante. Si comprende quindi come i principi canonici di ciò che l’opera Madi non deve essere – non deve rappresentare, né esprimere, né significare – non sono per lui limiti stretti ma, tutto al contrario, grandi possibilità di libertà. Salvaguardano la sua visione di artista da rimandi simbolici, da raffigurazioni preconfezionate, da riferimenti concreti. Il Madi ha permesso a Zangara di legare l’opera alla complessità degli accadimenti dello spazio e di svincolarla da una riduttiva ed imprigionante bidimensionalità. Zangara si è da tempo avviato con sicurezza all’esplorazione di un’arte come fenomeno visivo, reale e concreto, vivo nell’astrazione pura suggerita dal Madi e opera dopo opera lascia crescere sempre il proprio esito.



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