Tornano per la prima volta insieme le opere degli artisti italiani della seconda metà dell'Ottocento, che lavorarono per la famosa Galleria Goupil di Parigi. Una Galleria che annoverava tra le sue fila pittori di diversa provenienza e formazione, francesi, italiani, spagnoli, ungheresi, una scuderia di artisti che, uniti da un comune progetto e sentimento, dipinsero scene di vita quotidiana e di genere, ambientate in eleganti interni o in ombrosi giardini, scene in costume, pompeiano o settecentesco, vedute urbane e paesaggi animati. Opere che divennero immediatamente popolari e apprezzate da critici e mercanti, creando e alimentando un gusto collezionistico di respiro europeo e internazionale, i cui effetti proseguiranno ben oltre gli inizi del Novecento. Grazie allo studio degli inventari e dei documenti conservati nel Museo Goupil di Bordeaux e al Getty Research Institute di Los Angeles, la mostra ricostruisce l'esatta consistenza delle opere dei circa cento artisti italiani che lavorarono per la Galleria, soffermandosi anche sul contesto storico, artistico e sociale che permise il formarsi di questo nuovo gusto borghese. Negli anni Settanta e Ottanta dell'Ottocento, Goupil cavalcò con spregiudicata capacità la nascita del nuovo gusto borghese per il collezionismo d'arte. I nuovi ceti si avvicinavano alla pittura ricercando opere di grande qualità pittorica ed effetto e gli italiani erano proprio gli artisti che meglio rispondevano a queste esigenze. Con opere di piccolo formato, di grande impatto, piacevoli e di facile comprensione, che immediatamente divennero un modello da imitare. Ogni casa francese ed europea doveva godere di un'opera d'arte, si trattasse di un dipinto originale o di una riproduzione fotografica o a stampa. Questo il programma perseguito da Goupil che acquistava un'opera, la riproduceva con le più diverse tecniche e la diffondeva ovunque, rendendola popolare nel mondo. Quella proposta a Palazzo Roverella è una mostra come non si è mai vista. Nel senso letterale del termine, poiché propone una serie di opere che nessuno, se non i diretti proprietari, ha mai avuto modo di ammirare da molto, molto tempo. Opere ritrovate in collezioni spesso lontanissime dall'Italia, inseguite dal curatore della mostra nei loro infiniti passaggi di mano, dal momento del loro acquisto presso la Galleria Goupil ad oggi. Basti dire, ad esempio, dello Sposalizio in Basilicata di Giacomo Di Chirico, ritrovato in Messico e qui esposto per la prima volta al pubblico dopo 136 anni. O Rhea di Raffaello Sorbi o Confidences di Giovanni Boldini, opere mai prima esposte. Molti dei dipinti hanno ancora sul retro timbri e targhette originali della Galleria, e le opere saranno in continuo dialogo e confronto con le incisioni da esse tratte di proprietà del Musée Goupil di Bordeaux. Goupil interveniva sulle opere già dalla loro creazione, imponendo agli artisti di fare delle modifiche e talvolta pure di cambiarne il titolo. Emblematico è il caso di una bellissima tela di Edoardo Tofano, Enfin.seuls!, che rappresenta una coppia che si abbraccia dopo che tutti gli invitati al matrimonio se ne sono andati. Per evitare il sapore malinconico di festa finita, Goupil ribatezzò l'opera Enfin. seuls! ad indicare l'attesa e la gioia dei novelli sposi nel trovarsi finalmente soli. E anche grazie a questo, il dipinto, riprodotto con le più svariate tecniche, divenne uno dei più famosi dell'epoca. E ancora la meravigliosa tela La figlia di Jairo capolavoro di Domenico Morelli, esposta l'ultima volta a Parigi nel 1935. È anche una mostra piena di sorprese come il grande dipinto del maestro dell'orientalismo Alberto Pasini che Goupil espose al Salon parigino del 1873 che è stato diviso, in tempi antichissimi, in tre quadri, venduti ad altrettanti acquirenti. Il percorso espositivo della mostra si apre con Giuseppe De Nittis, che visita Parigi per la prima volta nel 1867, assumendo presto il ruolo di caposcuola e apripista per altri artisti italiani. Di lui la mostra propone una serie di grandi capolavori dipinti per Goupil, quali La descente du Vésuve e La route de Naples à Brindisi del Museo di Indianapolis. Anche Giovanni Boldini realizza per la Maison alcuni straordinari capolavori quali, solo per citare alcuni dei dipinti esposti, Grande route à Combs la Ville del Philadelphia Museum of Art, Promenade solitaire, Indolence e Suonatrice di lira, di collezioni private americane, e alcuni ritratti di grande formato: su tutti Martha Regnier, che verrà esposto insieme alla fotoincisione che ne trasse Goupil. I pittori italiani ricordati nei registri della Maison Goupil sono circa cento e la mostra li documenta attraverso le opere da loro realizzate per la galleria parigina, per la prima volta qui organicamente riunite. Nel 1872 Francesco Paolo Michetti partecipa al Salon con due opere e la Maison Goupil acquista i suoi dipinti riproducendoli poi in incisioni. Molto apprezzate, specie dal collezionismo americano, sono inoltre le scene di interni pompeiani di Raffaello Sorbi. O ancora Antonio Mancini, che realizza per Goupil alcuni dei suoi massimi capolavori, concessi alla mostra di Rovigo da musei americani ed europei. Numerosi infine sono gli artisti napoletani e meridionali che trovano la via del successo a Parigi: Alceste Campriani, Federico Rossano e, su tutti, Domenico Morelli.
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