EMILIO VEDOVA La vitalità dell’espressione a cura di Francesco Poli
La Mazzoleni Galleria d’Arte presenta nelle proprie sale espositive di Palazzo Panizza a Torino una mostra dedicata all’artista veneziano Emilio Vedova (1919-2006), originale e indiscusso protagonista italiano delle tendenze dell’Arte Informale europea.
Esponente della vita artistica italiana nella seconda metà del ‘900, Vedova fa parte di quella generazione che desidera colmare le lacune culturali scaturite dal Ventennio con un’attività artistica impegnata, fautrice di un profondo rinnovamento che passa attraverso la partecipazione attiva alla vita politica e civile. Nel 1946 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti, fucina delle poetiche del segno e dell’informale in cui si mescolano realismo e astrazione. In questo breve periodo, che durerà fino al 1948, Vedova esprime la propria visione soggettiva della realtà attraverso composizioni meccanoforme (Il mondo sulle punte, 1946-1951; Il Toro aveva il cuore in alto, 1947-51; Caffè alle Zattere, 1948) che tentano di accordare il neofuturismo con la sua esperienza espressionista di Corrente degli anni Trenta. Lo spazio della tela è una dimensione da conquistare, di riflessione esistenziale, psicologico e drammatico, ma anche di testimonianza culturale e politica. Nel breve periodo caratterizzato dall’adesione al Gruppo degli Otto, in occasione della Biennale di Venezia del 1952, Vedova rinuncia al formalismo neofuturista e dà libero sfogo ai suoi gesti pittorici, pennellate di colore che creano dinamiche articolazioni spaziali, che non rinunciano mai ad essere un atto di denuncia politica e di riscatto culturale ed un invito ad una partecipazione attiva nella società del fruitore (ad esempio il Ciclo della Protesta ’53 o il Ciclo della Natura ’53). Questo atteggiamento è sempre rimasto costante nel tempo, dalla prima fase a quelle successive, caratterizzate da una gestualità esplosiva: “Alla fine del 1950 passo da una crisi, mi ribello contro tutta la geometria, il rigore dominante dei miei quadri e cerco di far vibrare il mio lavoro in una maggiore spontaneità; ora non mi preoccuperò più di tagliare profili netti, angolature esatte di luce e ombra, ma scaturirà dal mio intimo direttamente luce e ombra, preoccupato unicamente di trasmettere l’immagine senza nessun revisionismo aprioristico” (E. Vedova, Pagine di Diario, Milano, 1960, p. 51). L’esposizione propone diversi oli su tela di medie dimensioni (Senza titolo, 1959, 65 x 45 cm; Senza titolo, 1959, 65 x 50 cm; Senza titolo, 1959, 81 x 65 cm) , che attestano molto bene lo sviluppo della ricerca dell’artista tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta (Senza titolo, 1963, 40 x 50 cm), un periodo di ricerche e sperimentazioni: dai primi studi per i Plurimi, fino a giungere al ciclo degli Absurdes Berliner Tagebuch ’64. Infine, a documentare la crescita della ricerca dell’artista sono presenti due opere del 1986 Oltre e Tondo non dove ‘86 – 2, in cui perimetro del cerchio e la superficie, fatta di accesi contrasti tra il bianco e il nero e violente pennellate di rosso, evocano l’instabilità spaziotemporale della vita umana.
In occasione dell’esposizione sarà realizzato un catalogo con la riproduzione a colori di tutte le opere esposte e saggio critico del Prof. Francesco Poli.
Note Biografiche
Nato a Venezia da una famiglia di artigiani-operai inizia a lavorare intensamente da autodidatta fin dagli anni trenta mostrando una spiccata inclinazione per il disegno, realizzando una serie di vedute architettoniche della sua città. Giovanissimo, nel 1942, aderisce al movimento antinovecentista “Corrente”. Antifascista convinto, nonostante il suo interesse per il Futurismo, prende parte alla Resistenza tra il 1944 e il 1945 e nel 1946, a Milano, è tra i firmatari del manifesto “Oltre Guernica”. Nello stesso anno a Venezia è tra i fondatori della “Nuova Secessione Italiana” poi “Fronte Nuovo delle Arti”, movimenti che assegnano all’arte una marcata valenza sociale. Nel 1948 partecipa alla sua prima Biennale di Venezia, manifestazione che lo vedrà spesso protagonista: nel 1952 gli viene dedicata una sala personale, nel 1960 riceve il Gran Premio per la pittura, fino al prestigioso riconoscimento, nel 1997, del Leone d’Oro alla carriera. All’inizio degli anni cinquanta abbraccia l’Informale, la pittura segno-gesto-materia e l’espressionismo astratto, realizzando i suoi celebri cicli di opere: “Scontro di situazioni”, “Ciclo della Protesta”, “Cicli della Natura”. Nel 1954, alla II Biennale di San Paolo, vince un premio che gli permetterà di trascorrere tre mesi in Brasile la cui estrema e difficile realtà lo colpirà profondamente. Nel 1961 realizza al Teatro La Fenice le scenografie e i costumi per “Intolleranza ‘‘60” di Luigi Nono con il quale collaborerà anche nel 1984 al “Prometeo”. Dal 1961 lavora ai “Plurimi”, opere polimateriche che, appoggiate a supporti vaganti, invadono lo spazio ed il pavimento. Prima crea quelli veneziani poi quelli berlinesi realizzati a Berlino tra il 1963 e il 1964 tra cui i sette dell’ “ Absurdes Berliner Tagebuch ‘‘64” presenti alla Documenta di Kassel nel 1964 dove ha esposto anche nel 1955 nel 1959 e poi nel 1982. Dal 1965 al 1967 lavora allo “Spazio/Plurimo/Luce” per l’EXPO di Montreal. Intensa attività didattica nelle Università americane e poi alla Sommerakademie di Salisburgo e all’Accademia di Venezia. La sua carriera artistica è caratterizzata da una costante volontà di ricerca e forza innovatrice. Negli anni settanta realizza i “Plurimi Binari” dei cicli “Lacerazione” e i “Carnevali” e negli anni ottanta i grandi cicli di “teleri” fino ai “Dischi”, “Tondi”, “Oltre” e “…in continuum…”. Riceve numerosi e prestigiosi premi e riconoscimenti. Tra le ultime mostre personali di rilievo la grande antologica al Castello di Rivoli nel 1998 e, dopo la sua scomparsa avvenuta il 25 ottobre 2006, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e alla Berlinische Galerie di Berlino. Oggi a ricordo della intesa produzione del Maestro opera a Venezia la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova.
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