venerdì 23 novembre 2012

Vincenzo Balsamo - Riscrivere la Natura

Vincenzo Balsamo, Viaggio nella Luce, 1985, Tempera su cartoncino, cm 50,5 x 37,5

Lucca - dal 24 novembre 2012 al 3 febbraio 2013
Vincenzo Balsamo - Riscrivere la Natura

LU.C.C.A. - LUCCA CENTER OF CONTEMPORARY ART
Via Della Fratta 36 (55100)
+39 0583571712 , +39 0583950499 (fax)
info@luccamuseum.com
www.luccamuseum.com


Dal 25 novembre 2012 al 3 febbraio 2013 si terrà al Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, prestigioso centro per l’arte contemporanea in pieno centro storico a Lucca, la mostra “Vincenzo Balsamo. Riscrivere la Natura”, a cura di Maurizio Vanni, organizzata in collaborazione con l'Archivio Generale Vincenzo Balsamo. Esposte 60 opere su carta, realizzate a partire dagli anni Settanta e in gran parte inedite, che proporranno un percorso attraverso l’arte di un grande artista contemporaneo.
orario: Dal martedì alla domenica 10 - 19
Lunedì chiuso
Il museo resterà chiuso il 25/26 dicembre e il 1° gennaio
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: intero 7 euro; ridotto 5 euro
vernissage: 24 novembre 2012. ore 17
editoreSILVANA EDITORIALE
ufficio stampaSPAINI & PARTNERS
curatori: Maurizio Vanni
autori: Vincenzo Balsamo
note: Conferenza stampa: 24 novembre ore 12
genere: arte contemporanea, personale


comunicato stampa 
Dal 25 novembre 2012 al 3 febbraio 2013 si terrà al Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, prestigioso centro per l’arte contemporanea in pieno centro storico a Lucca, la mostra “Vincenzo Balsamo. Riscrivere la Natura”, a cura di Maurizio Vanni, organizzata in collaborazione con l'Archivio Generale Vincenzo Balsamo. Esposte 60 opere su carta, realizzate a partire dagli anni Settanta e in gran parte inedite, che proporranno un percorso attraverso l’arte di un grande artista contemporaneo.

Vincenzo Balsamo è un’artista che adora sperimentare, che non si accontenta di ripetere all’infinito stilemi segnici efficaci e funzionali, che non trova piacevole la decorazione fine a se stessa, bensì cerca di indagare la natura, e di conseguenza i propri stati d’animo, con modalità sempre differenti, seppur coerenti con la scelta espressiva che ha da sempre contraddistinto il suo fare arte. Da una parte la natura, il dato fenomenico, la realtà delle cose tangibili che scandiscono la nostra vita quotidiana, dall’altra il desiderio di interpretare, radiografare, suggerire, alterare e deflagrare ogni elemento di partenza che, il più delle volte, perde la propria identità per trovarne un’altra, più vera e profonda, ma lontana dagli elementi visivi che hanno contraddistinto la sua genesi.
Quella di Balsamo è un’arte che non mira a intrappolare le forme, bensì a scomporle per farle rivivere, per lasciarle respirare, per permettere loro di muoversi e aprirsi alle energie dell’universo. Il più delle volte, delle sollecitazioni iniziali non rimane che l’ombra del loro passaggio, l’impronta di qualcosa che, fin da subito, è stata studiata nella propria essenza. L’artista si sottrae alla rappresentazione dell’uomo e della natura, ma suggerisce, in modo talvolta ossessivo, percorsi segnici e cromatici che evocano tracce memoriali e ideali, che si riferiscono a qualcosa che ogni spettatore può ritrovare dentro di sé.

Sin dai suoi primi lavori, infatti, l’artista è più attratto dalle energie dei paesaggi che ritrae, che non dal loro impatto estetico. Negli anni Settanta studia dualismi tra finito e infinito, tra forma e spazio, fra segno e colore: ne scaturiscono composizioni permeate da luci fortemente artificiose che evidenziano la meta-fisicità di tutte le cose. L’intento è di percepire il respiro della natura e non quello di darne una parvenza di senso compiuto. I dipinti degli anni Ottanta manifestano il massimo grado di libertà, di apertura mentale, di ricerca interiore e di un’ulteriore indagine formale attraverso l’utilizzo di nuovi supporti e inediti strumenti espressivi. Dalla seconda metà degli anni Novanta, Balsamo giunge al concetto definitivo che la natura sia di per sé un mistero impenetrabile e ciò che percepiamo di essa non corrisponde alla verità. Le composizioni degli anni Duemila si presentano come una trama fitta di tratti e di segni che formano parvenze di volumi in lento e costante movimento. Riguardando più volte lo stesso lavoro, abbiamo sempre l’impressione che qualcosa sia cambiato. Le linee, che prendono consistenza attraverso la luce, creano delle forme intrecciate e sovrapposte.


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